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lunedì 24 agosto 2009

Oriazi e Curiazi

Il Pd verso il congresso.
Speciale, [15].
Oggi su l'Unità.it un intervista a Piero Fassino raccolta da Maria Zegarelli.
Fassino: "Partito forte? Bersani non ha l'esclusiva..."
Rassegna stampa.

"Vorrei che il dibattito politico di queste settimane fugasse l’equivoco secondo cui l’unico modo per fare un partito forte e radicato è che il segretario sia Bersani. Ho diretto per 7 anni un partito che era al collasso, l’ho ricostruito, con me alla guida ha vinto tutte le elezioni, l’ho traghettato nel Pd. Se oggi sostengo Franceschini è chiaro che è proprio perché ho a cuore un partito vero".
Piero Fassino, festa pre-congressuale, lei come se l’aspetta il dibattito?
«Genova è la più importante di 3500 feste in tutto il Paese, che è il più grande momento di contatto dell’opinione pubblica italiana con la politica. E quest’anno assumono un significato particolare perché interagiscono con il congresso. I grandi temi sia delle feste che del congresso sono due: la crisi del paese e le proposte del Pd per affrontarla, partendo dalla consapevolezza che il governo è inadeguato a mettere in campo le strategie necessarie. Il nostro compito è anche di indicare una strada. Il congresso serve a questo».
Non c’è il rischio che invece il Pd appaia al paese come un partito chiuso in un dibattito interno?
«Noi parliamo di politica e dei problemi reali del Paese, non è colpa dei dirigenti Pd se i media danno una rappresentazione diversa. Capisco che per esigenze mediatiche ai giornali piace molto di più rappresentare il congresso come un continuo rincorrersi tra Orazi e Curiazi, ma non è così. La politica è la capacità di esaminare i problemi e costruire le soluzioni, trovando anche le sintesi necessarie. Il congresso sarà tanto più proficuo se sarà un confronto vero e non una contrapposizione di piattaforme blindate. E anzi, io mi auguro che al termine del congresso su molti punti si possa arrivare a posizioni di sintesi che vadano oltre le singole mozioni».
Il suo appoggio a Franceschini anziché a Bersani, come nasce?
«Si fonda su tre motivi: Franceschini ha iniziato il suo lavoro come segretario sei mesi fa, un tempo troppo breve per considerare esaurita l’esperienza di un leader e non credo faccia bene al Pd cambiare leader troppo spesso. In secondo luogo, in questi mesi ha diretto il partito in modo solido avendo grande attenzione all’unità del partito, gestendo fasi delicate, come la vicenda Englaro e la collocazione internazionale del Pd, facendo scelte chiare. Infine, noi abbiamo voluto creare un Pd dove si potessero incontrare provenienze, culture e storie diverse, che si fondessero intorno a un progetto. Confermare Franceschini è la scelta più coerente con questo progetto».
Mescolanza riuscita?
«Quando nel 2007 feci la scelta di tenere uniti tutti i Ds nella candidatura di Veltroni qualcuno ci vide il riflesso dell’antico mito comunista dell’unità. In realtà quella era la migliore condizione per far nascere bene il Pd, senza lacerazioni. Oggi scelgo Franceschini perché due anni dopo la priorità, invece, è di non interrompere il rimescolamento delle culture».
La Lega attacca i valori fondanti dell’Unità d’Italia. C’è un pericolo reale?
«Siamo al paradosso: mentre stiamo per celebrare un secolo e mezzo di storia unitaria esplodono in modo acuto e in termini centrifughi, la questione settentrionale e la sempre irrisolta questione meridionale. Uno dei fattori di crisi di questi anni è l’indebolimento del senso di appartenenza comune a una stessa nazione. Credo che abbiano influito tante ragioni, sicuramente anche un certo modo di governare della destra che ha frammentato i valori fondanti per la vita di una nazione, ha depresso l’etica pubblica e lo spirito civico».
Cicchitto vi accusa di antiberlusconismo infantile, per la battuta su i festini del premier.
«Le battute sono battute perché mordenti e irriverenti. Se noi avessimo dovuto offenderci per tutte le volte che Berlusconi ha parlato di noi in termini pesanti e non ironici, non avremmo dovuto neanche prendere un caffè con gli esponenti del Pdl. I ministri vengano alla nostra festa, li accoglieremo come abbiamo sempre fatto: con rispetto e ascoltando le loro opinioni».
Ma lo scandalo delle escort è o no un problema politico?
«Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti. Gli elettori alle europee hanno già dato la loro prima sanzione: il 42% dei voti che il premier si aspettava alla vigilia non ci sono stati e anzi ha preso due punti in meno del 2008».
(15 - continua)
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