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lunedì 24 agosto 2009

Dietro il gioco scenari inediti inquietanti

Da "Undicietrenta" di Roberto Cotroneo su l'Unità.it riprendiamo questo commento sul gioco leghista cui abbiamo dato spazio nel blog ieri per denunciarne la stupidità e l'intolleranza.
Il gioco del clandestino annegato.
Rassegna stampa.

E adesso c'è pure il giochino su Facebook. Il figlio di Umberto Bossi, Renzo, che con l'amico Fabio Bietti, gestisce il profilo della Lega ha messo online un'applicazione che si chiama: "Rimbalza il clandestino". Vinci se riesci a rimandare indietro, buttandoli a mare, più clandestini possibile. Se non ci riesci abbastanza un "game over" ti dice di riprovare perché vuol dire che non sei ancora abbastanza leghista. Tutti gli utenti di Facebook si sono mobilitati e il gioco è stato cancellato. Ma è molto interessante quello che dice Fabio Bietti. Bietti ha dichiarato a un giornale di Varese: "ci rivolgiamo a un target giovane, ed è quindi inevitabile dover utilizzare un linguaggio semplificato e uno strumento, il gioco, in grado di attirare l'attenzione".
La frase è stupefacente. Il target giovane e il linguaggio semplificato. Quale sarebbe il linguaggio semplificato? L'idea di abbattere le zattere con i clandestini è un linguaggio semplificato? Semplificato da cosa? Se Bietti non si fosse rivolto a un target giovane che linguaggio si sarebbe usato? E in che senso si deve attirare l'attenzione con un gioco?
Dietro queste parole non c'è una boutade, o una ragazzata che potrebbe costare un rinvio a giudizio per istigazione all'odio razziale, ma c'è molto di più. C'è, e sto leggendo assai bene quelle parole, un progetto culturale e politico di stampo razzista. Una vera e propria educazione all'intolleranza, all'odio, al cinismo, all'esclusione del diverso. Per farlo si utilizza anche un giochino banale e sempliciotto, perché il giochino banale e sempliciotto attira, come dice Bietti, i giovani, o meglio, il target giovane. Il linguaggio semplificato vuole dire che l'idea di buttare a mare i clandestini ha, all'interno dela Lega, argomentazioni complesse e attente, che quasi sicuramente si ricollegano alla xenofobia e al razzismo di estrema destra europea. E il fatto che il gioco sia un veicolo per l'educazione all'odio razzista è il punto terminale di tutta questa vicenda.
Fossi nel ministro dell'Interno Roberto Maroni farei caso, con molta attenzione, alle parole di questo giovanotto che possono essere indicate come eversive, e lasciano intravedere scenari inediti piuttosto inquietanti. Ma questo giovanotto non appartiene allo stesso movimento e partito del ministro dell'Interno, assieme al figlio del fondatore della Lega Umberto Bossi? Già, la domanda vera è proprio questa...
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