Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci dice dei piani della multinazionale per rilanciare lo stabilimento di Casale: in arrivo anche una mini-centrale.
Lever, investimenti dopo i tagli.
Presentato un progetto per quattro pozzi idrici.
Rassegna stampa.
Dopo aver tagliato, si punta adesso allo sviluppo dello stabilimento: nonostante l’apparente contraddizione, Unilever prosegue coerentemente per la propria strada ed entra nella seconda fase di ristrutturazione del sito di Casale con nuovi progetti sulle infrastrutture.
Due sono i fronti caldi su cui si muove la società. È già stato presentato al comune di Casale uno studio preliminare ambientale per l’utilizzo di acque sotterranee mediante lo scavo di quattro pozzi di trivellazione. Lo stesso studio sarà oggetto di valutazione d’impatto ambientale da parte della Regione Lombardia. Le acque sotterranee saranno utilizzati a fini produttivi. Il secondo progetto, per il quale invece si è ancora a una fase preliminare di contatti, riguarda la possibilità di installare nell’ex torre di lavorazione polveri una piccola centrale per la cogenerazione energetica. La centralina andrebbe a produrre l’energia per la parte restante delle attività produttive del sito. Alcuni contatti dei mesi scorsi non erano andati a buon fine, ma altri ne sarebbero in corso proprio a cavallo delle ferie estive. Delle novità potrebbero arrivare a settembre, anche se rimane in piedi l’ipotesi di fornitura energetica a basso costo da parte dell’impianto di Turano Bertonico di Sorgenia. Anche in caso di installazione di una centrale interna di cogenerazione, tuttavia, l’impatto sull’occupazione sarebbe molto limitato con al massimo quattro o cinque operai coinvolti.
Sui movimenti di sviluppo del sito si esprime quindi positivamente il sindaco di Casale Flavio Parmesani: «Nessuno ha certezze in questa fase, però qualche dato rincuorante c’è: a seguito delle ristrutturazioni il costo di produzione è sceso a livello degli altri stabilimenti Lever europei, e quindi è oggi pienamente competitivo - dice il primo cittadino -. La casa madre ha autorizzato investimenti significativi sullo stabilimento di Casale e il mercato dei liquidi sta andando oltre le previsioni di mercato di alcuni anni fa. La situazione non è più nera».
Poche certezze quindi, ma grande disponibilità da parte degli enti locali, comune e provincia, per valutare e soddisfare, nei limiti del possibile, le richieste dell’azienda. «Per quanto in potere degli enti locali, comune e provincia, ci siamo attivati per trasmettere alla casa madre Unilever l’interesse del territorio per l’insediamento, e la disponibilità a trovare un punto di incontro in caso di future necessità - continua il sindaco Parmesani -. Inoltre, anche se al giorno d’oggi non sembra essere ancora interessante dal punto di vista economico, per i prossimi anni rimane la potenziale risorsa dell’accesso diretto alla linea ferroviaria Milano-Bologna».
Più prudenti sono invece i sindacati, scottati dagli investimenti di poche stagioni fa che non hanno impedito la pesante ristrutturazione di quest’anno. «Meglio avere investimenti che non averli, e peraltro alcuni erano programmati e inseriti nell’accordo - dice Carlo Carelli della Rsu -. Tuttavia, di per sé non significano nulla, e da parte nostra dobbiamo mantenere sempre la guardia alta. Sono le prospettive dell’area, con quasi il 90 per cento del sito inattivo, a preoccupare: il territorio ragioni sulle possibili soluzioni».
Gli esuberi di aprile ridotti da 170 a 154: «Lavoriamo per salvare più posti possibili».
Dei 170 esuberi sui quali si era stretto ai primi di aprile l’accordo tra sindacati e azienda, a oggi sono meno di 160 le persone che non entrano più nei cancelli Lever, con 60 uscite volontarie. I dati ufficiali si riferiscono al 30 giugno scorso, quando scadevano i primi due mesi dall’entrata in vigore del procedimento di mobilità, termine entro il quale i lavoratori in esodo volontario avevano diritto a un incentivo di 47 mila euro lordi. Chi sceglie oggi la mobilità volontaria può avere un incentivo di 35 mila euro, destinato poi a scendere ulteriormente a 30 mila euro fino alla scadenza della procedura, in teoria dopo due anni dall’accordo.
Le persone poste in cassa integrazione sono state 157. Di queste, tre sono state riprese subito in azienda, mentre 60 sono le persone che hanno deciso di uscire volontariamente con l’esodo incentivante. Di queste 60, 8 stanno seguendo percorsi di prepensionamento. I lavoratori in cassa integrazione sono quindi 94. Rispetto alle previsioni iniziali di collocare in cassa 170 esuberi, il numero si è ridotto a 154 in virtù proprio dei rientri in azienda o delle non uscite per motivi organizzativi, e anche perché altre quattro persone hanno trovato ricollocamento in altri stabilimenti del gruppo, a Caivano e a Milano, e direttamente a Casale, ma nella holding, la parte direzionale staccata dal punto di vista organizzativo dalla fabbrica in cui invece sono avvenuti i tagli.
«A oggi i numeri sono ancora migliorati leggermente, perché sappiamo di altre situazioni di reintegro di lavoratori per questioni organizzative - dice Carlo Carelli della Rsu -. Come sindacato continuiamo a lavorare per il riassorbimento del maggior numero di operai e per la sistemazione delle situazioni più delicate. Vediamo se con settembre ci sarà maggior carico di lavoro e quindi la possibilità di riassorbire qualche altra unità». È smentita in ogni caso la voce, circolata nelle scorse settimane, del ricorso al lavoro straordinario da parte dell’azienda, che suonava come una vera beffa alle orecchie dei cassintegrati.
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