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martedì 18 agosto 2009

Un vero cavaliere il Cavaliere

Le dichiarazioni d'amore per Bossi e di Bossi.

Che il Milan vinca di questi tempi un trofeo è una notizia che può provocare euforia estrema. Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ieri sera al termine della partita Milan-Juventus azzarda: "Non ho alcuna preoccupazione sulla solidità di questa maggioranza", intendendo mettere a tacere ogni polemica su eventuali dissidi con la Lega, dopo le dichiarazioni agostane di Bossi sull'inno nazionale e i dialetti nelle scuole. Anzi, va più in là, manco Bossi fosse una escort di cui giustificare la presenza: "Per Bossi ho un amore fraterno. Ed è vero". Non ci sono dissidi, dunque, con il leader della Lega, nonostante le dichiarazioni che hanno suscitato non poche polemiche anche nella maggioranza. "Dobbiamo considerare queste cose come dei messaggi d'amore di Bossi per i suoi elettori", ha precisato il premier, e nel dettaglio: "Bossi fa delle carezze ai suoi elettori". Le parole di Bossi sull'inno nazionale per Berlusconi insomma non sono "atti di intolleranza" né di propaganda elettorale, a differenza del giudizio dato da parecchi esponenti della maggioranza e dell'opposizione. Tra i giornalisti c'è stato anche il buontempone che gli ha chiesto quale inno sarebbe stato opportuno cantare in occasione della vittoria dei rossoneri, ed il premier ha risposto sorridendo "l'Inno di Mameli, ci sta sempre bene".
Chi col Cavaliere ha il dente avvelenato è il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro che sul suo blog scrive: "L'ennesima previsione di crollo" per il Pil "denota l'incompetenza di chi effettua le stime o l'incapacità di chi è al governo e dispone delle leve per gestire le variabili. L'impressione è che si stiano tirando i dadi e che chi li ha in mano sia un baro". E aggiunge: "Chiuderemo nel 2009con un Pil reale vicino al -8: è questa la verità. L'Italia dicono abbia sentito meno la crisi rispetto agli altri Paesi occidentali. Pura illusione riconducibile a tre motivi principali: da una parte non sono stati diffusi i numeri della crisi e della disoccupazione, che continuano a essere trattati come un'estrazione del Lotto; dall'altra sono state salvate le banche, che però non hanno salvato le aziende; e infine l'amministrazione pubblica italiana ha riversato sul debito pubblico, sui servizi e su qualche migliaio di precari il costo della crisi". Per Di Pietro: "L'arresto dell'emorragia del debito pubblico, un Golem da 1,8 mld di euro fuori controllo, è la cartina tornasole della ripresa economica, oltre che condizione necessaria per restare in Europa", sottolineando che la resa dei conti sarà "in autunno, quando l'alchimia di governo non riuscirà a spiegare ai cittadini come mai le aziende continueranno a chiudere copiose e prive di ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, o come mai i pensionati vedranno ritoccate a ribasso le pensioni, mentre loro, i governanti, a Palazzo Grazioli sorseggiano champagne serviti da escort vestite di nero e pensano ai dialetti, a Mediaset e a come fottere il tricolore".
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