Dalle agenzie - Agi.
L'afflusso di immigrati non toglie lavoro agli italiani: lo afferma uno studio della Banca d'Italia. "Nell'ultimo decennio l'aumento dell'occupazione, soprattutto nel Centro Nord è stato sostenuto da rilevanti afflussi di immigrati dall'estero", si legge nello studio. Secondo Bankitalia, "gli stranieri hanno oggi un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani e redditi da lavoro significativamente inferiori". Insomma, fanno quello che gli italiani non vogliono fare. "La crescente presenza straniera non si è però riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani che, al contrario, sembrano accresciute per gli italiani più istruiti e per le donne, In particolare, l'offerta di lavoro femminile italiana si è giovata dei maggiori servizi per l'infanzia e per l'assistenza agli anziani". Nel 2008, secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell'Istat, i lavoratori stranieri residenti in Italia rappresentavano il 7,5% dell'occupazione complessiva; al Centro Nord l'incidenza era superiore al 9%, a fronte del 3 nel Mezzogiorno. "Il tasso di occupazione degli stranieri in età lavorativa era pari al 67%, 9 punti percentuali in più rispetto agli italiani. Il divario è in parte riconducibile a caratteristiche individuali, quali la minore età media degli stranieri e la necessità di avere un lavoro per ottenere il permesso di soggiorno, in parte alla loro concentrazione nelle aree più sviluppate del Paese, dove è più forte la domanda di lavoro". Il tasso di occupazione degli stranieri residenti nel Mezzogiorno era pari al 59%, circa 9 punti in meno rispetto a quello del Centro Nord. "È ragionevole ipotizzare che i più bassi tassi di occupazione nel meridione risentano della maggiore diffusione del lavoro sommerso e dei fenomeni di irregolarità". Elaborazioni sui dati dell'Ismu, disponibili per la sola Lombardia, "mostrano una notevole differenza nei tassi di occupazione femminili a seconda del paese di origine. L'incidenza delle donne occupate è particolarmente alta per quelle originarie dei paesi dell'Europa centro orientale (comunitarie o extracomunitarie) e dell'America centro meridionale; notevolmente più bassa per le donne del Nord Africa, del Medio e Vicino Oriente e dell'Asia centrale. Secondo elaborazioni sull'Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia, i redditi da lavoro dipendente nel settore privato degli stranieri sono inferiori di circa l'11% a quelli degli italiani. Il differenziale salariale, oltre al minore livello di istruzione degli stranieri, è attribuibile anche a una maggiore concentrazione in settori di attività e mansioni meno qualificate e in imprese meno produttive. Le retribuzioni degli stranieri nel Mezzogiorno sono più basse di quelle al Centro Nord". Il livello di istruzione dei lavoratori stranieri è in media inferiore a quello degli italiani. Nel 2008, gli occupati con cittadinanza estera di età compresa tra i 25 e i 65 anni in possesso al più di un titolo di studio corrispondente alla scuola media inferiore erano il 44%, quasi 7 punti in più rispetto al corrispondente valore per gli italiani; quelli in possesso di una laurea erano circa il 13% a fronte del 18 per gli italiani. Il grado di istruzione degli stranieri è inferiore nelle regioni meridionali, dove la quota di lavoratori immigrati in possesso di una laurea è dell'8% (5 punti in meno del Centro Nord) e la quota di stranieri con al massimo l'obbligo scolastico è pari a circa il 65% (13 punti in più che nel Centro Nord). Tali differenze sono riconducibili sia alle caratteristiche del sistema produttivo nelle due aree, sia ai divari in termini di rendimento dell'istruzione.
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