Appello del vescovo a sindacati, aziende, lavoratori, enti pubblici, parrocchie e Caritas perché rinnovino il loro impegno. La crisi si sconfigge con la solidarietà. «Ma è necessario un grande sforzo di tutte le realtà interessate».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 14 novembre 2009.
La solenne celebrazione per la conclusione del centenario di San Bassiano, svoltasi domenica in Cattedrale in coincidenza con il 14° anniversario di ordinazione episcopale del vescovo di Lodi, è stata occasione per monsignor Merisi di soffermarsi sulla difficile situazione economica del territorio.
«Sono tanti i problemi che affliggono la vita della nostra gente e noi, la Chiesa di Lodi intendo dire, vogliamo vivere accanto alla gente, aiutandola a crescere nell’accoglienza vicendevole, nella solidarietà, nella fede dei nostri padri, esponendo e testimoniando con la vita i simboli della fede come i crocifissi, simboli della fede e dell’amore e della libertà. E vivendo con coraggio anche il tempo della crisi. Credo che pensando a s. Bassiano, a Paolo VI, a don Gnocchi, e alla loro testimonianza di amore per i fratelli del loro tempo, sia giusto che il vescovo esprima un parere e un auspicio sul tempo di crisi che stiamo attraversando. Il parere che credo condiviso, è innanzitutto che le conseguenze della crisi economica si fanno tutt’ora sentire ancora in modo pesante sul nostro territorio.
Licenziamenti e cassa integrazione toccano in modo preoccupante moltissime famiglie della nostra provincia e della nostra diocesi. Sarebbero 1350 le persone che hanno perso il lavoro o sono interessate da procedure di mobilità. E 6000 la persone interessate dalla Cassa integrazione o da altri provvedimenti di simile significato. E si tratta di dati della provincia che è meno estesa della diocesi. Non si vede ancora qualche sufficiente sprazzo di luce che faccia ben sperare sul futuro, almeno per quello immediato. Anche se al futuro guardiamo con fiducia come ci invitano a fare autorevoli osservatori anche internazionali. Come sappiamo la diocesi è intervenuta e interviene con il Fondo di solidarietà che ha finora aiutato 167 famiglie che hanno perso il lavoro per complessivi 455.000 euro, con un buon lavoro della Commissione sotto la guida del Vicario Generale. I sindacati e gli enti pubblici e le stesse aziende hanno messo in campo aiuti e ammortizzatori sociali ordinari e straordinari di indubbia efficacia, ma certo da soli non sufficienti per superare la crisi. E’ necessario, io credo, un grande sforzo di sinergia tra tutte le realtà interessate (lavoratori, sindacati, aziende, enti pubblici, parrocchie, caritas...), perchè la crisi venga affrontata e se possibile superata con iniziative, ricche di inventiva e di passione, solidarietà fattiva, mettendo al centro come dice la dottrina sociale della Chiesa e ultimamente l’enciclica Caritas in Veritate, la persona umana e la sua dignità sapendo che il lavoro e la certezza del lavoro costituiscono la base di ogni sicurezza sociale, di ogni coesione possibile, di ogni necessaria attenzione alla famiglia, e anche di positivo significato della vita, se è vero come è vero che responsabilità economica e vita sociale, come ha detto alla Bocconi l’arcivescovo di Milano, sono da pensare e da vivere in modo strutturalmente correlato.
Se è consentito chiedere impegno e dare suggerimenti, sommessamente e nel rispetto delle diverse resposabilità, ci esprimeremmo in questi termini.
Alle aziende, che pure comprendiamo nella difficile congiuntura, chiediamo di farsi carico, al limite del possibile, delle sofferenze delle famiglie che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro, e questo con il necessario supporto degli Istituiti bancari a cui pure chiediamo sensibilità e coraggio.
Ai sindacati chiediamo di vivere solidarietà, come stanno facendo,di aiutare, anche con aiuto diretto da lavoratore a lavoratore, di lottare anche con forza e realismo per la soluzione positiva delle vertenze a difesa del posto di lavoro.Agli Enti locali e alle Autorità di governo chiediamo vicinanza alle famiglie e ai lavoratori mettendo in campo tutta l’autorevolezza e la responsabilità di cui sono capaci, anche favorendo nuovi insediamenti produttivi nel rispetto degli equilibri ecologici. Sappiamo di Tavoli regionali e nazionali che intendiamo incoraggiare assicurando la nostra vicinanza come abbiamo fatto per il caso dell’azienda di Fombio di cui abbiamo incontrato lavoratori e dirigenza e per la quale abbiamo scritto alla proprietà chiedendo gli interventi possibili e auspicabili nella gravissima situazione.
Abbiamo detto che siamo vicini, che incoraggiamo, che accompagnamo con la preghiera.La preghiera, appunto primo compito della Comunità cristiana, insieme con la vicinanza, la solidarietà, il “Fondo di solidarietà” che rilanceremo di fronte alla crisi che continua, con l’impegno diuturno di Caritas e parrocchie e anche con il discernimento evangelico delle situazioni a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa».
Monsignor Merisi ha poi ufficialmente chiuso nella sua Omelia le manifestazioni bassianee.
«La conclusione, dicevamo, dell’anno centenario di San Bassiano, con la “ Peregrinatio sancti Bassiani” che ha raggiunto quasi tutte le parrocchie della Diocesi, con le tante iniziative culturali, con i sussidi (libri e audiovisivi), con il concorso di popolo specie il 26 settembre per il ritorno dell’urna in Cattedrale, soprattutto con la sentita percezione delle parrocchie, e della gente comune, dei fedeli delle nostre parrocchie di essere di fronte ad un evento significativo, storico potremmo dire per la nostra Diocesi, che si è sentita e si sente aiutata a riflettere e a rinnovare l’impegno di fede su tutti i versanti che la testimonianza di san Bassiano ci ha riproposto: quello della scelta quotidiana di fede, non facile oggi come allora, quello dell’evangelizzazione, allora specialmente nelle campagne, oggi in tutti gli ambiti di vita, quello della carità verso gli ultimi e i poveri, che distingue e qualifica da sempre la vita cristiana, quello della ortodossia della fede, minacciata allora dalle eresie, oggi in modo particolare da edonismo e relativismo, quello infine della correttezza dei rapporti con le Istituizioni civili, che ha bisogno oggi come allora di rispetto per le diverse competenze e responsabilità. Concludiamo solennemente l’anno centenario di san Bassiano nuovamente ringraziando tutti coloro che si sono impegnati per la sua buona riuscita e rinnovando l’impegno perchè la Chiesa laudense, attesa dalle nuove sfide dei tempi odierni, sappia continuare l’opera di san Bassiano, innanzitutto nel campo della educazione a cui ci sollecitano gli Orientamenti dei Vescovi italiani per il decennio e i Piani pastorali della nostra diocesi, che ha sempre fatto dagli Oratori e della pastorale giovanile il centro del proprio impianto pastorale, con la necessaria attenzione alla pastorale vocazionale, avvalendosi sempre di preti, suore, catechisti, educatori, dediti e impegnati, che oggi trovano stimolo dall’esempio di grandi educatori come il beato don Carlo Gnocchi, come il beato Vincenzo Grossi e come il servo di Dio don Luigi Savarè».
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