Politica. Prospettiva di lungo periodo.
Rassegna stampa.
Penso che una riflessione sul percorso avviato dal Pd e che porterà al Congresso del mese di ottobre, debba partire necessariamente dal recente risultato elettorale, sia per le europee che per le amministrative, dal risultato delle politiche del 2008, e da quanto è intervenuto all’interno di questo periodo, in modo particolare le dimissioni di Walter Veltroni.
Partiamo dai risultati elettorali: nonostante il sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, nel senso che si temeva un risultato per le europee al di sotto di quel 26% su cui ci siamo attestati, il 6 e 7 giugno ha rappresentato una pesante battuta d’arresto per il nostro partito e per il centro sinistra in generale: dico questo perché il PD ha perso le elezioni europee, con oltre il 5% in meno dei voti rispetto alle politiche, ha perso in Lombardia, dove tutte le province che sono andate ad elezione sono passate al centro destra, ed ha perso in Provincia di Lodi, dove, dopo 15 anni, il governo della Provincia è andato al Centro destra.
Le ragioni di questo risultato non possono essere minimizzate, come non può non costituire oggetto di riflessione l’aumento consistente dell’astensionismo ed il fatto che esso abbia pesato maggiormente all’interno dell’area di centro sinistra. Sicuramente nel nostro paese vi è un dato di qualità della democrazia, ma anche un dato di quantità, nel senso che un sistema che non motiva i propri elettori a partecipare agli appuntamenti elettorali deve essere capace di interrogarsi sul perché di questa disaffezione.
Il Congresso del PD, anche nel nostro territorio, deve essere capace di affrontare questi problemi, in modo particolare le ragioni di una sconfitta, ricercando non solo gli effetti di trascinamento della situazione nazionale, ma anche le cause locali: non è in discussione il buon governo della Provincia e le realizzazioni significative per il territorio da parte delle Giunte di centro sinistra, compresa l’ultima di Osvaldo Felissari. Ci dobbiamo però porre la domanda sul perché bilanci di mandato pur positivi, non sono stati colti come un progetto valido anche per il futuro.
Su cosa abbiamo mancato? Oggi, più che mai, occorre un progetto che sappia rimotivare il nostro elettorato in quanto capace di fornire una prospettiva in cui, dall’opposizione, è possibile ricostruire
una alternativa al centro destra.
Nel percorso che si è aperto, mi preme sottolineare in particolare queste questioni:
-- Innanzitutto il fatto che non si tratterà di un confronto di sole personalità, i candidati alla Segreteria Nazionale, ma che il confronto si svilupperà a partire dalle piattaforme programmatiche che gli stessi candidati presenteranno. Abbiamo assistito in questi giorni ad un prevalere, soprattutto, dell’attenzione mediatica sul carattere personale delle proposte in campo. In modo particolare, penso che ci abbia colpito tutti quanti, in coincidenza con il G8 dell’Aquila, il confronto che si è teso ad instaurare fra i fasti di questo evento, la presenza di leaders del calibro di Obama, Medvedev, Sarkozy eccetera, la dimensione dei problemi affrontati e delle soluzioni prospettate e, quando si parlava di PD ed opposizione, lo scontro di personalità, chi c’è e non c’è dietro di loro, cosa fanno D’Alema e Rutelli e così via. Penso che la storia di questo partito, dalle primarie del 2007 ad oggi, ci ha insegnato che non è affidandoci a personaggi carismatici, o presunti tali, che si risolvono i problemi che abbiamo davanti. Occorre una chiara piattaforma programmatica, delle linee strategiche, su cui ricostruire un nuovo radicamento sociale che sappia recuperare al centro sinistra strati di popolazione, gli operai delle fabbriche del nord ad esempio, che oggi non votano più per noi. Non si tratta di un lavoro di breve periodo, e dobbiamo essere capaci di uscire dalle contingenze che hanno caratterizzato la nostra azione in questi anni per guardare in avanti, ad una prospettiva di più lungo periodo.
-- Dobbiamo cercare di fare questo, e questo è l’altro aspetto che mi preme evidenziare, senza perdere il rapporto con tutti coloro, che con noi hanno contribuito a fondare questa nuova realtà: penso in modo particolare ai soci fondatori del PD, quei quattro milioni di partecipanti alle primarie del 2007, che costituiscono un patrimonio da salvaguardare. Sotto questo aspetto le modalità con cui si intende svolgere il congresso, se da una parte, nella elezione del Segretario e dell’Assemblea ai diversi livelli, Nazionale Regionale Provinciale, ribadisce il ruolo di elettori ed elettrici del PD assieme agli iscritti per concorrere a queste scelte, dall’altra individua un ruolo altrettanto importante per gli iscritti, per coloro cioè che non intendono limitare la propria partecipazione all’attività politica solo nei momenti elettorali, in quanto avranno un ruolo fondamentale nel concorrere a definire gli orientamenti programmatici del partito attraverso il supporto che forniranno alle proposte dei diversi candidati. Si apre quindi una fase impegnativa, ma carica anche di potenzialità, e ritengo sia stata estremamente valida la scelta di confermare, pur a cavallo di un periodo feriale che ci vedrà impegnati anche nel mese di agosto per programmare i congressi di circolo, di tenere il nostro congresso nel mese di ottobre.
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