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mercoledì 15 luglio 2009

Un Po medicinale

Bevi l'acqua del Po e ti passa il mal di testa, così titola una nota dei ricercatori Massimo Labra e Maurizio Casiraghi di ZooPlantLab – Università di Milano Bicocca, di Candida Vannini e Marcella Bracale dell’Università dell’Insubria, pubblicata nel dossier 2009 di Legambiente “Operazione Po”.

Scrivono gli studiosi: «Sebbene le metodologie di depurazione delle acque siano oggi all’avanguardia e molti contaminanti provenienti da lavorazioni industriali o da reflui domestici vengano facilmente inattivati o eliminati, vi è una nuova classe di sostanze inquinanti che passa pressoché inalterata tutte le fasi di depurazione. Si tratta di microinquinanti farmaceutici ovvero di farmaci e loro derivati presenti a basse concentrazioni nelle acque di fiumi e laghi. Una delle prime campagne di monitoraggio in merito a questi composti si è svolta in Italia e ha messo in evidenza che nelle acque lombarde ed in particolare nei sedimenti dei fiumi Po, Lambro e Adda sono presenti antibiotici (lincomicina ed eritromicina), antitumorali (ciclofosfamide), antinfiammatori (ibuprofene), diuretici (furosemide), antipertensivi (atenololo), bezafibrato, ranitidina, spiramicina e altri composti ancora.
Dov’è il pericolo? I farmaci sono composti generalmente molto stabili, difficilmente biodegradabili e capaci di agire negli organismi viventi a basse dosi. Test condotti su colture cellulari hanno evidenziato che già a concentrazioni equivalenti a quelle riscontrate nei fiumi italiani si hanno effetti negativi sulla crescita e vitalità cellulare. Questi composti possono quindi agire sugli organismi viventi degli ecosistemi acquatici e ripariali provocando alterazioni alla biodiversità di questi ambienti. Gli effetti dei diversi farmaci e le risposte nel tempo sugli organismi vegetali ed animali sono oggetto di analisi da parte di una equipe di ricercatori dello ZooPlantLab dell’Università di Milano Bicocca e dell’Università dell’Insubria. Obiettivo dello studio è quello di comprendere la capacità dei diversi farmaci contaminanti di penetrare negli organismi animali e vegetali ed essere quindi immagazzinati, concentrati e diffusi in altri animali lungo la catena trofica. Il progetto, supportato da Fondazione Idra e dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia, utilizza tecniche molto sofisticate capaci di valutare alterazioni sia del livello delle proteine che del DNA in diverse specie animali e vegetali, anche in presenza di basse concentrazioni di farmaci.
I ricercatori si stanno ponendo un'ulteriore domanda: cosa succede se quest’acqua micro-contaminata viene utilizzata per irrigare i campi coltivati o per gli orti dei privati che talvolta si vedono costeggiare fiumiciattoli e canali? I farmaci possono contaminare gli ortaggi che arrivano sulle nostre tavole? Le sperimentazioni sono tutt’oggi in corso, ma al di là della risposta forse bisognerebbe agire a monte ed eliminare le fonti di contaminazione. Nel nostro piccolo possiamo imparare a non disperdere nell’ambiente farmaci usati o scaduti. Al tempo stesso questa ricerca porterà nuovi strumenti di monitoraggio e maggiori conoscenze al fine di sviluppare sistemi adatti ad eliminare o inattivare questi composti.»

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