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giovedì 5 novembre 2009

Per i lavoratori il rischio di restare a casa

Cassa integrazione alla Poligof di Pieve, alla Pregis di Ossago, alla Artech di Senna e alla Italplastica di Tavazzano. Quattro aziende chimiche in affanno. Ordini in calo, sessanta lavoratori rischiano di restare a casa.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Lorenzo Rinaldi, 5 novembre 2009.

Altre quattro aziende lodigiane del settore chimico alle prese con la cassa integrazione. In tutti i casi il ricorso agli ammortizzatori sociali è motivato da una contrazione degli ordini. Accordo raggiunto tra sindacati e responsabili aziendali per la Poligof di Pieve Fissiraga, ditta che conta un centinaio di dipendenti e che produce pellicole plastiche per imballaggi. L’azienda ha chiesto e ottenuto 12 mesi di cassa integrazione straordinaria (in scadenza il 31 ottobre 2010) per un massimo di 40 lavoratori a rotazione, a partire dallo scorso 2 novembre. «In base a quanto garantito dai vertici della ditta - spiega Francesco Cisarri, segretario provinciale Filcem Cgil - ogni dipendente dovrebbe lavorare almeno 15 giorni ogni mese». L’azienda di Pieve arriva da un lungo periodo di cassa integrazione ordinaria e da una ristrutturazione interna che ha portato alla chiusura del polo di Tribogna (Genova) e ad alcune fuoriuscite per il polo lodigiano. «La Poligof ha terminato la disponibilità di cassa integrazione ordinaria - aggiunge Giampiero Bernazzani, segretario provinciale Femca Cisl - e visto che la situazione di mercato è simile a quella di alcuni mesi fa, con un calo degli ordini, si è optato per la cassa straordinaria come alternativa alla mobilità, cioè agli esuberi».
Cassa integrazione ordinaria agli sgoccioli invece nel caso della Pregis di Ossago, azienda che conta un centinaio di dipendenti e che è specializzata nella produzione di imballaggi. Fino al termine del mese di novembre l’azienda ha la possibilità di utilizzare la cassa ordinaria, che finora ha coinvolto mediamente una ventina di lavoratori. I sindacati prevedono però che sarà necessario ricorrere nuovamente agli ammortizzatori sociali. «L’ipotesi - spiega Cisarri - è di arrivare a fine anno, eventualmente con la cassa ordinaria e con le ferie, per poi avviare la cassa integrazione straordinaria dal prossimo mese di gennaio». Al momento, tuttavia, non è ancora iniziata la trattativa su quest’ultimo punto: il confronto dovrebbe essere anticipato da un vertice nella sede dell’associazione degli industriali di Lodi, per poi entrare nel vivo in regione Lombardia, dove si discutono le procedure di cassa straordinaria. Due aziende chimiche di minori dimensioni, infine, hanno fatto ricorso in questi giorni alla cassa ordinaria. «Si tratta di realtà che finora avevano retto senza l’utilizzo di ammortizzatori sociali», sottolineano i sindacati. La Artech di Senna Lodigiana ha chiesto 13 settimane di cassa integrazione ordinaria per un massimo di 20 lavoratori (18 operai e 2 impiegati), a partire dal mese di novembre. La Artech, che conta un totale di 26 lavoratori, si occupa di stampaggio termoplastico. La Italplastica di Tavazzano, infine, ha chiesto 13 settimane di cassa integrazione ordinaria per un massimo di 10 lavoratori a partire dal mese di novembre. L’azienda, che occupa una ventina di dipendenti, realizza componenti per tapparelle e dunque è legata al settore dell’edilizia.
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