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giovedì 5 novembre 2009

I libri parlano di noi

Primo raggio.
La vita, un libro che ricomincia.
Rassegna stampa - Avvenire, Vincenzo Andraous, 4 novembre 2009.

I libri parlano di noi, ieri, oggi, di noi domani, non si rassegnano all’esistente iniquo, libri e pagine somigliano agli anni che passano, testimoni di un tempo dove gli uomini sono chiamati a rispondere per tanta vita giocata male. Le righe non stanno mai ferme, gli accenti rimbalzano, le virgole esplodono mentre la punteggiatura trattiene il respiro, allora sono le pause a marcare il passo, a dare uno spazio all’esperienza, attraverso l’accoglienza e l’accompagnamento delle parole. Uno ripensa alla propria strada, quella che ha lasciato, l’altra che ha trovato, quell’altra che non ha saputo bene interpretare, senza temere l’urto del rimorso, del rimpianto, del limite che non fa sconti a nessuno, senza rinnegare le emozioni che hanno dato senso ai suoi passi, lo fa con il desiderio di non ricadere due volte nello stesso errore.
Un libro è come una voce che viene da lontano, dapprima incomprensibile, indecifrabile, pian piano diventa nota che sale per resistere ai piani inclinati della vita, e come la storia di ognuno, continua su una pagina nuova, scritta ora, letta ieri, appoggiata nella polvere, nel colore sbiadito, al tempo che non muore mai. Il libro è accarezzato dagli occhi, le pagine corrono, circondano le zone d’ombra, quelle che sfuggono, che stanno lontane, ma hanno desiderio di rivelarsi, di mostrarsi, anche quando il bilancio è chiaramente in rosso, e non è facile distaccarsi dal passato, e dal suo peso, consapevoli che non è più nelle nostre mani, sono già parte del presente e del futuro. Un libro non è solo carta, inchiostro, segni, è anche strumento di conto, è somma, detrazione, dove le certezze, i superlativi degli assoluti, sono pandemia del dubbio, persino quando si ha bisogno di credere a Dio nel domani negato. Quanti volumi sono passati da una mano all’altra, quante storie sono rimaste appese a un filo di voce. I libri sono come le persone, bisogna trattarne bene le angolature, le spigolature, le assenze e le presenze, hanno storie e mondi a cui appartengono, posseggono anima, come gli uomini che li leggono, soffrono, amano, mantengono l’umanità a immagine e somiglianza di quello scrittore sgangherato, così bravo da diventare architetto non solo della parola, ma della vita che abbiamo il dovere di vivere.
Una pagina dietro l’altra, sopra l’altra, per comprendere cosa siamo capaci di fare, quanto sappiamo combattere per onorare una responsabilità, quanto siamo coscienti delle idee e delle parole che fanno amore, passione, sacrificio.
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