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giovedì 22 ottobre 2009

La sfida del popolo di Internet




Berlusconi: si moltiplicano i forum su Facebook.

"Sito chiuso e tutti coloro che vi hanno aderito denunciati alla magistratura". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, oggi all'Aquila, annunciando le iniziative prese contro le minacce al premier Silvio Berlusconi apparse su Facebook (Asca).
Non sono bastate né le parole del ministro della Giustizia Alfano, né l'iniziativa della Procura di Roma, né la minaccia del ministro dell'Interno Maroni di denunciare tutti gli iscritti. Su Facebook si moltiplicano a vista d'occhio le adesioni al forum "Uccidiamo Berlusconi", salite ad oltre 19 mila, per non parlare delle emulazioni. Con lo stesso titolo sono stati aperti altri due forum, sempre nella sezione "Svago", che annoverano qualche centinaio di utenti. Ma la fantasia degli antagonisti del Cavaliere sul più popolare social network di Internet non ha limiti: un forum si chiama "Scommetto di poter trovare 1.000.000 di utenti che odiano Silvio Berlusconi" (130.538 membri), ed ha anche una versione inglese (I bet I can find 1,000,000,000 people who dislike Silvio Berlusconi too!) con 95.636 membri. Un altro dichiara a caratteri maiuscoli: "IO MI VERGOGNO DI ESSERE RAPPRESENTATO NEL MONDO DA SILVIO BERLUSCONI!" ed ha attirato 116.604 membri, mentre un forum invoca un "Decreto legge per staccare la spina a Berlusconi" con 83.310 iscritti. La caccia ai responsabili non si preannuncia facile (Asca).
Amministratori dei forum a parte, fra gli iscritti ai diversi forum risultano anche molti sostenitori del presidente del Consiglio, che hanno aderito alle pagine per poter postare i propri commenti. E i fan di Berlusconi hanno aperto almeno altrettante pagine in difesa del loro beniamino: dal tradizionale "Meno male che Silvio c'è" (1.718 membri) al gettonatissimo "Scommetto di poter trovare 100.000 utenti che apprezzano Silvio Berlusconi" (73.991 iscritti), fino al recentissimo "Eliminiamo il gruppo UCCIDIAMO BERLUSCONI" (1.073 adesioni) (Asca).
"Credo sia in corso un po' di degenerazione e i nuovi strumenti non aiutano a trattenere il linguaggio. Questo è un problema che dobbiamo osservare. Certo non abbiamo bisogno di ulteriori tensioni: questo paese, ha bisogno di serenità e di alternative. Ma di un'alternativa serena, solida. Non dobbiamo incattivirci oltre un certo limite perché ci facciamo solo dei danni". Lo ha detto l'on. Pierluigi Bersani, soffermandosi sulle minacce a Berlusconi attraverso Facebook. Bersani è nel Padovano, per un giro congressuale nel Veneto. Ai giornalisti che gli chiedevano di commentare l'eventuale appoggio del Pd a Giancarlo Galan, qualora non corresse col Centrodestra per le prossime Regionali, Bersani ha detto: "Sono veramente stupito di sentire una discussione in cui si chiede ad un grande partito come il nostro di fare da supporter di Tizio e di Caio, non è questo il nostro mestiere". "Noi dobbiamo lavorare per dare un contributo di alternativa alla destra - ha proseguito Bersani -. Daremo con un nostro progetto, con i nostri programmi per il Veneto dove abbiamo forze rilevanti" (Asca).
"Una caduta pericolosa verso l'imbarbarimento dei rapporti ed il prevalere, anche involontario, di un'atmosfera minacciosa il cui passo successivo potrebbe essere quello della violenza". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta la presenza dei forum su Facebook contenenti minacce nei confronti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. In una lettera indirizzata ai "fan" della sua pagina personale, che conta oltre tremila iscritti, Frattini parla di "sentimento di incredulità, di sconforto e di vergogna" per l'iniziativa contro il premier ricordando le violenze degli anni settanta in Italia e i delitti "iniziati proprio con la violenza delle parole, trasformatasi poi tragicamente in violenza delle armi. Per questo - conclude il ministro - oltre all'incredulità e alla vergogna debbo unire non solo la condanna, ma l'appello a tutti voi perché queste iniziative sciagurate vengano isolate, combattute e sconfitte con fermezza e durezza" (Asca).
Gianfranco Mascia, fondatore dei comitati 'BOBI' (BOicotta il BIscione) in un post dal titolo "Contro Berlusconi serve la nonviolenza" pubblicato sul suo blog (www.gianfrancomascia.it) e sul portale dei BOBI (www.bobi2001.it) invita la pagina su Facebook "Ammazziamo Berlusconi" a decidere autonomamente l'autocancellazione, per rifondarsi in un altro gruppo inequivocabilmente nonviolento. Mascia nella sua nota spiega il percorso nonviolento dei comitati BOBI che lanciarono nel 1994 con successo boicottaggi alle tv ed ai supermercati di Berlusconi, ma "la cosa diede fastidio ed io ricevetti delle minacce. Purtroppo poi le minacce si concretizzarono il 19 febbraio 1994 - ricorda ancora Mascia - quando, verso le 11 del mattino, mentre mi trovavo solo nel mio studio, due persone entrarono, mi tramortirono con un colpo alla testa, mi legarono e mi violentarono". Il fondatore dei BOBI ricorda quell'episodio perché teme che "adesso, con la iniziativa del gruppo su Facebook 'Uccidiamo Berlusconi' e le polemiche che ha scatenato, anche quella violenza - che io ho subito concretamente e che ha lasciato un segno indelebile dentro di me - rischia di passare in secondo piano o forse considerata meno assurda". Mascia chiude con un invito agli amministratori della pagina su Facebook: "Fate un passo indietro: per non permettere che la strumentalizzazione continui. Potete farlo chiudendo autonomamente la pagina 'Uccidiamo Berlusconi', creandone una chiamata, ad esempio, 'Sfiduciamo Berlusconi' ed unendovi a tutti quelli come me che in questi anni hanno combattuto contro questo regime berlusconiano" (Asca).
Le indagini anche da parte della Polizia postale sul gruppo "Uccidiamo Berlusconi" che appare sul social network 'Facebook'"proseguono in maniera decisa ed attiva in collaborazione con la magistratura". Ad affermarlo è il direttore della Polizia postale e delle comunicazioni, Antonio Abruzzese. Parlando ai microfoni di Sky tg 24, il dirigente di polizia ha poi spiegato che scopo delle indagini è quello di giungere agli autori dei messaggi, "fino a possibili rimozioni dei contenuti degli stessi messaggi". Questione non semplice, ha poi spiegato Abruzzese, anche perché coinvolge la polizia statunitense e la giurisdizione dei giudici delle diverse contee Usa dove i social network sono gestiti. Per quanto riguarda, invece, la pericolosità degli stessi messaggi il direttore della Polizia postale ha precisato di non potersi esprimere. "Non possiamo fare una valutazione su questo - ha infatti detto - noi operiamo per trovare chi c'è dietro questi gruppi", mentre per quanto riguarda i reati ipotizzati si potrebbe andare dalle minacce gravi all'incitazione a commettere reati. "Tutti, comunque, - ha spiegato Abruzzese - reati gravi per il codice italiano" (Asca).
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