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giovedì 29 ottobre 2009

È tempo di tornare al proporzionale

Guzzetta: Bersani e lo schema identitario. Tanto valeva non farlo, il Pd.
Rassegna della stampa online - Libertiamo.it, 29 ottobre 2009.

A Giovanni Guzzetta non è sfuggito un dato importante relativo alle primarie del Pd: "il calo di affluenza rispetto a quelle per Veltroni – da 3,5 milioni a 2,8 – fa il pari con il calo di consensi elettorali del partito tra il 2008 ed il 2009". Il costituzionalista, già presidente del comitato referendario, non sottovaluta l’importanza delle consultazioni: "Sono state senz’altro un momento di grande partecipazione, un elemento di novità della politica italiana che va consolidato. Purtroppo però…".
Purtroppo cosa?
Purtroppo la proposta con cui Bersani ha vinto nelle primarie è quella di rimettere il trattino del centro-sinistra, la rinuncia alla sintesi politica che il Pd aveva tentato e per la quale il Pd era nato. Adesso si torna alla politica delle alleanze ampie, da Sinistra e Libertà all’Udc. Tanto valeva non farlo, il Pd. Se si trattava di un compromesso storico rovesciato, in cui gli ex Pci-Pds-Ds si annettono un po’ di sinistra Dc forse non ne valeva la pena. Lo schema di alleanze – più largo dell’Ulivo, perché nell’Ulivo non c’era l’Udc! – implica un rilancio delle identità parziali. Ogni alleato è chiamato a qualificare la propria quotazione nell’alleanza sulla base della sua capacità di rafforzare la propria identità, differenziata da quella degli altri.
È il classico schema proporzionalista, insomma.
È una schema perfettamente coerente con la legge elettorale attuale che esalta il governo di coalizione. Ognuno porta un pezzetto, fosse anche l’1 virgola, e tutti ricattano tutti col potere della crisi. Il fatto, un po’ masochistico, è che non ci si rende conto che quello schema ha danneggiato soprattutto i governi di centrosinistra, con la loro incredibile e irresponsabile litigiosità interna. Sono curioso di vederla questa alleanza che sfiderà il centrodestra alle prossime elezioni, e soprattutto di vedere quanto durerà.
Appena quattro mesi fa, abbiamo sprecato l’occasione del referendum per consolidare un quadro politico che appariva in via di "normalizzazioni" ed ora rischiamo di trovarci di fronte ad una nuova balcanizzazione della politica italiana.
Chissà se qualcuno ha ancora dubbi sul fatto che il referendum fosse necessario. Vorrei sapere cosa ne pensano ora coloro che, durante la campagna referendaria, cercavano dotti argomenti per spiegarci che la realtà aveva ormai superato il referendum e che quest’ultimo fosse ormai superfluo. Masochismo puro, altro che strapotere di Berlusconi.
Nel Pd scoppia la grana Rutelli. Cosa succederà ora e cosa farà Bersani, a suo giudizio?
In questo schema politico ed elettorale, la diaspora di Rutelli è perfettamente coerente con la strategia di Bersani. È lo schema neo-identitario, oltre ad essere una strategia in linea con le vecchie abitudini consociative della Prima Repubblica. Nel Pd può rimanere qualche indipendente di sinistra o qualche componente capace dal punto di vista organizzativo di stringere un patto di sindacato con il segretario. Penso a Marini, ad esempio. A questo punto, il neo-segretario proporrà con molte probabilità il ritorno al proporzionale alla tedesca, per liberare ed esaltare il gioco delle alleanze oltre i confini stretti degli schieramenti.
Dalle nostre parti, cioè nel centrodestra, proporzionale alla tedesca fa rima con Lega Nord.
Infatti è dalle parti del centrodestra che bisognerà osservare gli effetti dell’eventuale scelta di Bersani di puntare al sistema tedesco. Se la Lega sceglie di brigare con il Pd bersaniano, con l’Udc e con l’Italia dei Valori, rischia di saltare il quadro istituzionale. Tutto tenendo Berlusconi in scacco.
E il bipolarismo? Ieri il Secolo d’Italia ha pubblicato un "appello" di Benedetto Della Vedova a Bersani perché non rinunci al bipolarismo. Ma ci sono molte nuvolacce all’orizzonte…
Al momento la prospettiva del bipartitismo è stata sconfitta, e anche il bipolarismo. Al momento. Ma io sono ottimista: l’Italia non può reggere un ritorno alla Prima Repubblica, non foss’altro per il fatto che quell’equilibrio si fondava su spesa pubblica clientelare e debito infinito. Oggi ci sarebbe la bancarotta. E allora credo che coloro che non si rassegnano all’eterno ritorno dell’eguale, un giorno o l’altro dovranno ripartire da lì. Questa volta, purtroppo, a mani nude però.
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