Rassegna stampa - Corriere della Sera, Francesco Verderami, 26 settembre 2009.
Quei cinque milioni e mezzo di telespettatori di «Annozero» possono sembrare cinque milioni e mezzo di baionette puntate contro il premier. Ma è difficile immaginare che un programma riesca davvero a spostare consensi, è certo invece che molti nel Pd - al pari di Rutelli - considerano «l'antiberlusconismo vociante, la più grande polizza sulla vita per il Cavaliere».
Sarebbe scorretto etichettare Santoro come leader di partito, sebbene la sua storia e i suoi trascorsi da europarlamentare ne facciano un giornalista schierato. Ed è ovvio - come dice il democratico Latorre - che anche a lui vada «garantito il diritto di cittadinanza nel pluralismo dell'informazione». Il fatto è che proprio sulla maggiore forza di opposizione finiscono per scaricarsi le contraddizioni in seno al popolo di centrosinistra, «e programmi come Annozero - prosegue il vice capogruppo del Pd - sono espressione di una tendenza minoritaria nel Paese, mentre noi vogliamo proporci come alternativa di governo. Perciò non possiamo farci dettare la linea da tv e giornali, ma dobbiamo elaborare autonomamente un progetto che raccolga consensi».
Una piazza mediatica, per quanto da record, non basta al Pd. Rischia anzi di essere controproducente, se è vero che ieri il Riformista - evocando l'antico monito di Nenni ha titolato «Tv piena, urne vuote». «Perché ogni qualvolta si vellica la pancia dell'anti-berlusconismo - secondo Follini - si allontanano da noi gli elettori berlusconiani delusi. E certe trasmissioni che offrono una caricatura del premier, non fanno che avvantaggiare governo e maggioranza». Per una volta l'esponente del Pd la pensa come La Russa, che ieri è andato controcorrente rispetto alle dichiarazioni stizzite dei suoi colleghi di partito: «I programmi di Santoro non hanno mai portato un voto in più alla sinistra - ha commentato il ministro della Difesa - e fanno talmente arrabbiare gli elettori di centrodestra che diventano quasi utili». Persino l'ex magistrato Casson, oggi senatore del Pd e immune da simpatie berlusconiane, è stufo dell'andazzo: «Da quindici anni si va dietro le inchieste giudiziarie e le arringhe tv contro il Cavaliere. Ma così non si sconfigge Berlusconi, lo si batte solo con la politica».
Ecco è il punto: colpendo il premier, di fatto Santoro evidenzia le difficoltà dei Democratici, che Chiamparino ammette: «Quanto più ritarda nell'opinione pubblica la percezione di un'alternativa credibile, tanto più prendono il sopravvento l'astensionismo e le forme di protesta radical-populiste a cui oggi danno voce i Di Pietro, i Santoro e i Grillo». Rutelli ritiene «fisiologica» l'esistenza di questa componente, «il problema sorge quando si mette al volante e agisce sul cambio». «È un pezzo di campo sensibile e militante - aggiunge il sindaco di Torino - con cui bisogna dialogare, anche litigandoci. Ma se c'è un progetto politico, alla fine quell'area si adegua. Magari si tura il naso ma poi ti vota». Manca il «progetto», dunque, e Chiamparino è allarmato per l'incapacità del Pd di proporsi come «alternativa credibile»: «L'ultimo sondaggio che ho letto, rileva che la stragrande maggioranza del settore delle piccole e medie imprese non si fida di noi».
Santoro con tutto questo non c'entra, lui semmai è la levatrice di un pezzo di elettorato che c'è ma non ci crede. Epperò se il centrosinistra è «in queste drammatiche condizioni», come sostiene l'ex presidente della provincia di Milano, Penati, «non è perché noi siamo incapaci di fare opposizione, ma perché abbiamo fallito la prova di governo con l'Unione, un rassemblement unito solo nel nome dell'antiberlusconismo. Quel progetto è fallito, quella stagione è finita, anche se una parte del pubblico viene sollecitata con programmi tv a tinte forti. Ma non è così che torneremo al governo».
«Noi vinceremo - è la tesi di Bersani se riusciremo a saldare la questione democratica con quella sociale, se sapremo cioè mettere insieme chi ci chiede di urlare di più contro Berlusconi, e chi ci critica perché sostiene che parliamo solo di Berlusconi e non ci preoccupiamo dei senza lavoro. Finché sarà così, il problema ci arriverà in casa». Santoro trasmette quel problema e lo amplifica. Ieri D'Alema non ha citato Annozero, eppure ci sarà un motivo se ha ripetuto che «una grande forza riformista non può vivere di anti-berlusconismo, ma deve mettere in campo una proposta di governo convincente. Ecco il miglior modo per battere il Cavaliere, anziché alimentare il suo vittimismo». E il premier, che si sente vittima, ha accusato il colpo. Perché in fondo Santoro non arreca danni solo al Pd, alimenta anche il «tarlo» che sta divorando l'immagine del premier.
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