25 settembre 2009
Annozero. L'incipit potrebbe essere diverso. Ma preferisco iniziare da qui, con questa prima clip che riporta la seconda parte dell'intervista a Filippo Facci, già giornalista de Il Giornale, che ha preferito licenziarsi prima del cambio di direttore al quotidiano della famiglia Berlusconi. La clip si collega oltretutto in qualche modo con la notizia della querela di Mara Carfagna a Repubblica.
E veniamo all'inizio della trasmissione. La clip riporta parte dell'introduzione che contiene lo spezzone di Porta a porta con il Cavaliere e s'interrompe all'inizio della documentazione dello show del ministro Brunetta.
Avete visto le clip. vediamo come ieri, 25, Il Giornale di Feltri descriveva il tutto con la penna di Renato Farina.
Libertà di fango. Annozero è come un manicomio. Altro che censure. Santoro, Travaglio e soci vomitano la loro rabbia contro Berlusconi e «il Giornale», colpevole di aver smascherato l'ipocrisia loro e della sinistra. Una montagna di menzogne pagate dalla Rai.
Rassegna stampa - Il Giornale, Renato Farina, 25 settembre 2009.
Santoro dixit, 14 settembre, una decina di giorni fa: «Sappia Berlusconi, che continua ad agire vigliaccamente nell'ombra...». Sappia che cosa? Ecco: la minaccia mafiosa di Michele Santoro all'ex datore di lavoro ieri si è realizzata davanti al pubblico televisivo. Il Mago della Sinistra ha lavorato con tutti i suoi cilindri, petardi, mossette, luci soffuse a simboleggiare la sua coscienza che brilla nella notte del popolo bue. C'erano i pirati con l'uncino al posto del braccio, Michele aveva il pappagallo sulla spalla, a nome Travaglio. Il culmine è stato quando Santoro si è identificato con san Lorenzo Martire e ha attribuito a se stesso le parole del cardinal Bagnasco sul poveretto cotto alla graticola dall'imperatore. Scopriamo così che è Michele la notte del 10 agosto a far cadere le stelle dal cielo. Mi sa che si sopravvaluta anche come martire.
È stato un atto di guerra (in)civile quello accaduto ieri sera su Rai 2, prima puntata di «Annozero». A dire la verità ci aspettavamo di più, si dev'essere ammosciato. È stata un'aggressione annunciata per tempo, come il fulmine dopo il tuono. È stato un putsch guatemalteco in età elettronica. Si sa che i golpe ormai non si fanno con i carri armati ma occupando postazioni pubbliche per imporre la propria forza di minoranza, giustificando il sopruso con la propria presunta superiore moralità. Così ieri sera Michele Santoro, accompagnato dal parere favorevole - ma guarda un po' il caso - della magistratura, si è impadronito di nuovo della navicella del popolo televisivo. È bravo. Efficace. Ha successo. Lo guardiamo tutti, anche perché i gatti spiaccicati attirano sempre lo sguardo. E lui e la sua squadra sono specialisti nello spiaccicare la gente sull'asfalto del loro linciaggio pubblico. Lo guardano tutti, il Michele. Ma anche Vallanzasca, detto il bel René, funzionava bene nelle rapine, era molto professionale. Michele, con professionalità, rapina la buona fede e pure il canone. Parte da un postulato non dimostrato: in Italia non c'è libertà. E si contraddice subito. Scrive che Il Fatto (réclame gratis) raddoppia la tiratura in due giorni, «gli facciamo gli auguri». Complimenti.
Titolone: «Farabutti». Si comincia lasciando la voce al lamento. Esordisce il Conducator: «State tranquilli, c`è Travaglio, senza contratto ma sistemeremo anche quello». Poi dà voce a Berlusconi: «La Rai... tutte trasmissioni sempre e solo contro la mia parte politica, siamo circondati nella politica nella stampa e nella televisione da troppi farabutti». Lo impana come una cotoletta. È la famosa tecnica del blog. Si ritaglia e si incolla deformando, costruendo grugni grotteschi con parole vere. Ma questo va bene se si chiama satira, se no diventa falsificazione.
Quindi tocca lo stesso servizio a Renato Brunetta: «L'Italia sporca, i cattivi dipendenti pubblici, i cattivi magistrati, le cattive banche, quelli che vivono sulle spalle della prima Italia che rischia. Gli stiamo facendo un mazzo così, certo culturame parassitario, che sempre ha sputato sentenze contro il proprio Paese... non hanno mai lavorato per un'Italia migliore. Fai bene a chiudere il rubinetto dei fondi pubblici, Sandro Bondi, ai parassiti dei teatri lirici, ai finti cantanti, ai finti scenografi... a lavorare?».
Be', popolaresco, ma ben detto. E che fa Santoro? Un colpo di genio. Abilissimo Santoro. Si fa assumere in cielo dalla Chiesa. Cita il cardinal Bagnasco difensore della «coscienza». E chi è la coscienza? Ma sì, dài che lo sappiamo tutti: è lui, il Santoro. Cita ancora Bagnasco: «All'imperatore Lorenzo dice no». È la predica di Bagnasco riferita a San Lorenzo, San Lorenzo Martire. Ma si capisce che pensa a se stesso, a San Michele, a San Travaglio, martiri. Non aveva un contratto della Rai, San Lorenzo, era piuttosto perseguitato, ma fa niente, sono particolari.
Tocca a Franceschini. Domanda: «C'è un pericolo per la libertà di stampa?». Come si vede un quesito duro, che mette in ginocchio Franceschini. Risposta: come ve la immaginate, cioè tutta colpa di Berlusconi, proprietà di Berlusconi delle tivù, uno scoop. Accusa Berlusconi: «Intimidazione, sta intimidendo gli imprenditori perché non diano pubblicità a Repubblica. Ci dev'essere una forte mobilitazione per la libertà di stampa. La battaglia per la libertà di stampa dev'essere senza colori». In effetti lui la spinge verso il grigio topo, Santoro va verso il rosso, diciamo un rosso noioso.
Anche l'amico Mario Giordano è trattato come già capitò a Veronica. La sua faccia si trasforma in cartone animato e gli appaiono vicino le parole del suo editoriale d'addio al Giornale, recitato come sputasse addosso a Feltri. Il quale spiega pacatamente come abbia dato una notizia su Dino Boffo, e non abbia offerto dossier, ma spiegato una sentenza per molestie a sfondo sessuale, grazie a una fonte affidabile. Che qualcuno smentisca se è capace. Risposta non ci fu.
Ma qualsiasi cosa dici lì che non sia secondo la volontà di Casa Santoro e San Travaglio, sei infilato nell'acido muriatico. Di solito prendono in giro Giordano per la sua voce. Stavolta lo doppiano,con voce viriloide, come fosse un coro greco.
Pensavamo fosse una puntata contro il Berlusca, ma alla fine si scopre che il bersaglio preferito è Feltri. Infilzato secondo antica tecnica da quelli che passano per berlusconiani. Così Michelazzo usa Filippo Facci, finto puro della destra, come il prezzemolo per il suo polpettone di calunnie. Contro chi? Feltri. Dev'essere lui che impedisce la libertà di stampa, l'unico che aumenta la vendita di giornali, e così porta viale copie agli altri, ohi ohi.
Quindi Marco Travaglio. Mescola frasette su ragazze e festini, Silvio e Massimo, infine il favoloso gioco di parole su «pulp» e «palp». Bravissimo, un genio. E la fiction, bellezza, fatta passare per realtà, per stampa. Povera Italia.
«È ora di finirla. È l'ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull'infamia, sulle porcherie», tuona il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola contro la puntata di Annozero andata in onda ieri sera. «La televisione non può sostituire le aule dei tribunali soprattutto quando la magistratura non ha rilevato alcun elemento per aprire inchieste sul presidente del Consiglio. Stiamo attraversando una stagione di veleni che sconcerta i cittadini. Queste aggressioni sono la risposta disperata alla politica del fare del Governo Berlusconi, nell'illusione di sovvertire il risultato elettorale. La politica non può arrendersi a questa logica».
E annuncia: «Convocherò i vertici della Rai per verificare se trasmissioni come Annozero rispettino l'impegno, assunto dalla Rai nel contratto di servizio, a garantire un'informazione completa e imparziale».
No alle «invasioni di campo», avverte subito il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: «Organismi propri di controllo e di intervento in materia di trasmissione televisive del servizio pubblico sono altre: Commissione parlamentare di vigilanza e Agcom». «Non si tratta - aggiunge Zavoli - di rivendicare competenze, bensì di evitare, tutti, in proprie invasioni di campo che avrebbero, per di più, il risultato di inasprire ulteriormente polemichè già fin troppo inquinanti il clima politico italiano».
«L'intervento del ministro Scajola è un tentativo senza precedenti e fuori dalla legge di imporre una censura governativa sulla Rai», replica Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd. «L'editore della Rai è il Parlamento e il compito di vigilare sul pluralismo è affidato alle Camere attraverso la commissione di Vigilanza. Il contratto di servizio - aggiunge Gentiloni - non dà al governo alcun potere di intervento editoriale e sui programmi. Mi auguro che i vertici Rai sappiano salvaguardare l'autonomia dell'azienda e il rispetto della legge».
Chiudo come ho aperto, riportando parole di Filippo Facci, quelle pubblicate ieri su Libero nella sua rubrica "Appunti", dal titolo "Né servi né killer": «Di libertà di stampa ce n'è anche troppa, ma questo non toglie che in Italia ci sia anche stata - mio personale parere - una forma di restrizione delle libertà. Tento di spiegarmi. La lotta politica si è oltremodo radicalizzata o meglio militarizzata, e in guerra c'è poco spazio per i distinguo e le sfumature: si spara, si guarda da che parte stai, si usa ogni arma possibile, conta il risultato. C'è un'opposizione ormai dipietrizzata che è disposta a ogni cosa, e c'è un centrodestra galvanizzato dal consenso che è deciso a non fare prigionieri, Né servi né killer non più. I giornali spesso inseguono o divengono arma: e chi non sposa in blocco una posizione secca e omni-comprensiva - dell'opposizione o del governo - figura come un lezioso perditempo, un collaborazionista, un anarchico inaffidabile. Gli indipendenti sono guardati in cagnesco perché non - verbo felicemente ambiguo - servono.In tv, poi, è ancora peggio. Le reti Mediaset hanno fatto delle scelte che sono evidenti a tutti, l'era di un pluralismo spesso alla tafazzi è chiusa da tempo: quella dei Mentana, Ferrara, Sgarbi, addirittura Santoro. In Rai si sparano in faccia personaggi che sono stati nominati espressamente per farlo - dai partiti - oppure scorrazzano armate semi-autonomiste modello Annozero. E qui di pacifisti non ce ne sono, però ecco: sparare a comando, davvero. no».
Questo post è stato realizzato da Sergio Fumich.
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