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lunedì 10 agosto 2009

Veline sculettanti o mammine tutta casa

Il Cittadino oggi pubblica una lettera di Danila Baldo consigliera provinciale di parità (http://www.consiglieraparitaprovincialodi.it/).
Stipendi d’oro, ma soltanto agli uomini.
Rassegna stampa.

Prendo spunto dalla pubblicazione degli “Stipendi d’oro per i manager ospedalieri” (Il Cittadino del 6 agosto 2009 pag. 9) per darne una lettura di genere. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla disparità retributiva (anche a parità di mansioni) fra uomini e donne non ha che da guardare attentamente queste tabelle: 7 sono i manager ospedalieri citati, di cui solo 1 donna (poco più del 14%); 5 i capi dipartimento, nessuna donna (0%); 26 primari di cui 2 donne (8% scarso); 28 i medici citati più retribuiti, di cui 2 donne (poco più del 7%). Facendo una somma di tutte le categorie riportate, troviamo ai vertici degli “stipendi d’oro” 61 uomini e solo 5 donne, cioè in media solo l’8% di presenza femminile ai vertici delle retribuzioni!
Sono andata a controllare sul sito ufficiale dell’Azienda Ospedaliera (www.ao.lodi.it) e alla pagina dedicata all’Operazione Trasparenza nelle Informazioni Utili ho contato 378 nominativi (dal direttore generale a tutti i medici dei diversi reparti, indicati in ordine alfabetico) di cui 153 donne, ossia il 40,5% del totale. Ciò significa che le donne medico sono tante, ma pochissime quelle che arrivano agli stipendi più alti.
Se la forbice retributiva è più “comprensibile” per i settori manager e primari (anche lì, si sa, come in tanti altri settori della nostra società, le donne non hanno ancora sfondato il famoso tetto di cristallo, non hanno ancora accesso paritario ai posti di grande responsabilità, sono numericamente inferiori), più difficile da capire è la discriminazione retributiva fra i medici, cioè fra coloro che esercitano la stessa professione: che cosa porta, a parità di mansione, una così grande differenza fra gli stipendi? Sono meno “capaci” le donne in medicina? Ma di fronte allo stesso lavoro non dovrebbe esserci uno stesso stipendio? Andando a leggere bene le tabelle, si nota che ciò che fa lievitare gli stipendi (tutti uguali alla base, “stipendio tabellare”, prima colonna) sono gli importi delle altre due colonne, “retribuzione posizione totale” e “altre voci stipendiali fisse e ricorrenti”.
Che cosa significa? A questo punto chiunque abbia seguito bene il discorso sarà giunto al nodo del problema, che è il punto focale di tutte le politiche di pari opportunità e parità di genere: le donne hanno conquistato libero accesso agli studi e alle professioni, ma, a parità di merito e capacità, sono ancora bloccate nell’avanzamento della carriera e nell’attribuzione di incarichi aggiuntivi e più remunerativi dalla loro condizione di “donne”! Ossia se hanno famiglia, tutto il carico aggiuntivo del lavoro di cura ricade su di loro (e prende il posto di altre possibilità remunerative, lasciate appannaggio maschile); se non hanno famiglia (o non ne hanno una impegnativa) cade su di loro in ogni caso il pregiudizio che, in quanto donne, sono poco affidabili per incarichi di grande responsabilità, perché il tempo e la disponibilità che hanno al presente potrebbe sempre venir meno in caso di sopraggiunti impegni familiari!
Viviamo in una società che, certo, se non impone il burka e la sharia, ha però ancora tutta una lunghissima strada da compiere perché le donne siano considerate soggetti di pari dignità con autonomia di pensiero e azione, e non oggetti di proprietà o del piacere o dell’opportunismo maschile (vedi lo stupendo e terrificante video in http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89).
Le donne in primis dovrebbero ribellarsi dall’essere sfruttate o come corpi nudi sempre pronti alla seduzione o come corpi da riproduzione della specie, e a questo punto il compito di sottrarle al feroce condizionamento dei media, che le vogliono o veline sculettanti o mammine tutta casa, è il fondamentale compito di tutte le istituzioni delegate alle pari opportunità e alla parità di genere.
In realtà sono tantissime le donne impegnate nella ricerca scientifica, anche ad alti livelli, o in professioni impegnative, solo per fare degli esempi, ma il loro compito diventa doppiamente più difficile e faticoso se sommato anche alla totalità del carico familiare, e ciò può essere mitigato solo da un lato dall’applicazione seria di norme e leggi sulle pari opportunità anche in ambito familiare che ci sono e vanno migliorate e fatte rispettare e dall’altro dal favorire un cambiamento di mentalità che veda ugualmente importanti e presenti i due generi sia in famiglia sia in società.

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