Il sindacato boccia la proposta della Lega, rilanciata dal premier Silvio Berlusconi. Il segretario della Uil: "Dopo l'estate non ne parleremo più". Cgil: "Si cancellano i diritti acquisiti". Polverini (Ugl): ''Sono un errore''. Ma il governo rassicura. Scajola: "Nessuna discriminazione per il Sud, non siamo condizionati dalla Lega". E Fini con la sua Fondazione prepara l'offensiva sul Mezzogiorno.
Il segretario spiega quindi che ''neanche le associazioni delle imprese sono favorevoli al ritorno al passato e forse ci sarà una ragione. La ragione -prosegue- è molto semplice: i salari sono il compenso per il lavoro che si fa non per dove lo si fa''.
Fortemente contraria la Cgil: ''L'ipotesi di istituire le gabbie salariali rappresenta la cancellazione di un diritto conquistato con le lotte dei lavoratori'' sottolinea il segretario generale della Cgil Sardegna Enzo Costa. ''Un diritto che ha rappresentato per anni l'idea di un Paese unico ed unito. Pensare che si possano retribuire identiche prestazioni e professionalità in modo diverso - afferma Costa - significa mettere in discussione i principi sanciti dalla Costituzione e la stessa unità del paese''. ''I sindacati chiedono un aumento del potere d'acquisto di salari e pensioni - conclude Costa - e come risposta dal governo ottengono un aumento delle disuguaglianze''.
Anche per il segretario generale dell'Ugl Renata Polverini, "le gabbie salariali sono un errore, servirebbero solo a penalizzare ulteriormente il Sud". "La differenziazione salariale, inoltre, vanificherebbe l'obiettivo, inseguito per tanto tempo, e raggiunto con grande fatica con la riforma contrattuale, di premiare i livelli di produttività, riforma che il governo dovrebbe sostenere, anche con politiche fiscali di incentivo" aggiune Polverini. Che spiega: "Crescere un figlio al Sud costa molto di piu'' che al Nord, così come mantenere un'automobile o sostenere i costi delle utenze domestiche. E per di più i salari partono già da un livello inferiore rispetto al Centro Nord, e parametrarli al territorio significherebbe ridurli ancora".
Il governo dal canto suo prova a rassicurare i sindacati. Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola dice "no alle gabbie salariali se queste sono intese come una discriminazione nei confronti del Sud d'Italia. Sì invece ad una contrattazione che tenga presente la produttività e la vicinanza al territorio dello stipendio delle persone". "La valutazione non è quella di accondiscendere alla terminologia gabbie salariali: il Presidente del Consiglio sostiene la tesi che la contrattazione si sposti dal livello centrale a quello territoriale. Dobbiamo avvicinare la contrattazione al territorio, alla specificità aziendale e anche alla produttività del territorio", spiega.
Al tempo stesso Scajola respinge l'idea di un condizionamento troppo pesante della Lega Nord sul governo. "la Lega è una componente essenziale del governo, ma il governo non è condizionato dalla Lega. Il Presidente del Consiglio è la sintesi di ciò che di buono bisogna fare per il governo del Paese. Mi pare una polemica sul nulla", conclude il ministro.
Anche il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, assicura che non ci sarà una legge che stabilirà i differenziali salariali tra Nord e Sud. "Ci sembra che sulla questione dei salari al Nord e al Sud - premette Cicchitto - vengano fatte molte interpretazioni forzate.
Per il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, il termine gabbie salariali va tolto dal dibattito perché ingenera equivoci e giustamente si presta a polemiche. Il programma per il Sud che stiamo mettendo a punto deve lasciare spazio alla flessibilità contrattuale, affinché si tenga conto dei livelli di produttività e del costo della vita. Niente di più di quanto anche le forze sindacali reputano giusto e logico".
Dall'opposizione però il segretario del Pd, Dario Franceschini dice che "le gabbie salariali sono un'idea "vecchia e superata" che penalizzerebbe ulteriormente il Sud che non ha bisogno degli "show mediatici" del presidente del Consiglio ma di misure concrete per rivitalizzare l'economia e lo sviluppo. Le gabbie salariali, sottolinea Franceschini, sono già state bocciate da Confindustria e sindacati. "Mi stupisco che Berlusconi le rilanci. L'idea è vecchia e superata. Inoltre, si lascerebbero immutati gli stipendi del Nord mentre quelli del Sud diminuirebbero".
Fuori dal coro il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, secondo cui le gabbie salariali esistono già "visto che i lavoratori del Nord guadagnano oggi mediamente il 30% in più dei colleghi del Sud" e se reintrodotte per legge avvantaggerebbero i lavoratori meridionali. Infatti, se teniamo conto che la Banca d'Italia ha dichiarato nei giorni scorsi che il costo della vita è del 16% circa superiore al Nord rispetto al Sud, l'introduzione delle gabbie salariali dovrebbe, quindi, far recuperare ai lavoratori dipendenti del Mezzogiorno un differenziale oggi esistente con quelli del Nord di circa 14 punti dato dalla differenza tra i maggiori livelli medi salariali e il maggior costo della vita presenti nel settentrione''.
Penso proprio che con questa recente storia delle gabbie salariali si è raggiunto il colmo..questi Leghisti e chi li sostiene vanno assolutamente fermati.
RispondiEliminaSono una minoranza di privilegiati che si beano di posizioni di rendita.
Che venga garantita prima la stessa qualità di vita e di opportunità tra il nord ed il sud;che l'italia sia prima effetivamente una ...e poi ne parliamo..