Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.
Loro no, non pensano alle valigie da fare e alle code sull’autostrada da sopportare. Gli operai della Innse di Milano, da sei giorni sul carroponte della fabbrica per bloccarne lo smantellamento, hanno solo un pensiero in testa: fare in modo che la loro protesta riesca a salvare l’azienda. A guidare la battaglia è proprio un lodigiano, l’operaio metalmeccanico Massimo Merlo, che insieme ai suoi compagni di lavoro si trova ancora lassù, sul carroponte. Oggi, però, potrebbero esserci delle buone notizie, la Fiom-Cgil ha annunciato l’esistenza di un terzo acquirente dopo una lunga riunione in prefettura, così potrebbe definitivamente chiudersi la trattativa con il proprietario dell’azienda, Silvano Genta, e con la proprietà dell’area. L’acquirente non è nè la Gadda srl nè la cordata di imprenditori torinesi che hanno manifestato interesse nei giorni scorsi. Solamente nel caso in cui la trattativa andasse a buon fine, i cinque operai tornerebbero a terra. «Finchè non ci sarà una situazione definita è meglio continuare con quello che stanno facendo», afferma il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, dopo aver incontrato il gruppo. Rinaldini ha spiegato che «ci sono novità, si sono fatti avanti nuovi acquirenti con ipotesi di acquisizione in tempi stretti. Verificheremo in questi giorni». Ore di tensione anche per le famiglie dei lavoratori: «Speriamo che si arrivi a una conclusione - dice Cristina Vercellone, moglie di Merlo -, anche perché sono stanchi, fa caldo e devono stare in uno spazio di 4 metri per 5, dove ci sono anche altri macchinari». L’operaio è pronto anche a rinunciare alle ferie pur di non abbandonare la battaglia.
Questa mattina una delegazione della Rsu Innse e della Fiom, che da ieri hanno chiesto pressantemente un incontro urgente con Formigoni, è stata ricevuta dal Direttore Generale dell’Istruzione, Formazione e Lavoro, Roberto Albonetti, perché dicono, in Regione, essere tutti in ferie, dalla Presidenza all’Assessore.
Un atto di forza ingiustificabile quello messo in atto da ieri di cui Regione Lombardia è corresponsabile se non interviene subito perché sia sospeso immediatamente lo smontaggio dei macchinari. Chiediamo ancora una volta a Formigoni di intervenire in prima persona per impedire lo smantellamento di una fabbrica sana.
Proprio l’ordine del giorno votato all’unanimità mercoledì scorso dal Consiglio Regionale chiedeva un impegno concreto di Regione Lombardia per sventare il pericolo dell’esecuzione forzata dello smantellamento dei macchinari proprio in questo periodo di ferie. E subito è successo: i ladri di polli sono arrivati! Oggi Formigoni deve scegliere da che parte stare: se dalla parte dei lavoratori e della continuità produttiva della Innse - come tante volte riconosciuto e sostenuto negli ultimi mesi -, o dalla parte di un singolo che fa solo i propri affari e delle speculazioni che si avventano sul sito produttivo di Lambrate.
Gli sgherri di padron Genta devono immediatamente uscire dallo stabilimento abbandonando lo smontaggio degli impianti.
È il momento che Formigoni si faccia vedere ai cancelli, ascolti le RSU e si impegni politicamente a risolvere questa situazione intollerabile.
La polizia si ritiri, la Innse non è un problema di ordine pubblico. Difendere il diritto al lavoro negato dalla speculazione non è un reato. Fuori legge vanno considerati il bucaniere dell'economia Silvano Genta e chi gli ha consentito di ottenere per appena 700mila euro la proprietà di macchinari che valgono venti volte tanto, per poi andarsene lasciando sulla strada decine di lavoratori con le loro famiglie.
In questa storia ci sono responsabilità politiche enormi, a cominciare da quella del sottosegretario Castelli che, in base alla legge Prodi, presentò padron Genta alla provincia di Milano spacciandolo per imprenditore, quando invece era semplicemente un rottamatore.
Su quanto sta accadendo alla Innse Castelli non ha proferito parola fino ad oggi, dopo quelle spese per garantire la bontà delle intenzioni di Genta, che oggi si rivelano un imbroglio. Personaggi come lui, che prendono in giro i lavoratori del Nord, non devono stare al governo: Castelli si dimetta!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.