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sabato 8 agosto 2009

La guerra dei rifiuti (II)

Carlo Catena su Il Cittadino di oggi ci dice che l’impianto di Cavenago è del “re del pattume” di Napoli.
Ma milioni di azioni sono in pegno alle banche.
Rassegna stampa.

Cavenago - È una delle più grandi aziende italiane del settore dei rifiuti il padrone della discarica di Cavenago d’Adda: la Waste Italia dei fratelli Colucci di Napoli, una famiglia partita da San Giorgio a Cremano all'inizio degli anni Novanta dopo la privatizzazione della nettezza urbana a Napoli e oggi titolare direttamente di nove tra impianti e discariche in tutto il Nord Italia e indirettamente impegnata in innumerevoli partecipazioni, dopo aver rilevato anche il ramo italiano di una multinazionale americana del settore. Formalmente la discarica lodigiana fa capo alla Ecoadda, una srl in cui la Waste Italia dal mese di marzo compare con circa 75mila euro di capitale e il resto è suddiviso tra Eal, che appartiene a Provincia di Lodi e decine di comuni del territorio, con circa 19mila euro, e Lge Srl di corso Mazzini, Lodi, con una partecipazione di poco meno di 4mila euro. Presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Ecoadda è Nicola Colucci, 45 anni, di Napoli, e al suo fianco nel cda siedono come consiglieri i lodigiani Antonio Redondi, Gaetano Ballerini e Antonio Nava, il varesino Massimo Cozzi, il milanese Giuseppe Chirico e il bellunese Alberto Errico. Un altro lodigiano lo si trova tra i “sindaci” della Ecoadda, il 51enne Francesco Monteverdi di Casalpusterlengo. Fino al 1996 l'impianto era di proprietà della Sacagica, la stessa azienda che gestiva anche la maxidiscarica di Vizzolo Predabissi.
A volere la discarica di Cavenago d'Adda era stato il Consorzio del Lodigiano, che il 14 dicembre del 1987 aveva deliberato l’avvio dei lavori per una “discarica comprensoriale“, finanziata per un quarto con 400 milioni di lire stanziati dalla Regione Lombardia. Era un periodo in cui sul Lodigiano incombevano un progetto di inceneritore per rifiuti ospedalieri a Borgo San Giovanni e nientemeno che una caldaia a carbone per la centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso. Ed esistevano piccole discariche, come quella di Valera Fratta, sulle rive del Lambro, una vera bomba ecologica a cielo aperto.
L'avvio della discarica di Cavenago, con un primo periodo di gestione Astem, aveva visto anche l’avvio di un’inchiesta della magistratura per una perdita di percolato. Poi il silenzio. Ai primi lotti a sinistra della strada comunale per Soltarico si è successivamente aggiunta un’altra collina alla sua destra, quindi si è dovuto riempire anche l’avvallamento tra le due collinette, spostando la strada, con il quarto lotto autorizzato dalla Regione Lombardia a fine 2006 e tanto di autorizzazione del Pirellone a “operazioni di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi” per dieci anni“. In occasione dell’emergenza rifiuti a Napoli, due anni fa, qualcuno in Provincia aveva anche dato la disponibilità dell’impianto lodigiano. Eventualità plausibile, vista la residenza dei titolari. Poi però non se ne è fatto niente. Qui finisce la frazione indifferenziata di quanto raccolto in quasi tutti i comuni del territorio, ma per un lungo periodo sono arrivati anche i “biocubi”, il semilavorato della frazione secca prodotto dall’impianto di Montanaso, anch’esso partecipato dalla Eal, che tratta anche rifiuti non lodigiani. Così come è partecipato dalla Eal anche l’impianto per la frazione umida a Terranova Passerini. La Provincia di Lodi si trova così a dover autorizzare le attività e a controllarle anche per impianti di cui è proprietaria, come un vigile che dovesse dare le multe alla propria auto o un sindaco che dovesse rendere edificabile un proprio terreno. Ma tutto è alla luce del sole e la filosofia ispiratrice di questa compartecipazione pubblico-privato è stata quella di una maggiore efficienza. Un’efficienza che per Ecoadda vale 8,5 milioni di euro di ricavi e 7,5 milioni di costi di produzione, di cui 395mila euro di costi per il personale. Efficienza che, se c’è a Cavenago (nonostante sia sempre stato gettato al vento il biogas che invece altrove si usa per produrre energia elettrica) e a Montanaso, non è ancora arrivata alla Eal Compost di Terranova. Ma quella, con il socio (la Cre) che vorrebbe realizzare un’altra discarica, concorrente, a Senna Lodigiana, è un’altra storia. Anche perché i soci di Cre non si conoscono, visto che si celano dietro una società anonima lussemburghese. Dietro il colosso Waste Italia c’è invece la Spa Waste Italia holding il cui capitale sociale di 10,3 milioni di euro è in pegno in ragione di un quarto ciascuno alla Banca nazionale del lavoro, ad Agrileasing, la Banca per il leasing delle banche di credito cooperativo, all'Unicredit e ad Interbanca Spa: i rifiuti di Cavenago sono nelle mani delle banche.

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