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sabato 8 agosto 2009

La guerra dei rifiuti (I)

Greta Boni su Il Cittadino di oggi ci racconta che Ecoadda, che gestisce la discarica di Cavenago, dovrà presentare un nuovo progetto tenendo in considerazione le criticità sollevate dagli enti locali.
La discarica si allarga e chiede spazio.
Ma l’ampliamento potrebbe “mangiarsi” la strada provinciale.
Rassegna stampa.

Cavenago - Ecoadda dovrà presentare un nuovo progetto per l’ampliamento della discarica di Cavenago, tenendo in considerazione tutti i punti critici sollevati dagli enti locali. Anche se inizialmente la società aveva presentato un’ipotesi di ampliamento di circa 600 metri cubi, ora potrebbe prevedere un incremento dei volumi fino a un milione di metri cubi, una proposta che è stata già valutata positivamente in termini di fattibilità. Questa settimana si è tenuta la conferenza dei servizi per valutare questa eventualità, un incontro a cui hanno partecipato la Provincia di Lodi, l’Arpa, il comune di Cavenago, il Consorzio bonifica Muzza Bassa Lodigiana e, naturalmente, Ecoadda. Palazzo San Cristoforo ha sottolineato che per il momento non sembrano esserci fattori escludenti che possano impedire l’ampliamento dell’impianto di rifiuti, tuttavia sarà necessario un approfondimento; l’unico problema, che però rappresenterebbe un criterio penalizzante, sarebbe la vulnerabilità del suolo, proprio per questo motivo l’ampliamento potrebbe essere consentito solo a fronte di una complessiva riqualificazione paesaggistica e ambientale della zona. Lo studio presentato della società, inoltre, prevede l’esaurimento dei volumi aggiuntivi in soli cinque anni, ma per la Provincia di Lodi sarebbe necessario un adeguamento delle previsioni, in grado di assicurare la copertura dei fabbisogni del territorio per almeno dieci anni. Il progetto dovrà poi confrontarsi con la pianificazione territoriale e urbanistica, Ecoadda dovrà così prevedere una serie di elementi di compensazione, accordandosi con il Parco Adda Sud e con il Consorzio Muzza. La criticità forse più importante sarebbe rappresentata dal tracciato della Sp 16, ma anche dalla pista ciclabile che scorre a fianco della strada provinciale. Il tracciato proposto non sembra rispettare le norme previste per la costruzione delle strade, soprattutto per quanto riguarda l’introduzione di flessi di raccordo che ridurrebbero la sicurezza in prossimità della rotonda. Le interferenze con la pista ciclabile, inoltre, potrebbero avere delle ripercussioni sull’attraversamento semaforico e sugli accessi carrabili. Infine, bisognerà verificare la fascia di rispetto stradale, che dovrà essere necessariamente mantenuta. Secondo alcune indiscrezioni, l’ampliamento della discarica sarebbe possibile solamente spostando la strada provinciale e la pista ciclabile, un intervento che Ecoadda dovrebbe realizzare a sue spese. L’impianto, infatti, ritaglia perfettamente i confini del Parco Adda Sud, per questo l’unica espansione possibile si affaccerebbe sull’asfalto. Il Consorzio Muzza non ha rilevato criticità dal punto di vista irriguo, ma sostiene che debbano essere approfonditi gli aspetti idraulici, relativi agli scarichi delle cunette stradali e delle acque meteoriche della discarica. L’Arpa ha osservato che esistono delle interferenze rispetto all’impianto esistente e che la nuova ipotesi porterebbe la discarica a circa 30 metri di altezza sopra il piano stradale, creando un maggiore impatto visivo; l’aumento dei volumi dovrà poi trovare corrispondenza nel piano di gestione operativa dell’insediamento. Il comune di Cavenago, infine, ha sottolineato l’importanza dell’aspetto paesaggistico e della valorizzazione delle piste ciclabili. Dal momento che il progetto della discarica di Senna, proposto dalla società Cre e osteggiato dal territorio, incombe sul Lodigiano, l’ampliamento dell’impianto di Cavenago potrebbe costituire un’arma di difesa in più. Il Piano rifiuti della Provincia di Lodi, varato dalla precedente amministrazione e commissariato da Regione Lombardia dopo una serie di vicissitudini, ribadisce l’autosufficienza del Lodigiano in materia di smaltimento rifiuti, allo stesso tempo prevede il divieto di costruire nuovi insediamenti, con la possibilità di ampliare quelli già esistenti.

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