La lotta dei lavoratori alla Innse di Milano: si fa avanti l’acquirente, la Gadda; la Fiom: «Basta smontare le macchine».
La quarta notte lassù in cima alla gru.
Non si arrendono l’operaio lodigiano e i suoi quattro compagni.Rassegna stampa - Ivana Castagnone, Il Cittadino di oggi.
Milano - Sono stanchi e sempre più accaldati, ma resistono. Il metalmeccanico lodigiano Massimo Merlo e i suoi quattro compagni della Innse sono lassù. Arroccati sul carroponte. Il tetto del capannone si intravede da via Rubattino. È il più alto, un po’ nascosto dagli altri. Il sole batte a picco e qualcuno, arrivato da Lodi apposta, monta l’ennesimo gazebo per quelli che vengono lì a presidiare. «Siamo stanchi e arrabbiati marci con le istituzioni che scaricano le responsabilità», commenta Merlo al telefono.
Alle 9 il sole si fa sentire, chissà là dentro, come è alta la temperatura. «Oggi fa più caldo del solito - aggiunge l’operaio -, ma non scendiamo. Stiamo qua fino a che non viene messo per iscritto che le macchine non si smontano». Per loro, che sono riusciti a salire sulla gru, in fabbrica, nonostante il dispiegamento di 400 agenti e 40 operai mandati dal proprietario Genta a smontare la macchina utensile più importante della fabbrica, sono momenti duri. Da ieri non hanno più neanche la possibilità di caricare i telefoni e comunicare con i compagni.
Uno spiraglio si è aperto in serata quando è stato ufficializzato il nome della società interessata ad acquisire la Innse. Si tratta della Gadda srl di Milano. Ha manifestato l’interesse a rilevare gli assett industriali relativi al marchio Innse: acquistare il terreno di proprietà della Aedes con i capannoni e tutte le macchine. La lettera sottoscritta nel primo pomeriggio di ieri nella sede della Aedes, proprietaria dei terreni di via Rubattino, è stata poi inviata alla Provincia, alla Regione e alla Prefettura. Gadda si impegna a rilanciare la produzione mantenendo immutato l’organico di 49 operai. Mauro Sgarlata, l’amministratore delegato della holding finanziaria che ha sede in via Brera, è partito ieri per le vacanze, dopo aver proposto di avviare le trattative con la Innse, le istituzioni e le parti sociali. In modo da formulare una proposta, con almeno una bozza del piano industriale, alla fine di settembre. La Fiom nazionale, la Cgil lombarda e la Camera del lavoro di Milano insistono, ora, sulla necessità di «lasciare spazio alla trattativa con la sospensione di ogni attività di sgombero e smontaggio dei macchinari. Ad avere un ruolo determinante sarà anche il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. Il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni ha contestato gli attacchi dei sindacati: «La Regione - ha detto - ha fatto tutto quanto era suo dovere e anche di più, ed è disponibile e pronta a farlo anche in futuro, ma in questo momento non ha poteri di interferenza con le decisioni della magistratura e con le iniziative conseguenti del prefetto».Là fuori, apprese le notizie i manifestanti festeggiano. Ma gli operai sul carroponte non si lasciano andare a facili entusiasmi: «Stiamo a vedere - commenta Merlo -, intanto noi stanotte staremo ancora qua». In mezzo alla polvere dei tubi e alle zanzare. Fuori però il sostegno non manca, anche da parte dei compagni della Svizzera che sono venuti ancora a portare solidarietà.
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