Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci informa che a Zorlesco da dicembre dovranno andarsene i volontari che da 15 anni raccolgono i mobili in tutto il Nord per le famiglie bisognose.
Il comune sloggia i Lavoratori Credenti.
Eternit e buchi sul tetto: il centro di solidarietà deve essere chiuso.
Rassegna stampa.
Addio al Centro di solidarietà dei Lavoratori Credenti di Zorlesco: entro dicembre l’associazione di don Peppino Barbesta lascerà il capannone casalino nel quale procura gratis ai poveri i mobili e l’arredamento usato. Dietro la decisione, ufficialmente presa in accordo tra associazione e amministrazione comunale, ci sono alcuni rilievi tecnici mossi dalla nuova giunta di centrodestra alla struttura. In particolare il capannone comunale usato dall’associazione non ha alcun collegamento all’impianto elettrico, gli oltre 350 metri quadrati di tetto sono realizzati ancora in ondulina con amianto e perdipiù ci sarebbero dei buchi nel soffitto dai quali passerebbe l’acqua piovana, mancano completamente la pavimentazione e i servizi igienici, non ci sono porte tagliafuoco e uscite di sicurezza e nessuna dotazione antincendio, nonostante all’interno vi siano accatastate decine e decine di mobili in legno.
«L’area è del tutto inadatta a un’attività di quel tipo - spiega il sindaco Flavio Parmesani -. Proprio come per la moschea, senza fare discriminazioni di alcun tipo e tantomeno di carattere religioso, siamo costretti a intervenire per questioni di sicurezza degli edifici. Sulle problematiche della struttura di Zorlesco hanno concordato anche i responsabili del centro, che infatti si sono detti disponibili a lasciarlo entro pochi mesi». Il capannone è di proprietà comunale e si trova nel recinto del centro raccolta rifiuti di via IV Novembre. All’interno, anche oggi che pure il centro è ufficialmente chiuso per ferie, si trovano armadi, letti, camerette intere, cucine e mobili di qualunque tipo, alcuni sacchi di vestiario, accessori di cucina, servizi di piatti, pentole e altri oggetti d’uso domestico più comune. I volontari del centro vanno in giro per tutta la Lombardia e per l’Emilia Romagna per smontare, caricare e trasportare i mobili in disuso, quelli destinati a essere buttati per il rinnovo dell’arredamento nelle case delle famiglie normali. Se non ci sono danni e sono ancora in condizioni accettabili, i Lavoratori Credenti li prendono e li portano a Zorlesco.
Qui, ogni sabato mattina, quaranta o cinquanta persone, quasi tutte straniere, vengono a vedere i mobili, scelgono quelli adatti alle proprie esigenze e alle proprie case e se li portano via. Arrivano al mattino presto, e qualche residente si lamenta della loro presenza, ma incidenti non ne sono mai capitati. Spesso, i volontari li portano direttamente nelle abitazioni di chi che ne aveva fatto richiesta per tempo. «Vengono tutti qui - dicono Sante ed Enrico, due dei volontari storici del centro -. Si trovano famiglie intere di brava gente, qualche furbo che pensa di venire a fare affari, chi se ne approfitta e chi ha vergogna a chiedere. È un’umanità varia, senza dubbio, ma spesso quando consegniamo troviamo case molto spoglie, dove la povertà è reale».
Nel centro vengono smistate 2 mila consegne l’anno, qualche volta piccoli soprammobili altre volte camere intere, e la povera gente arriva a prenderli da Brescia, da Bergamo, da Piacenza. Inoltre, è attivo un servizio di riparazione biciclette che garantisce il recupero di un centinaio di mezzi l’anno. Il tutto è fatto dai volontari dietro offerta libera, per il pagamento delle spese di trasporto e per sostenere le attività di don Barbesta. Dopo più di 15 anni di attività, ora il centro di Zorlesco va verso la chiusura e, anche se esiste un’ipotesi di trasferimento a Codogno, difficilmente riaprirà con le stesse caratteristiche. Dall’anno prossimo, i poveri del lodigiano saranno più poveri.
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