Al mio rientro dalle vacanze ho colto la coda di un dibattito sulla gestione del Pdl lodigiano. Non voglio entrarci: ne ho letto solo parzialmente e soprattutto coinvolge persone di cui conosco poco le vicende e soprattutto l’animo. Vorrei però cogliere l’occasione per fare alcune riflessioni e soprattutto alcune domande sul futuro del Pdl lodigiano.
Mi sono sempre interessata alla politica nazionalema sono solo 5 anni che la guardo più da vicino. Fino a sei mesi fa come componente di una lista civica e soprattutto per le cose interne al paese, negli ultimi mesi come candidata di una lista civica appoggiata dal Pdl.
A livello nazionale Forza Italia prima e il Pdl poi hanno dato ai cittadini che si riconoscono in questa area politica grandi soddisfazioni e anche la sensazione di una coesione interna che permette a chi la politica la segue ma non la frequenta, di sentirsi parte di qualcosa (lo dimostrano il successo che hanno avuto sul territorio ad esempio i Circoli della Libertà).
Visto più da vicino a livello locale, e qui parlo del lodigiano perché questa è la realtà che conosco meglio, questa coesione, questo senso di appartenenza, questa “identità”, non mi sembrano palesarsi in egual misura se non in qualche occasione, peraltro rara, di incontro. Questo stato di cose, se posso permettermi di esprimere un’opinione da esterna, da non iscritta, credo sia la causa dell’affascinazione ma mi spingerei a dire anche della sudditanza psicologica subita verso la Lega Nord in questa tornata elettorale dal Pdl. Penso che la Lega sia certamente da considerarsi un ottimo e leale alleato a livello nazionale ma pur sempre un competitor all’interno del bacino di voti di centro destra e questo, per altro, è l’atteggiamento che mi è sembrato di cogliere in alcune occasioni frequentando ambienti di FI a Milano. L’aspettativa quindi era quella di un approccio da parte dei referenti del lodigiano che si muovesse in questa ottica: massima collaborazione, dove possibile alleanze di governo ma comunque e sempre ottima difesa della propria identità. Atteggiamento, questo, che alla Lega non fa certo e giustamente difetto.
Io, ma so di non essere sola, sinceramente non ho colto un progetto che andasse in questa direzione e non volendo neanche prendere in considerazione che le strategie politiche vengano fatte sulla base di interessi personali e facendo comunque salve le scelte fatte sulla validità delle persone (come ad esempio nel caso del candidato alla provincia) mi domando quale capacità di consenso riuscirà amettere in campo il Pdl in grado di contrastare quella, innegabile, della Lega ma anche in grado di attrarre nuovi elettori. Non sono in grado di prospettare il futuro del partito, certamente quello che mi sembra funzionare nel macro (la nazione) non mi sembra convincere nel micro. E allora credo che nel breve periodo la priorità per i dirigenti e i vari responsabili locali dovrebbe essere quella di dare chiarimenti sulle strategie e i progetti inerenti il futuro del partito per informare, incoraggiare
e tranquillizzare i loro elettori.
Spero con questa lettera di aprire un dibattito e di leggere opinioni, consigli e anche smentite delle impressioni da me riportate.
Cordiali saluti
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