L’Anci Lombardia, con un comunicato del 18 giugno scorso ha lanciato l’allarme: Ministero del Welfare e Regioni stanno discutendo delle tasche dei Comuni e dei servizi essenziali ai cittadini senza ascoltarli ne interpellare Anci.
Lorenzo Guerini, presidente Anci Lombardia così ha commentato la questione: «Le ricadute sul sistema finanziario ed organizzativo dei Comuni che potrebbero essere causate dalla “revisione” dei livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), attualmente in corso tra Ministero del Welfare e Regioni (operazione ancorata peraltro alla definizione del Patto sulla salute 2010 – 2012) possono creare gravi conseguenze. La Conferenza Stato-Regioni sta andando avanti da sola pur in presenza di costi – nei termini di partecipazione percentuale alla spesa – esplicitamente gravanti sugli utenti e sui Comuni stessi. Così è nel caso delle prestazioni relative all’area dell’integrazione sociosanitaria: assistenza distrettuale sociosanitaria domiciliare e territoriale, residenziale e semiresidenziale a favore delle persone in condizioni di fragilità, non autosufficienti, in situazione di dipendenza, disabili, ecc.».
Per Giacomo Bazzoni, Presidente Dipartimento Welfare Anci Lombardia «Le ricadute possono essere diverse. Ad esempio, per non abbandonare a sé stessi i malati, il progettato trasferimento di prestazioni ospedaliere dal regime di ricovero ordinario al day hospital e al day surgery (interventi in un giorno), implicherà necessariamente un ampliamento dell’assistenza programmata a domicilio (ADI e ADP). Questa assistenza viene integrata oggi dal Comune di riferimento per una quota pari al 50%. Il trasferimento di prestazioni dall’assistenza diurna a quella ambulatoriale, comporterà l’assoggettabilità di tali prestazioni a compartecipazione alla spesa da parte dell’utente. Anche i cittadini dovranno mettere mano alle loro tasche. In questo modo chi è gravato da una situazione di disagio economico – e la crisi economico-finanziaria in atto nel Paese sta aumentando significativamente il numero delle persone e delle famiglie in difficoltà – non può che chiedere sostegno al proprio Comune».
Un tale probabile aumento di costi rischia veramente di mettere in discussione la tenuta dei bilanci comunali. A meno che si voglia lasciare i cittadini “a piedi”.
I più deboli verranno veramente messi sotto pressione:
-- per il 2009, ci aspetta un altro drastico ridimensionamento del Fondo nazionale per le politiche sociali;
-- gli interventi su famiglie numerose, consultori familiari e assistenti familiari, nel 2008 a carico del Fondo per la famiglia per 97 milioni di euro, non sono stati rifinanziati a partire dal 2010;
-- non c’è nessuna certezza di finanziamento per il 2010 del Fondo per la non autosufficienza, che per quest’anno vale 400 milioni di euro.
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