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lunedì 23 novembre 2009

Cineforum: Katyn di Andrzej Wajda


Già nell'articolo di presentazione del cineforum proposto quest'anno dalla Biblioteca comunale "Pier Vittorio Tondelli" avevo sottolineato la qualità dei film proposti alla cittadinanza brembiese. Ottima la scelta del film programmato per sabato prossimo: "Katyn" di Andrzej Wajda di cui ecco subito il trailer.



Il 17 settembre 1939, a seguito dell’accordo di non belligeranza tra la Russia e la Germania Nazista, l’Armata Rossa attraversa il confine ed invade la Polonia. In pochi giorni tutte le province orientali polacche vengono occupate e migliaia di soldati, ufficiali, generali ed agenti di polizia polacchi vengono catturati e rinchiusi in campi di prigionia. Molti di essi, almeno 22 mila furono giustiziati nella primavera del 1940 nei centri del NKVD (la polizia politica di Stalin) nelle foreste di Katyn, Tver e Kharlov.



L'ordine di eccidio proposto da Beria e firmato da Stalin.

Quando furono scoperte le fosse comuni, nel 1943, l’armata tedesca disseminò una serie di liste, tra cui la lista di Katyn, con i nomi dei soldati rinvenuti e catalogati in base a foto, targhette ed effetti personali e fece forte propaganda per addossare le colpe alla Russia. Il governo sovietico negò per anni le accuse, imponendo un rigido silenzio sulla vicenda, perseguitando chiunque sostenesse la verità, negando alle famiglie delle vittime anche di depositare fiori sulle tombe dei propri cari. Il film parte proprio da qui, dalla memoria, dal ricordo, dal bisogno di verità e di giustizia di chi, come il regista che a Katyn ha perso il padre, ha vissuto quella tragedia e l’onta della menzogna. Il film, oltre a narrare la storia dell’eccidio di Katyn e le atrocità vissute dal popolo polacco - a metà tra la dittatura nazista e quella sovietica - racconta anche la strenua battaglia per perseverare la memoria e affermare la verità.



Il film. Anna, moglie del capitano Andrzej, attende il ritorno del suo uomo, fatto prigioniero dai russi insieme al compagno Jerzy. Alla sua storia si intrecciano quella della moglie di un Generale, che invece apprende da subito la notizia della morte del marito, di Agnieszka, sorella di un pilota e attivista della resistenza, di Maja, che in questa guerra perderà il marito per mano nazista e il figlio per quella comunista. Basandosi sul soggetto di Andrzei Mularczyk, autore del libro Post mortem, Andrzej Wajda, regista e sceneggiatore, dirige un film-documentario intenso e corale, che nasce dal desiderio di una nazione e di un popolo di onestà e verità, desiderio che coinvolge e traspare in tutto il cast. Un film consigliato a chi ama la storia, quella vera, e ha voglia di approfondire la fitta trama di un mistero mai raccontato prima. (Daniela Silvestri)



La menzogna su Katyn, imposta dal vincitore sovietico e sostanzialmente accettata dagli Alleati occidentali fu svelata solo dopo la caduta del comunismo e la verità su Katyn ha smesso di essere un argomento tabù. Nel nostro Paese però solo pochi fortunati sono riusciti a vedere il film nei cinema (12 in tutt’Italia). Non per colpa della società di distribuzione Movimento Film, il cui responsabile, Mario Mazzarotto, ha ammesso sconsolato che «di "Katyn" in versione italiana sono disponibili molte più copie di quante ne circolano attualmente, ma sembra che si stia facendo di tutto per boicottarne la visibilità». Censurato e avvolto nella menzogna di regime per oltre mezzo secolo, Katyn è stato un nome difficile da pronunciare ad alta voce anche qui da noi. Nell’immediato dopoguerra ci fu chi venne sottoposto ad un vero e proprio linciaggio morale da parte del Pci di Togliatti per aver sollevato i veli sull’eccidio che porta il marchio sovietico. Ora, anche se quella stagione d’inquietante omertà è stata archiviata per sempre, permane l'ottusa preclusione delle nostre sale cinematografiche. Anche se del Pdl, l'on. Alessandro Pagano fa una buona recensione del film nel video successivo.



L'eccidio, scoperto dalle truppe naziste, che ne fecero un forte strumento di propaganda contro i sovietici, ha nei nostri giornali dell'epoca un notevole rilievo e rileggendo ad esempio Il Piccolo di Trieste, si può ben asserire che costituì la base "ideologica" su cui fondare la propaganda anti-Tito riguardante i ritrovamenti in Istria del 1943. Ma questa è un'altra storia. Di seguito alcuni video che raccolgono immagini dell'epoca dei ritrovamenti e successive. Molte immagini sono molto crude e, dunque, se ne sconsiglia la visione alle persone sensibili.





Infine un documentario, "Polska Kronika Filmowa 1991.09.18 - Nr 38".


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