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martedì 27 ottobre 2009

«La famiglia è la sua vera grande passione»




La notizia è della tarda serata di ieri. A Mosca con un blitz notturno, insieme al nome di Stalin è ricomparso anche quello di Lenin, nella stazione Kurskaia della metropolitana. Ed è di nuovo polemica da parte delle ong dei diritti umani. C'è un'iscrizione inneggiante a Stalin a cui sono state aggiunge due frasi anche per Lenin."È comparso il sole della libertà e il grande Lenin ci ha illuminato un gran percorso" seguita da "Stalin ci ha educato alla fedeltà del popolo e ci ha ispirato al lavoro e ad imprese eroiche" (Ansa). Effetti secondari della visita di Berlusconi?
Su Facebook la pagina di Marrazzo è ferma a venerdì mattina alle 10,16: "Il video è un bufala - scriveva - e come presidente andrò avanti". Poi però si è autosospeso e si sono moltiplicati i messaggi su Facebook, divisi tra la solidarietà e gli insulti. Dopo il gruppo 'Uccidiamo Berlusconi', finito nel mirino della magistratura, nasce il suo omologo 'Uccidiamo Marrazzo' appena 'fondato' con dodici membri. Quest'ultimo nasce provocatoriamente e 'per statuto', si legge sulle informazioni ufficiali, "a difesa della prostituzione e dei clandestini", oltre che "dei diritti umani". Tra i post spunta quello di Daniele che si rivolge "ai falsi moralisti della sinistra" che "si vergognino", e chiede poi anche "a Silvio di iscriversi". Ma il social network pullula di gruppi che si rifanno provocatoriamente alla vicenda. Tra i più numerosi c'è il 'Piero Marrazzo Trans Club" con 571 iscritti. C'è Johnny che si lamenta per i soldi dei contribuenti spesi "male": "Questo va a Trans con l'auto blu e dice di essere vittima di un complotto politico" e chi come Pierluigi si rivolge al governatore, dicendo non ti capisco, "è tanto bella la gnocca". Qualche messaggio di solidarietà in più si trova invece sulla pagina personale di Marrazzo su Facebook. C'è Simone che dice "la vita privata è privata", ma anche "un elettore di sinistra" che si sfoga: "Mi viene da vomitare all'idea che abbia pagato le prestazioni sessuali con i soldi dei contribuenti". E infine Gello che lo accusa di ipocrisia, riportando quanto scritto sul sito ufficiale della Regione Lazio: "La famiglia è la sua vera grande passione. Ha tre figlie: Giulia, Diletta e la più piccolina, Chiara. Con loro e con Roberta, la donna della sua vita, passa tutto il tempo libero" (Adnkronos/Ign).
C'è attesa per quanto dirà oggi Francesco Rutelli a Milano, dove presenta nel pomeriggio il suo libro "La svolta". L'interrogativo riguarda la sua permanenza nel Pd dopo l'elezione a segretario di Pierluigi Bersani.



Ieri è stata un'anticipazione del libro natalizio di Bruno Vespa "Donne di cuori" a rilanciare il tema del rapporto tra l'ex presidente della Margherita e il Pd. Le parole di Rutelli in quel testo sembrano annunciare il divorzio dal partito che ha contribuito a fondare: "In questi due anni il Pd ha sprecato un patrimonio, anziché costruirne uno nuovo. Avremmo dovuto cambiare terreno di gioco, allenatore, squadra, pallone, modulo tattico, perfino i tifosi. Dopo quindici anni era evidente che lo schema dell'Unione era finito". Questa posizione così critica era stata già illustrata da Rutelli lo scorso 29 settembre in occasione della presentazione a Roma del suo libro che ha come sottotitolo "Lettera a un partito mai nato". Nelle dichiarazioni rilasciate a Vespa, Rutelli aggiunge: "Con Casini, ma non subito e non solo". L'ex presidente della Margherita ci ha tenuto però a precisare che "le dichiarazioni diffuse da Vespa risalgono a una conversazione di alcune settimane fa in vista del libro del conduttore". La loro divulgazione non deve trarre perciò in inganno, "poiché le anticipazioni riferiscono solo parzialmente le opinioni di Rutelli". In ogni caso, il problema delle alleanze "con i partiti come l'Udc è serio e non può essere liquidato con i giochini che servono a Vespa per lanciare i suoi libri" (Asca).
Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci, tra i tradizionali collaboratori di Rutelli, smentiscono decisioni a breve da parte dell'ex sindaco di Roma ma torna a circolare l'ipotesi del tentativo di formare due gruppi parlamentari di un nuovo movimento che si collocherebbe al centro (servono venti deputati e dieci senatori) e potrebbe stabilire un rapporto federato con l'Udc. Che comunque la separazione dal Pd sia all'ordine del giorno lo conferma anche il titolo del quotidiano "Europa" di oggi: "Pd nelle mani di Bersani, Rutelli più vicino all'addio". "Europa", organo dell'ex Margherita, potrebbe seguire Rutelli nella sua nuova avventura politica (Asca).
Mano tesa a Bersani invece da parte di Franco Marini, ex presidente del Senato di solito molto ascoltato tra gli ex del Partito popolare. In una intervista all'emittente Red si è detto convinto che una delle ragioni del successo di Bersani sia stata la sua "maggiore concretezza" e il suo "fare riferimento ai problemi del lavoro e della condizione reale del paese". Dichiarazioni distensive anche da parte di Giuseppe Fioroni, che potrebbe entrare nella nuova segreteria del Pd (Asca).
Ieri Bersani ha passato il pomeriggio a Prato dov'era in calendario un incontro con gli artigiani e non ha voluto occuparsi di organigramma (si vocifera per esempio di Enrico Letta come nuovo capogruppo alla Camera). Ha telefonato sia a Pier Ferdinando Casini sia ad Antonio Di Pietro. Nei due colloqui ha rilanciato la necessità di un dialogo tra le opposizioni per costruire un'alternativa al governo e ha comunicato la sua intenzione di incontrare quanto prima entrambi i leader di Udc e Idv, disponibili da parte loro a un chiarimento. Sul fronte dei rapporti tra Pd e sinistra, c'è da segnalare una telefonata di auguri di Nichi Vendola, Sinistra e libertà, a Bersani. Fabio Mussi anticipa quello che potrebbe essere un nuovo rapporto con il Pd: "Se ora riapre sul serio una discussione sulla nuova formazione di un campo democratico e di sinistra, per l'opposizione e l'alternativa, la sinistra che c'è dovrebbe parteciparvi con immediata disponibilità". Mussi, tra gli ex Ds più rappresentativi che non aderirono al Pd, è critico anche verso Sinistra e libertà: "Al Pd che ci riprova, oltre che all'Italia, farebbe benissimo avere alla sua sinistra solide forze, il più possibile unite. Dopo le primarie da tre milioni di partecipanti che hanno eletto Bersani, il tic-toc di piccole nomenclature litigiose e inconcludenti è tanto più insopportabile". Conclude Mussi: il progetto di Sinistra e libertà si può salvare in extremis "se non si perde più tempo e se si ha in testa un progetto politico, non solo l'aspettativa per le candidature alle elezioni regionali". Qualche mese fa era stato Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera ed ex segretario di Rifondazione, a lanciare l'ipotesi di una sorta di "partito unico della sinistra" (Asca).
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