Rassegna stampa, Avvenire, 18 settembre 2009.
«A nessuno possono essere imposte alimentazione e idratazione forzata, né cosciente né incosciente». È il parere dei giudici del Tar del Lazio, che in una sentenza destinata a far discutere, hanno respinto per difetto di giurisdizione un ricorso all'ordinanza Sacconi emanata lo scorso anno, nei giorni del caso Eluana, ma hanno ugualmente espresso il loro parere sulla questione. Dicendo tutto il contrario rispetto alla legge già approvata alla Camera.
Fine vita: il Parlamento sia sovrano.
Davvero non c’è più tempo da perdere: il Parlamento non può tollerare oltre di lasciarsi esautorare da ristrette cerchie di magistrati che manipolano a piacimento princìpi giuridici cardine su una materia indisponibile come la vita umana. Assistiamo a un’inaccettabile sarabanda di sentenze ambigue, nelle quali viene esaltata la libertà individuale rendendola a tal punto abnorme da giustificare capziosamente un raggelante "diritto di morire" come e quando si preferisce. Alcuni giudici amministrativi ora arrivano al punto di respingere «per difetto di giurisdizione» il ricorso contro l’atto di indirizzo ministeriale "per Eluana" snocciolando, intanto, ben tredici cartelle di discutibile esercizio retorico e ideologico. L’umanità più fragile è sotto il tiro di questi colpi di mano. Che hanno l’unico merito di chiarire una volta per tutte come il varo di una legge seria sul fine vita non possa più attendere.
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