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sabato 19 settembre 2009

Senza guinzaglio

Quanti talebani in Italia.
Quelli che sputano sui nostri morti.
Striscioni disgustosi, slogan rivoltanti, messaggi via Internet da delirio: così la parte peggiore del Paese festeggia la morte dei sei paracadutisti a Kabul. E tra chi fa lo sciacallo sulle loro spoglie c'è persino un prete. Di sinistra.
Rassegna stampa - Il Giornale, Vittorio Feltri, 19 settembre 2009.




Pensavamo che stavolta, e lo abbiamo scritto ieri, non avremmo assistito allo sciacallaggio che seguì la strage di carabinieri a Nassirya, quando una folla di cosiddetti pacifisti, in realtà fanatici di sinistra, esultò alla notizia dell'ecatombe, gridando in vari modi anche volgari la propria soddisfazione per la morte di uomini in missione nell`Irak del dopoguerra. Ma ci eravamo clamorosamente sbagliati, dimentichi che la madre dei cretini è sempre incinta.
Infatti ieri, fra tante manifestazioni di solidarietà e di cordoglio, si sono fatte vive numerose iene da combattimento che non hanno saputo trattenere moti di gioia per le vittime dell'attentato in Afghanistan, sei giovani militari colpevoli di aver sacrificato l'esistenza per compiere il loro dovere. Ci vergogniamo anche solo a scriverne, ma lo facciamo perché tutti sappiano che l'estremismo si era sopito, non estinto, e continua a coltivare sentimenti antinazionali e propositi violenti mascherati di pacifismo. Ci limitiamo a fornire alcuni esempi odiosi.
Sui muri dell'Università di Genova è comparsa una scritta agghiacciante nella sua semplicità aritmetica: -6. Il sei si riferisce ai parà saltati per aria e defunti a causa dell'esplosione programmata dai talebani. Sei soldati in meno nell'Afghanistan sconvolto dalla guerra, per certa gente senza cervello e senza cuore sono motivo di godimento. Gente che fa il tifo per i terroristi islamici, la stessa che molti anni fa scese in piazza a Roma per sostenere Saddam Hussein e demonizzare il presidente americano dell'epoca, Bush, definito guerrafondaio nonostante gli Usa avessero da poco subito l'attacco alle Torri Gemelle.
Non è finita. A Livorno, dove il comunismo non ha mai cessato di accendere passioni insane, un'altra scritta del medesimo tenore di quella genovese: la città non piange i sei parà. E a Lecco, un noto prete antiberlusconiano, e naturalmente pacifista, si è lasciato andare a considerazioni offensive della memoria dei militari italiani dilaniati giovedì.



Il tutto ha un contorno macabro che rivela quanto sia diffuso il rancore in ambienti dell'extrasinistra e del finto buonismo cattolicheggiante. Su molti siti internet si leggono frasi da brivido tastierizzate da uomini e donne dalla mentalità simile a quella dei brigatisti; un florilegio di oltraggi verso l'Occidente, il nostro governo, le Forze Armate. Non c'è fondo nel pozzo dell'astio che alimenta l'estremismo.
L'augurio è che queste idee folli non siano contagiose, soprattutto che non servano da collante per aggregare e compattare movimenti eversivi mai completamente estirpati. Un invito agli apparati di sicurezza a tenere ben aperti occhi e orecchie non è fuori luogo.
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