RaiTre, la manifestazione del 19 «congela» il blitz contro Ruffini.
Rassegna stampa - l'Unità, Andrea Carugati, 12 settembre 2009.
A Rai3 si stanno ormai preparando i sacchi di sabbia, da mettere davanti alle finestre la settimana prossima, quando, così si dice, la manovra berlusconiana per cambiare volto a Rete e Tg prenderà corpo. Non fino a partorire le nuove nomine nel cda di giovedì 17: il presidente Garimberti ha chiesto e, pare, ottenuto, che alla vigilia della manifestazione di piazza del Popolo per la libertà di stampa del 19 non ci siano forzature. E tuttavia la settimana prossima resta decisiva. Il cda di giovedì affronterà il caso Annozero, con molti contratti ancora da firmare, a partire da quello di Marco Travaglio, gli spot promozionali pronti da giorni e mai andati in onda, persino l’estromissione, denuncia la redazione, dei sei telecineoperatori “storici”. Qui, come a Raitre, il clima è molto teso. «No, una partenza di stagione in un clima del genere non si era mai vista..,», sussurra un dirigente. Anche a Report si descrivono come «color che son sospesi». La questione della copertura legale dei giornalisti è ancora aperta, in luglio il Dg Mauro Masi ha reso esplicita l’intenzione di eliminare questa tutela che il gruppo della Gabanelli si era conquistata dopo anni di battaglie. Qui, come da Santoro, nessuno vuole parlare, nessuno osa scandire a voce alta la parola «boicottaggio». Il direttore di Raitre Paolo Ruffini è il bersaglio grosso: a lui vengono imputate tutte le trasmissioni “scomode”. Compreso Glob di Enrico Bertolino, che partirà domani, finora unico sopravvissuto certo. «La satira è un ingrediente essenziale di una tv libera e anche irriverente», dice Ruffini, che si gode questo piccolo risultato.
Il blitz a fine settembre?
Su di lui le nubi non si sono ancora diradate. Passata la manifestazione, probabilmente nel cda del 24 settembre, la maggioranza si prepara al colpo di mano in cda, cinque contro quattro. Il nome più gettonato per la guida di Rai3 è sempre quello di Gianni Minoli, professionista di livello e con molte amicizie nel centrosinistra. Che avrebbe però un mandato chiaro: ridimensionare nel più breve tempo possibile Fazio e la Dandini, decurtandone le puntate. Il contratto di «Che tempo che fa» per ora sembra destinato ad andare in porto in tempo utile per il 3 ottobre. Con una previsione iniziale di due puntate a settimana. Dalla direzione generale provano a buttare acqua sul fuoco. «Tutte le trasmissioni partiranno, il palinsesto dell’autunno è già stato votato dal cda». Su Report, assicurano gli uomini del dg Masi, «non ci sono problemi, avrà le tutele degli altri programmi Rai». Affermazione che però non trova riscontro, finora, né in redazione né tra i dirigenti della Rete. Gli uomini di Masi provano a ridimensionare anche le vicissitudini di Annozero. «Nessuna censura, stiamo solo facendo approfondimenti». E i ritardi? «È cambiato il direttore di rete, e poi c’erano le ferie...». Ma Travaglio spiega: «Di solito mi chiamavano in agosto per il contratto, quest’anno non ho ancora sentito nessuno». «Continue azioni di disturbo», commenta il consigliere in quota Pd Nino Rizzo Nervo. Nervi tesi anche al Tg3: sembra ormai tramontata l’ipotesi Enrico Mentana, che non avrebbe nè l’ok della redazione, nè l’unanimità dei consiglieri Rai, le due condizioni poste quando ha ricevuto la proposta a metà agosto. Antonio Di Bella non molla: in un’intervista in uscita oggi sul Corriere rivendica i risultati raggiunti e fa capire chiaramente di voler restare al suo posto. Molto difficile che Bianca Berlinguer presti il suo nome a una operazione di normalizzazione. Il rebus resta aperto. Anche perché, nonostante i tentativi di Masi di proporre nomi in grado di spaccare il Pd, il clima pre-manifestazione sembra aver compattato i democratici in difesa dei «gemelli» Ruffini e Di Bella. «Non c’è nessun motivo per sostituirli, e le opposizioni fanno bene a non cadere nella trappola, a respingere ogni trattativa sottobanco», li esorta Beppe Giulietti di Articolo21.
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