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sabato 12 settembre 2009

Il partito di Fini

Quei cento pretoriani che aspettano lo strappo.
I parlamentari pronti a seguire il presidente della Camera.
Rassegna stampa - La Stampa, Fabio Martini, 12 settembre 2009.

Retroscena. La conta alla Camera e in Senato.
Sarà soltanto un caso. Nel suo giro di accreditamento tra le autorità istituzionali italiane, il nuovo ambasciatore americano a Roma ha incontrato per primo Gianfranco Fini, e proprio nell`anniversario dell`11 settembre. Ieri mattina nel palazzo di Montecitorio David Thorne si è trattenuto per mezzora nello studio del presidente della Camera e alla fine l`ex uomo d`affari (che parla bene l`italiano), si è congedato con una frase da diplomatico: «Siamo molto onorati di quanto viene fatto in Italia per ricordare chi in quella tragedia ha perso la vita». Certo, è del tutto casuale che il neo-ambasciatore Thorne, nel suo giro tra le autorità istituionali, abbia fatto visita a Fini in una giornata simbolicamente così importante per gli americani.
Ma è pur vero che l`amministrazione americana guarda con un`attenzione speciale al presidente della Camera. Grazie ad una sapiente trama diplomatica dietro le quinte, grazie ad un rapporto personale significativo con la speaker del Congresso Nancy Pelosi, Fini è un osservato specialmente ben visto dell`Amministrazione Usa, tanto è vero che nei primi mesi del 2010 il Presidente della Camera sarà in visita ufficiale negli Stati Uniti, onorando un invito della Pelosi, personaggio sempre più centrale nella dialettica politica americana. E dal 2003, anno della prima, storica visita in Israele, Fini ha via via conquistato il primato nelle preferenze nella classe dirigente dello Stato d`Israele, al quale fa riferimento una delle più potenti lobbies internazionali.
Per chi, come Fini, ha deciso di contendere a un personaggio come Berlusconi la leadership del centrodestra, è decisivo poter contare su una rete internazionale, su solide "divisioni" estere. Tanto più che in queste ore, dopo il duro intervento al convegno di Gubbio, torna una domanda finora confinata nei pourparler del Palazzo: ma su quante "truppe" può contare Fini? Domanda importante sia nel caso in cui il Presidente della Camera dovesse continuare la sua battaglia dentro il Pdl, ma anche nel caso (più improbabile) in cui Fini dovesse un domani mollare gli ormeggi e mettersi in proprio.
Nei giorni scorsi, diversi esponenti del Pdl a Montecitorio e a palazzo Madama si sono esercitati in calcoli complessi e in mancanza di una pubblica conta, ogni componente interna offre numeri diversi. Anche se alla fine c`è una sostanziale convergenza sui dati che riguardano il gruppo più numeroso, quello della Camera: dei 92 deputati ex An, 12-14 fanno capo a Ignazio La Russa, 7-8 a Maurizio Gasparri, 6-7 a Altero Matteoli. Quasi tutti gli altri, compresi i 16-18 vicini a Gianni Alemanno (in caso di conta interna viene dato come vicino a Fini), sono considerati dei non-allineati in qualche modo sensibili al presidente della Camera, che in caso di resa dei conti, ritiene di poter contare su circa il 70% dei deputati e su un 35-40% dei senatori, tra i quali è molto più incisiva l`influenza di un capogruppo iperattivo come Maurizio Gasparri. Semmai è interessante un altro fenomeno: l`avvicinamento a Fini di parlamentari che non appartenevano ad An: il radicale Della Vedova, la socialista Chiara Moroni, mentre già da tempo la Fondazione che fa capo all`ex ministro Beppe Pisanu collabora con quella di Fini, Farefuturo. E oggi il Presidente della Camera sarà a Chianciano, alla convention dell`Udc di Casini e Cesa.
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