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mercoledì 16 settembre 2009

Pestaggio mediatico

Berlusconi a "Porta a porta" torna all'attacco della stampa.
Tre ore di spot governativo senza alcun contraddittorio. Monologo con insulti e menzogne nel salotto del servizio pubblico.
Rassegna stampa - La Repubblica, Curzio Maltese, 16 settembre 2009.

C'è poco da commentare sulla puntata di "Porta a Porta" di ieri sera. Bisogna passare ai fatti. Registrare tutto e inviarlo al resto del mondo, via Internet, con una sola parola d'accompagnamento: "aiuto!". Tre ore di spot governativo, con il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, autoproclamatosi "superiore a De Gasperi", senza alcun contraddittorio, non soltanto in studio, ma nell'etere intero. Che ne penseranno nei paesi democratici?
Il Presidente Ingegnere, come scriveva Augusto Minzolini prima d'essere premiato con la direzione del Tg1, che consegna le prime case ai terremotati abruzzesi, è l'ultima versione dell'Uomo della Provvidenza. Bruno Vespa lo prende sottobraccio, da vecchio amico, fin dalla prima scena. A spasso fra le macerie dell'Aquila e della democrazia italiana. I commenti del conduttore spaziano fra "ma questo è un record!" a "un altro record!", fino a sfociare "è un miracolo!". Ma Onna, i terremotati e il loro dolore, la ricostruzione dell'Aquila, ancora di là da venire, sono soltanto pretesti.
Dopo mezzora si capisce qual è il vero scopo della trasmissione a reti unificate. Un attacco frontale alla stampa, anzi per dirla tutta a Repubblica. Noi giornalisti di Repubblica siamo "delinquenti", "farabutti" che ci ostiniamo a fargli domande alle quali il premier non risponde da mesi. Se non con questo impasto di minacce e menzogne, come la favola della "perdita di lettori e copie": un'affermazione smentita dalle vendite del giornale in edicola che sono in costante ascesa.
Ecco lo scopo di non avere un Ballarò e neppure un Matrix fra i piedi. Non tanto e non solo per disturbare il "vi piace il presepe?" allestito sulla tragedia del terremoto. Quanto per non rischiare un contraddittorio durante la fase di pestaggio.
Vespa non ci ha neppure provato, a parte il minimo sindacale ("Nessuno di Repubblica è presente"). Lasciamo perdere gli altri figuranti. Nessuno, nell'affrontare il problema dei rapporti con Fini, ha chiesto al Cavaliere un giudizio sui dossier a luci rosse contro il presidente della Camera sventolati come arma di ricatto da Vittorio Feltri, direttore del giornale di famiglia.
Già una volta il presidente del Consiglio era andato nel cosiddetto "salotto principe" della televisione, a "chiarire le vicende di Noemi e il resto", senza chiarire un bel nulla e con i giornalisti presenti, fra i quali il solito Sansonetti, il quale non poteva mancare neppure ieri sera, tutti ben contenti di non rivolgergli mezza domanda sul caso specifico. Stavolta però si è polverizzato davvero ogni primato d'inciviltà. Ma che razza di servizio pubblico è quello che organizza simili agguati? E' un'altra domanda che probabilmente non avrà mai risposta. Non da Berlusconi e tanto meno dai sottostanti vertici della Rai.
Il meno che si possa dire è che la puntata di "Porta a Porta" ha dato ragione a tutte le critiche della vigilia. Anzi, è andata molto oltre le peggiori aspettative. Ed è tuttavia interessante notare l'evoluzione del caso Berlusconi. Che senso ha attaccare la stampa indipendente al cospetto di una platea televisiva che poco o nulla sa delle inchieste di Repubblica e degli scandali del premier, dello stesso discredito internazionale che circonda ormai la figura di Berlusconi in tutto il mondo libero? E' davvero singolare che sia proprio Berlusconi a parlarne. Da solo, visto che i prudenti giornalisti chiamati a fargli ogni volta da corte, astutamente si guardano bene dal citare questi fatti. Per capirlo, ci vorrebbe uno psicoanalista, di quelli bravi.
Alla fine, a parte lo scempio d'informazione, cui ormai si è quasi abituati, indigna più di tutto la strumentalizzazione del dolore della gente abruzzese. La diretta in prima serata e l'oscuramento della concorrenza era stato giustificato dalla Rai con l'urgenza dell'evento, la consegna dei primi novantaquattro appartamenti agli sfollati del terremoto. Chiunque abbia seguito la serata ha potuto constatare come questo fosse appena un miserabile espediente, liquidato in pochi minuti, con qualche frase di circostanza e commozione da attori. Per poi passare al regolamento di conti con chiunque osi criticare il presidente del Consiglio. Ce la potevano risparmiare, questa serata di veleni e sciacalli.



Silvio Berlusconi a Porta a Porta ieri: "È un'accusa infondata e comica e dire in giro per il mondo, così come fa l'internazionale della sinistra, che in Italia c'è un pericolo per la libertà di stampa, significa diffamare l'Italia. È un atteggiamento delinquenziale".

Nuovo sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it
Si affievolisce il gradimento del premier: ad ottobre 2008 era il 62%. Le liti interne minano il governo. In calo la fiducia in Berlusconi.
Repubblica.it
, Matteo Tonelli, 16 settembre 2009

Roma - Cala ancora. Somma al meno 4 registrato a luglio, un altro meno due. Che lo porta al 47%. Ben lontano da quel 62% che aveva fatto segnare, mesi fa, il picco del suo gradimento. È questa la fotografia che ci consegna il sondaggio fiducia realizzato da Ipr marketing per Repubblica.it. Una serie di quesiti che passano dal gradimento del premier a quello dell'esecutivo e dei suoi singoli componenti.
Quello che balza agli occhi è che, dando per fisiologico un calo del gradimento dopo l'entusiasmo iniziale, il governo paga le troppe frizioni interne. E Berlusconi il non saperle gestire. In pratica quella poca coesione che costò carissima al governo Prodi e di cui, anche se in maniera meno marcata, anche l'esecutivo in carica sembra colpito. È palese, infatti, che una delle caratteristiche dell'iniziale boom di fiducia del governo Berlusconi fu proprio quella sensazione di compattezza granitica data dall'esecutivo. Poi, con il passare dei mesi le cose sono cambiate.
A partire dalle tensioni con il Pdl del Sud, dalla crisi continua tra Fini e Berlusconi, dai contrasti tra Lega e una parte del Pdl (in particolare la componente di aennina), dalla grana delle candidature in alcune regioni del nord che il Carroccio rivendica. Tutte cose che hanno danneggiato l'immagine di un blocco granitico e che hanno fatto scivolare la fiducia nell'esecutivo dal 54% dell'ottobre 2008 al 44% di oggi. Un calo, ad onore del vero, che dall'inizio dell'anno si è fermato, oscillando tra il 46% e il 44%. Stazionaria la percentuale di chi dice non avere poco o nessuna fiducia nell'esecutivo (52%).
A questo si sommano le vicende personali del premier, a partire dalla vicenda delle escort. Non a caso la fiducia in Berlusconi scende di due punti percentuali: dal 49% di luglio al 47% odierno. 50% la percentuale di chi non ha fiducia nel Cavaliere (ad ottobre 2008 era il 36%).
Ministri. Sacconi, Brunetta, Alfano, Tremonti e Maroni. Sono questi gli uomini più graditi dell'esecutivo. Ministri che hanno dato vita a riforme, alcune contestate, e che presidiano saldamente le prime 5 posizioni. Davanti a tutti ci sono Maroni e Sacconi (61%), che staccando di una lunghezza Alfano, Tremonti e Brunetta. Sopra il 50% (ma sotto il 60) si piazzano Bossi, Carfagna e Scajola (55%). Perde posizioni, invece, Maria Stella Gelmini, protagonista di una contestatissima riforma della scuola. Per lei gradimenti in calo dal 42 al 40%.
Partiti. Su questo fronte pochi i cambiamenti. Rispetto a luglio il Pdl resta in testa con il 46%, seguito dall'Idv di Di Pietro che cresce (dal 41 al 43%) e dall'Udc di Casini (dal 34 al 36%). Calano il Pd (dal 33 al 32%) e la Lega (dal 32 al 31%).
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