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lunedì 7 settembre 2009

Far finta di non essere dei padri Zappata

Torna utile "pescare" ancora nell'archivio di Ragionpolitica.it, il giornale online fondato da Gianni Baget Bozzo, think tank di Forza Italia prima e dei forzisti nel Pdl oggi.
Lo stato dei rapporti governo-Chiesa.
Rassegna stampa - Gianteo Bordero, venerdì 28 agosto 2009.

Con una nota diffusa venerdì da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha stigmatizzato la scelta de Il Giornale di sbattere in prima pagina, con titolo di apertura e relativo editoriale di Vittorio Feltri, una vicenda riguardante la vita privata del direttore del quotidiano della CEI Avvenire, Dino Boffo. Nel comunicato stampa, il premier ha sottolineato che «il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti». E ha aggiunto: «Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e non veritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi Il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio».
Pensiamo che alla base della nota del presidente del Consiglio vi sia anche la volontà di mantenere i buoni rapporti esistenti con i vertici ecclesiali. Non c'è infatti mai stato, nella storia dell'Italia repubblicana, un governo così amico della Chiesa come l'attuale, che ha fatto della difesa e della promozione delle radici cristiane del paese uno dei fiori all'occhiello della sua azione. La maggioranza berlusconiana, dal 2001, ha prodotto diverse leggi in sintonia con l'insegnamento della Chiesa nelle materie della vita e della famiglia. Ha contribuito a far naufragare il referendum del 2005 sulla procreazione assistita. Più di recente, si è prodigata fino all'ultimo, nei modi che tutti conoscono, per riuscire a salvare la vita di Eluana Englaro, condannata a morte da una sentenza della magistratura che ha dichiarato legittima la sospensione della nutrizione e dell'idratazione. Insomma, sull'impegno del governo Berlusconi nelle materie che toccano da vicino il magistero papale e sullo stato dei rapporti tra il presidente del Consiglio e le più alte gerarchie vaticane non si possono nutrire dubbi (per averne conferma basta leggere alcuni passaggi dell'intervista rilasciata il 28 agosto dal segretario di Stato di Benedetto XVI, cardinal Tarcisio Bertone, all'Osservatore Romano).
Non è difficile comprendere quanto sia importante mantenere questi buoni rapporti: nella nostra storia repubblicana non ha mai rappresentato un punto di forza, per una maggioranza parlamentare o per un governo, dare l'impressione di una contrapposizione con la Chiesa italiana, sia nei suoi vertici che nella sua «base». E non soltanto per motivi elettorali e di consenso, ma anche e soprattutto perché ciò che la Chiesa rappresenta viene percepito ancora oggi, da un'ampia maggioranza di cittadini, come parte non secondaria dell'identità nazionale. E anche molti tra coloro che non si professano credenti ritengono che la storia e la dottrina cristiane siano un punto di riferimento imprescindibile per pensarsi parte del popolo italiano.
Non c'è bisogno di andare troppo indietro nel tempo per avere contezza delle conseguenze politicamente esiziali che discendono da un atteggiamento anche solo in apparenza ostile alla Chiesa: basti pensare all'esecutivo di Romano Prodi e ai frutti prodotti dalle quotidiane dichiarazioni anti-cattoliche di suoi esponenti di spicco, dai tentativi di varare leggi in palese contrasto con la cultura cristiana che ha permeato il popolo italiano, dalle reiterate minacce dei Radicali di una nuova breccia di Porta Pia attraverso l'abolizione del Concordato, dalle professioni di «cattolicesimo adulto» dell'allora presidente del Consiglio e della sua ministra Rosy Bindi, dall'incapacità di garantire al Papa di parlare in una università italiana... I risultati di tale politica non furono certo memorabili.
Perciò è importante che tutti i rappresentanti del centrodestra ed anche i cosiddetti «giornali d'area» non forniscano all'opinione pubblica e ai media politicamente e culturalmente avversi, con dichiarazioni ad effetto o con aggressive campagne di stampa, l'alibi per descrivere una battaglia in corso tra la maggioranza e i vertici ecclesiali. Occorre semmai raddoppiare gli sforzi per mostrare come l'attuale esecutivo, a differenza di quello che l'ha preceduto, si stia impegnando concretamente sui temi della vita, della famiglia, dell'economia sociale di mercato, il tutto secondo il motto «la persona prima di tutto», che riassume in poche parole il senso e il messaggio della dottrina sociale della Chiesa. In questa direzione vanno sia gli apprezzati interventi dei ministri Maurizio Sacconi prima e Giulio Tremonti poi al Meeting di Rimini, sia la nota che Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, rispettivamente presidente e vice-presidente del gruppo del Pdl al Senato, hanno scritto in risposta alle dichiarazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini, in merito alla legge sul testamento biologico.

Aggiungiamo un articolo un po' più vecchio, relativo ad un'intervista che avevamo ripreso e pubblicato anche in questo blog.
I «cattolici adulti», maestri di moralismo.
Raffaele Iannuzzi.

Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce unico del Forum del Terzo Settore, intervistato da L'Unità (13 luglio), afferma con uno zelo degno di miglior causa che non esiste e non esisterà mai un'operazione da parte del centrodestra per riacquistare il favore - a suo dire perso inesorabilmente - delle gerarchie ecclesiastiche. I cattolici, che evidentemente Olivero sente di poter rappresentare nel suo complesso - incluso lo scrivente che non vota per chi ha votato il presidente delle Acli -, non si faranno comprare con un piatto di lenticchie. Un conto è battersi per i temi eticamente sensibili, un altro è svendere l'etica propriamente detta al miglior offerente politico. Berlusconi è il diavolo di turno, la sua dubbia moralità, nella ricostruzione di Olivero, ha fatto perdere al suo governo la cittadella cattolica. Il testo sull'immigrazione, infine, darebbe il colpo di grazia al feeling tra Chiesa e centrodestra, anche in questo caso una volta per tutte. Amen.
Un cattolico che non si può definire «integralista», non soltanto per non fare torto a coloro che così sono stati apostrofati (fra i quali includiamo gente di livello assoluto come don Giussani e il filosofo Augusto Del Noce, per fare due nomi che sopraggiungono alla nostra memoria - ma gli «integralisti» sono legione e sono i migliori del mondo cattolico, tanto per esser chiari nel giudizio) ma anche, e forse soprattutto, per la sua fragilità culturale, che sorprende, visto il ruolo che ricopre, potrebbe essere aiutato nella valutazione della realtà da alcuni dati.
Primo: nel cattolicesimo non esiste il giudizio moralistico che precede il giudizio sulla realtà. Lo dimostra il più umile e geniale dei cattolici, Papa Benedetto XVI, che, appena giunto nella sede delle sue vacanze, ha detto: questo G8 è andato molto bene. Come dire: il governo ha lavorato bene, Berlusconi va giudicato, come sostiene da sempre la tradizione cattolica, secondo un metro laico e politico, e non assumendo il parametro moralistico dei dossettiani cattolici «adulti».
Secondo: Olivero dovrebbe essere al corrente della diatriba sui temi eticamente sensibili in senso al Pd, la nascita dei teodem e tutto il resto. Dunque, non esistono partiti «puri» e partiti «impuri», esiste solo la realtà e la risposta più adeguata ai criteri della fede ed alla rappresentanza degli interessi dei cattolici come persone e come cittadini.
Terzo: un rappresentante del Terzo Settore non può trascurare l'intervista del ministro del Welfare Sacconi al Riformista (domenica 12 luglio), in cui la laicità politica si allea oggettivamente con la dottrina della Chiesa, nella sua declinazione pratica, e con il magistero. Il tema immigrazione è al centro di quest'intervista. Dunque: di che stiamo parlando?
Certo è che il cattolicesimo «adulto», da momento politico-governativo progressista, sta diventando sempre più etico e moralistico. Dunque, pura propaganda. Un brutto viatico per la Nazione e la Chiesa.
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