FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

lunedì 7 settembre 2009

Come ti giustifico la paranoia

Realtà e rappresentazione.
Rassegna stampa - Ragionpolitica.it, Gabriele Cazzulini, sabato 05 settembre 2009.

C'è un filo comune che attraversa le diverse campagne di diffamazione contro il premier per unirle alle vecchie logiche di potere della prima Repubblica. Può sembrare un collegamento troppo stirato, se gli occhi restano fissi sulla cronaca del giorno per giorno. Ma da una grande prospettiva acquista un significato completamente nuovo, insieme ad una nuova spiegazione.
C'era una volta la prima Repubblica. Quante volte si è ripetuto che essa era la patria delle ideologie... Da questo teorema si tragga ora la debita conclusione: quelle ideologie erano la negazione della realtà. La prima Repubblica, pur con differenti sfumature nell'arco della sua vita, si basava su una scissione tra realtà e rappresentazione. Da una parte la realtà del potere, custodito nel palazzo; dall'altra parte la rappresentazione, l'immagine, di una realtà che non esisteva ma che veniva non di meno propagandata nelle piazze: il progresso, l'antifascismo, la democrazia, il voto, il parlamento. Retoriche di una politica che esisteva soltanto nei discorsi. Quindi il potere era l'opposto della sua immagine, perché l'immagine, cioè l'ideologia, doveva servire a nascondere e perpetuare un potere scisso dal popolo. Il finale è noto: la disaffezione degli elettori e la degenerazione delle oligarchie di partito hanno segnato la fine della prima Repubblica italiana. È la mistificazione, l'alterazione, la distruzione della realtà per sostituirla con una realtà immaginata. Le parole non sono casuali. Una realtà immaginata vuol dire una realtà costruita con quelli che all'epoca erano i principali mezzi di comunicazione: giornali e televisione. Guarda caso lo sono ancora oggi, internet a parte. Ma sono cambiati due elementi fondamentali.
Il primo è proprio la comunicazione. Carta e video devono convivere con il web e un pubblico di lettori profondamente cambiato. Il bipolarismo produce notevoli effetti sull'informazione, creando fratture ma anche semplificando i termini di una questione. Quindi è più difficile costruire e gestire complesse ideologie, come invece succedeva una volta. Oggi sono caduti i grandi riferimenti culturali della politica - non ci sono più grandi maestri del pensiero che interpretano un'epoca intera. Le scuole e le accademie politiche non sono più integrate nei meccanismi dei partiti. I media soffrono gravi problemi di bilancio.
Il secondo fattore di mutamento strutturale sono i partiti. Quelli vecchi, ormai estinti, erano centri di gravità politica, economica, culturale, sociale. Decurtati in numero, ma moltiplicati nel loro peso istituzionale, oggi i partiti diventano forze di governo oppure sono emarginati all'opposizione. Le scelte sono due: riprendere il contatto con la realtà oppure continuare ad ignorarlo. Ma nel secondo caso non è più possibile, come una volta, ricorrere alle mistificazioni dell'ideologia nell'attesa di ritornare al potere - l'unica ed ultima risorsa è rimasta l'antiberlusconismo: minuscoli frammenti di una post-ideologia contra personam. Senza idee, progetti, valori. Allora ecco le campagne diffamatorie a mezzo stampa, anch'esse l'estrema risorsa per propagare questi brandelli di post-ideologia. Niente intellettuali, niente mobilitazioni di piazza, niente forze sociali: solo pettegolezzo in prima pagina. È chiaro che la verità dei fatti finisce nuovamente scissa dalla loro rappresentazione mediatica.
Ecco il punto: la destra ha vinto perché ha ripreso il collegamento tra la realtà e la sua rappresentazione. La destra non è solo ideologia e non è solo materialismo. È un pragmatismo che vuole unire i fini ideali con i mezzi concreti. La sinistra, erede sopravvissuta della prima Repubblica, non si è ancora emancipata pienamente dalla scissione tra realtà e rappresentazione. Continua testardamente a battere sulla rappresentazione mediatica di una realtà che non c'è - ecco gli attacchi dei giornali di sinistra al premier. Non possono ribattere sulla realtà, perché la sinistra non è a contatto della realtà. Rispondono con la post-ideologia dell'anti-berlusconismo. Ma l'eliminazione politica di Berlusconi non porta a nessun progetto politico alternativo. È soltanto un istinto demolitore per ritornare al potere e ricominciare a costruire una realtà fittizia. Potere da una parte, popolo dall'altra. Ma la storia non fa retromarcia.
Condividi su Facebook

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.