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sabato 29 agosto 2009

Razzisti e imbecilli

È il titolo di un pezzo di "Undicietrenta" di Roberto Cotroneo su l'Unità.it che riportiamo più sotto. È il titolo giusto per questo post che raccoglie anche due contributi tratti dal quotidiano Liberazione. Il primo è un articolo di Mauro Biani.
Quando la satira supera la realtà. La vignetta è del 2004 nata come una provocazione.
Io, vignettista antirazzista autore del presunto manifesto leghista.
Rassegna stampa.

Ebbene sì, l'autore del presunto manifesto leghista sulla tortura degli immigrati sono io: un vignettista antirazzista. Il problema del mio mestiere è proprio che la realtà supera la satira, e quella che nel 2004 era nata come una provocazione per sbeffeggiare l'estremismo padano, oggi risulta del tutto verosimile.
E allora fermiamoci un attimo e stiamo ai fatti. Nel 2004 all'interno del portale pacifista peacelink.it parte un progetto di manifesti elettorali taroccati realizzato a quattro mani con Carlo Gubitosa come risposta alla noiosa retorica della propaganda dei partiti. Il bersaglio era la cultura di guerra e violenza che pervadeva (e pervade) il sistema dei partiti. Così con Carlo (che da tempo fa satira assieme a me su giornali come Liberazione e siti come www.mamma.am ) abbiamo reinterpretato i manifesti elettorali pubblicati dagli schieramenti politici in lizza per le europee dell'epoca, svelando su ogni manifesto i "pensieri proibiti" e i desideri inconfessabili dei partiti. Era maggio del 2004 e non immaginavamo che questo sasso mediatico sarebbe rimbalzato nello stagno della rete per cinque anni, fino a perdere tutto il suo slancio paradossale per trasformarsi in un messaggio credibile, come se nel 1933 avessimo fatto un manifesto finto in cui si proclamava la superiorità della razza italiana con toni alla Guzzanti di "Fascisti su Marte" per poi essere presi sul serio dalle leggi razziali del 1938.
Era un progetto reale di comunicazione grafica pacifista che voleva svelare la violenza della comunicazione politica e la sua assurdità.
Un progetto contro le parole e gli slogan violenti, che si è trasformato in una cartina di tornasole sulla pericolosa deriva razzista del paese, come a dire "attenzione, quello che oggi è paradosso tra qualche anno potrebbe diventare una idea plausibile e perfino una legge dello stato". Nel 2004 quel desiderio inconfessabile di "difendersi" dagli immigrati spingendosi fino alla tortura preventiva era la sintesi del cuore oscuro che pulsava dietro le iniziative politiche della Lega Nord in tema di tortura (in Italia non è ancora reato grazie all'opposizione della Lega), immigrazione (legge Bossi/Fini) e legittima difesa (trasformata in legittima offesa con licenza di uccidere per assecondare gli istinti pistoleri del popolo padano). Ora è probabile che questo gruppetto di Facebook banalmente lo abbia trovato su google images e acchiappato, non conoscendone neanche la provenienza. Ma la la trasformazione dell'impossibile paradosso satirico in un plausibile slogan estremista è un segnale culturale, sociale e politico ancora più inquietante e come accade nel nostro Paese a tutti i seri segnali d'allarme, probabilmente verrà ignorato.

Il secondo articolo tratto da Liberazione è di Vittorio Bonanni.
Nomi eccellenti tra gli aderenti, come Bossi, oltre a sindaci e parlamentari.
Legittimo torturare i clandestini, lo dice la Lega su Facebook.


Siamo ormai alla tortura di Stato. Sì perchè se una forza di governo, ripetiamo, di governo, come la Lega nord, si permette di aprire una pagina su Facebook chiamata "Lega Nord Mirano" dove si ritiene normale torturare i clandestini in quanto di tratterebbe di legittima difesa, come recita appunto il manifesto che compare su Facebook - peraltro disegnato ironicamente nel 2004 dal nostro vignettista Mauro Biani - di questo si tratta. Del gravissimo episodio, che fa seguito al gioco "Rimbalza il clandestino" ideato dal figlio di Umberto Bossi, Renzo, sempre su Fb e poi cancellato dopo le proteste, si è cominciato ad avere notizia ieri nelle agenzie, subito riprese da Repubblica che ha denunciato la cosa ma soprattutto dagli altri utenti dello stesso Facebook, con la nascita immediata del gruppo "Cancelliamo la pagina della Lega nord di Mirano", che in poche ore si è riempita di centinaia di iscritti per contrastare gli oltre quattrocento aderenti a quella che può essere definito un vero e proprio incitamento alla violenza e alla morte contro le migliaia di uomini e donne che arrivano nel nostro paese per sfuggire a guerre e miseria. Ancora più grave il fatto che esponenti delle istituzioni e del governo, come il ministro Umberto Bossi, il già parlamentare Enzo Erminio Boso, la parlamentare Emanuela Munerato, il sindaco di Vittorio Veneto Giannantonio Da Re e il capogruppo alla Camera Roberto Cota abbiamo aderito senza batter ciglio, anche se quest'ultimo ha reagito sostenendo che si tratterebbe di un "manifesto patacca" messo ad arte su Facebook e dopo il divampare delle polemiche si è cancellato, giustificando l'adesione iniziale con il fatto che «l'amicizia su Facebook si dà in buona fede a centinaia di soggetti ogni giorno e non si può in alcun modo essere responsabili delle condotte altrui». La colpa per lui sarebbe di un «circuito mediatico impazzito». Anche il segretario della Lega Nord Mirano si è affrettato a disconoscere la pagina di Fb: «È solo uno scherzo di cattivo gusto», aggiungendo che presto «saranno fatte delle indagini per capire chi è stato e se dovessi scoprire che è iscritto alla Lega non c'è dubbio che lo allontanerò all'istante». Tra i primi a reagire l'ex leader del Pd Walter Veltroni: «Chiederò al ministro degli Interni Maroni - ha affermato - di adoperarsi perchè venga immediatamente cancellato». Proteste anche dall'Osservatorio antiplagio che ha chiesto alle autorità di intervenire affinché la pagina venga cancellata da Fb mentre l'Arci presenterà un nuovo esposto alla Procura e chiederà all'opposizione parlamentare «di presentare con urgenza una mozione di sfiducia nei confronti di un ministro indegno di ricoprire tale ruolo». L'associazione chiede inoltre al gestore del social network di oscurare la pagina e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, di «far sentire la sua voce nei confronti di un membro del Parlamento che aderisce ad un gruppo di esplicita matrice violenta e razzista». Ma anche il silenzio dell'Europa, che isolò l'Austria quando portò al governo Haider e il suo partito, non è più tollerabile. L'Italia democratica non può più essere lasciata sola di fronte a scenari che ricordano più il Sudafrica dell'apartheid che il Continente dei diritti civili e dell'accoglienza.

Ed ecco l'articolo di Roberto Cotroneo da cui abbiamo preso il titolo per il post.
Razzisti e imbecilli.

Facebook non mente. I social network sono il miglior modo per capire le peggiori intenzioni delle persone. E soprattutto dei gruppi politici. Chissà perché ma Facebook fa un effetto strano ai movimenti e alla politica, si pensa di poter fare attraverso il social network tutto quello che si vuole, come fosse un territorio di nessuno. Un luogo dove tutto si può scrivere, tutto si può essere, senza che si venga a sapere. Paradossalmente il social network più diffuso e potente del pianeta nella mente delle persone si trasforma, come fosse un miracolo, in un club privato, in un tavolo riservato dove nessuno vede e nessuno può accedere.
Come possa accadere tutto questo andrebbe chiesto a uno psicoanalista che si occupa di fenomeni sociali. Certo è che la Lega ogni giorno ne combina una. Ieri il Concordato da rivedere, oggi la pagina su Facebook della Lega Nord di Mirano, paesino in provincia di Venezia, di 26 mila anime. Dove nella foto del profilo c'è un manifesto che incita a torturare gli immigrati. Clamoroso. Clamoroso soprattutto perché tra gli amici della pagina della Lega Nord di Mirano, c'è anche Umberto Bossi, suo figlio, quello che fa i videogiochi che annegano gli immigrati, e Roberto Cota, capogruppo alla Camera. Naturalmente Bossi e Cota si sono immediatamente premurati di cancellare l'adesione, ma dovevano preoccuparsi prima, quando l'hanno data.
Ora, tutto questo non è una goliardata o un incidente. Tutto questo è una deriva stomachevole di un partito che non ha altra identità, se non quella razzista. Di un partito di gente che probabilmente non sa che fuori Mirano, se ti metti su Facebook ti leggono comunque tutti. Perché la Lega non lo sa, ma internet ce lo hanno i meridionali, gli immigrati, gli africani, e persino i cinesi (rischiando il carcere). La Lega non lo sa, ma la pagina Facebook di Mirano non è letta dai razzisti della piazzetta del paese, ma dal resto del mondo. La Lega non lo sa, perché stanno tra di loro a giocare in qualche bar alle slot machine e sognano i raid contro gli immigrati, ma questa roba la vedono tutti. E ora sono guai. Bossi, in un paese normale si dimetterebbe immediatamente. Ma in un paese normale dovrebbero essersi dimessi tutti da decenni. Dal premier in giù. La vergogna rimane, ma tanto i leghisti non capiscono. Non capiscono nulla, stanno là a giocare ad annegare clandestini e a incitare alla tortura. Ma non sarebbe il caso di cominciare ad aprire inchieste e a far rispettare le leggi? Che valgono anche per gli imbecilli.
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