Un fiume di solidarietà per l’attacco al nostro direttore.
Rassegna stampa.
Un killeraggio che indigna, brutale, e inaccettabile, un’aggressione incivile, strumentale, intimidatoria, vigliacca. Sono tanti gli aggettivi con i quali molti esponenti della politica e dell’associazionismo e tantissimi lettori hanno espresso solidarietà al direttore di Avvenire Dino Boffo, condannando l’attacco a lui rivolto dal Giornale. Nell’apertura della prima pagina di venerdì il quotidiano, di proprietà della famiglia Berlusconi e diretto da Vittorio Feltri, pubblica un articolo, a firma dello stesso ex direttore di Libero, nel quale si parla di un presunto «incidente sessuale» del «supermoralista» direttore di Avvenire. Per poi argomentare che «Dino Boffo, impegnato nell’accesa campagna di stampa contro i peccati del premier» sarebbe stato coinvolto nientemeno che in «molestie» telefoniche a sfondo sessuale.
Vicenda sulla quale il direttore di Avvenire ha immediatamente chiarito la sua posizione e che ha suscitato un vasto movimento di reazioni. Alla redazione di Avvenire sono giunte telefonate di «totale solidarietà» da parte dei ministri dell’Interno Roberto Maroni, degli Esteri Franco Frattini e del Welfare Maurizio Sacconi.
Di analoghe iniziative telefoniche sono stati autori il segretario e l’ex segretario del Pd Dario Franceschini e Walter Veltroni, Paola Binetti, Enzo Carra e Andrea Sarubbi.
«Amicizia, solidarietà e stima» dal sottosegretario alla salute Eugenia Roccella. Secondo quest’ultima, in particolare, «la strada imboccata dal dibattito pubblico italiano è devastante e allontana dalla verità delle persone e dei fatti». Opinione condivisa dal capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro e da Pierluigi Bersani.
Lo stesso premier Silvio Berlusconi ha ritenuto necessario ricordare che «il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me e la mia vita privata. Per le stesse ragioni di principio non posso condividere ciò che ha pubblicato il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio». Nella battaglia in difesa di Boffo e del suo quotidiano sono scese in campo molte associazioni.
L’Azione Cattolica parla di «attacco grave, gratuito e rancoroso», che si evidenzia come un «tentativo di intimidire» chi ha cercato di informare «con correttezza ed equilibrio». «Indignazione» per il comportamento del Giornale e «solidarietà al direttore di Avvenire» dal Movimento per la Vita di Carlo Casini. Il presidente del Mcl Carlo Costalli e quello dell’Aiart Luca Borgomeo hanno parlato di «killeraggio giornalistico». Don Fortunato Di Noto dell’associazione pro-infanzia Meter Onlus ha incoraggiato Boffo a «continuare a fare una informazione, alla luce della Verità evangelica». Calorosi messaggi di solidarietà sono arrivati dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dal rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Fra i politici, oltre alla solerzia con la quale Francesco Cossiga ha fatto da sponda all’uscita del Giornale, sono da rilevare le parole di Rocco Buttiglione presidente dell’Udc per il quale Dino Boffo, «sottoposto a un attacco pretestuoso e incivile gode della stima inalterata mia e del mio partito». Posizione che nell’Udc è anche del segretario Lorenzo Cesa, di Enrico Marcora, Luca Volonté e Luisa Capitanio Santolini.
Fra i primi a solidarizzare per «l’attacco brutale e inspiegabile» è stato il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi del Pdl. «Trovo sbagliato – ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri – agire come ha fatto Feltri» ma «quello che è accaduto riguarda un giornale, non il governo o le forze politiche. Conosco e stimo Boffo». Solidale col «conterraneo» Dino Boffo, il leghista Giampaolo Dozzo. Per Enrico Letta del Pd, «l’intimidazione non scalfisce la stima e la considerazione universale di cui gode il direttore di Avvenire».
Che Vittorio Feltri fosse stato chiamato alla guida de 'Il Giornale' per dare un 'drizzone' - per usare l'improbabile termine spesso usato dal Premier - al modo di fronteggiare, usando più o meno gli stessi schemi, l'offensiva mediatica del gruppo 'Espresso-Repubblica', era abbastanza scontato. Ma, come talvolta accade a chi vuole essere più 'realista del Re', l'attacco sferrato oggi all'Avvenire colpendo sul piano personale il suo direttore, Dino Boffo, ha avuto un effetto oggettivamente controproducente per l'immagine del Cavaliere. Soprattutto in un momento delicatissimo sul fronte dei rapporti suoi e del Governo con la Chiesa ed il mondo cattolico. L'improvviso annullamento della cena di ieri sera all'Aquila con il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Bertone, rappresenta un brutto segnale su questo fronte e sta creando - e presumibilmente creerà ancora - non pochi ulteriori imbarazzi a Silvio Berlusconi, il quale è stato costretto ad una decisa 'sconfessione' di quanto scritto da Feltri. ''Il principio del rispetto della vita privata - ha scritto infatti il Cavaliere in una nota ufficiale - è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio''.
L'offensiva d'estate contro le voci scomode prevede anche un attacco all'Avvenire, dopo i ripetuti attriti tra il governo e i vescovi. Nel mirino il direttore Dino Boffo, bersagliato da Feltri sul Giornale - di proprietà della famiglia Berlusconi -con l'accusa di essere stato coinvolto in "un incidente sessuale", concluso con un patteggiamento nel 2004.
«Un killeraggio giornalistico allo stato puro», è stata la reazione di Boffo che ha parlato di «una vicenda inverosimile, capziosa e assurda». A Boffo la riconferma della piena fiducia della Cei e la solidarietà di numerosi politici.
Secondo Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, c'è un filo conduttore nell'attacco all'Avvenire e a Repubblica. «Direi che la misura è colma: vengono colpite testate che hanno in comune una caratteristica principale, quella di esprimere il dissenso nei confronti dei comportamenti del Presidente del Consiglio». «Se a questo si somma - continua Anna Finocchiaro - la vicenda di Rai 3 e i precedenti attacchi all'Unità e ad altri giornalisti televisivi, colpevoli di svolgere il loro mestiere, il quadro è completo. Siamo di fronte ad un attacco concentrico da parte del Presidente del Consiglio di questo Paese nei confronti della stampa che esprime e dà voce alle posizioni critiche nei confronti del suo operato».
E l'altro fronte dell'attacco titolando: Berlusconi all'attacco, "diffamanti" le domande di Repubblica.
Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, fa causa a Repubblica e chiede 1 milione di euro di risarcimento per le dieci domande che il quotidiano rivolge al premier - ormai da mesi.
Secondo Berlusconi, è scritto nell'atto di citazione depositato al tribunale di Roma e citato dal giornale, le domande sono «retoriche e palesemente diffamatorie». Secondo quanto riferito dal legale del premier, Niccolò Ghedini , sono strate promosse azioni legali contro organi di informazione anche in Francia e Spagna e si sta verificando la possibilità di un analogo intervento anche in Gran Bretagna.
Le domande riguardano i rapporti tra il premier e Noemi Letizia, l'uso della parola "papi" e dei voli di stato per gli invitati alle sue feste in Sardegna, le ambizioni presidenziali del primo ministro e il possibile uso di intelligence contro magistrati, testimoni e giornalisti, nonché lo stato di salute di Berlusconi.
«L'Italia è l'unico paese nel quale un giornale viene denunciato perchè fa le domande. speriamo che almeno il presidente voglia dichiarare la sua disponibilità a presentarsi in aula e a rispondere almeno alle domande dei giudici», è la reazione dell'Associazione 'articolo21' per la libertà di informazione.
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