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sabato 29 agosto 2009

Pravda Berlusconi, quando si toglierà di torno?

"Manifestazione a settembre". Bersani: atto sconsiderato.
Il segretario Pd: "Un'indegna strategia di intimidazione"Causa a Repubblica, raffica di proteste.
Franceschini: il premier ci denunci tutti.
L'Udc: "Chi guida il Paese non può essere allergico alle critiche".

Rassegna stampa - Repubblica.it, Mauro Favale.

Lo slogan c'è già: "Denunciaci tutti", stampato sulle magliette alla Festa del Pd di Genova, preludio della manifestazione in difesa della libertà di stampa che ci sarà a settembre. La citazione in giudizio di Silvio Berlusconi contro Repubblica per le 10 domande provoca una mobilitazione che va dai partiti d'opposizione (Pd, Idv e Udc) fino alla società civile. Mentre le 10 domande poste al premier da Giuseppe D'Avanzo e definite da Berlusconi "diffamatorie", vengono replicate infinite volte sul web, dai blog a Facebook.
Ieri sono state numerosissime le reazioni alla decisione del premier e del suo avvocato Niccolò Ghedini di fare causa al nostro giornale, chiedendo un risarcimento per un milione di euro perché, sta scritto nell'atto di citazione, "il danno arrecato al Dottor Berlusconi è enorme". Tutto il Pd si è mosso testimoniando solidarietà al direttore Ezio Mauro. Il segretario Dario Franceschini lancia la parola d'ordine: "Il premier non denunci solo Repubblica. Ci denunci tutti". Quella di Berlusconi, per il segretario Pd, "è un'indegna strategia di intimidazione nei confronti di un singolo giornale, dell'opposizione e di chiunque difenda i principi di un paese libero. Settembre dovrà essere il mese di una grande mobilitazione, al di là dei colori politici, per la difesa della libertà di stampa e del diritto all'informazione". Pierluigi Bersani è durissimo: "Alle dieci domande si risponde. È un fatto inedito e dieci volte sconsiderato. È meglio che Berlusconi rifletta e che si dia una calmata, perché di questo passo deve portare in tribunale mezzo mondo". E Ignazio Marino afferma che "la libertà di stampa va difesa come fa Repubblica".
Di tutt'altro tenore le reazioni del centrodestra che, invece, attacca il quotidiano e il suo direttore. "Avvelena i pozzi della vita civile", dice Osvaldo Napoli, vice presidente dei deputati Pdl. Per Giorgio Lainati, membro della commissione di Vigilanza, "il tradizionale conformismo del mondo dell'informazione fa scattare una solidarietà di parte a chi attacca, negando di fatto a chi è attaccato il diritto di difendersi". Fabrizio Cicchitto, capogruppo a Montecitorio del Pdl, chiede al Pd di "prendere le distanze da Repubblica".
Anche l'Udc si schiera contro il premier: "Chi guida il Paese - spiega il segretario Lorenzo Cesa - non può essere allergico alle critiche, anche alle più dure". Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, mette insieme la causa a Repubblica e le critiche al Tg3 per dire che "siamo di fronte ad un attacco concentrico da parte del premier nei confronti della stampa che esprime e dà voce alle posizioni critiche nei confronti del suo operato". E Piero Fassino incalza: "Rispettare la libertà di stampa e la funzione critica dell'informazione è un dovere di chiunque ricopre incarichi politici e istituzionali". Così Paolo Gentiloni che ritiene "urgente una risposta di chi crede nell'articolo 21 della Costituzione. Perché Berlusconi ha superato un nuovo limite". Mentre Vincenzo Vita parla chiaramente di "un'ansia di regime mediatico che ha preso il sopravvento".
Al porto antico di Genova, Festa del Pd, si parla della denuncia del premier a Repubblica. Francesco Rutelli, presidente del Copasir, dal palco nota come "Berlusconi doveva rispondere alle 10 domande". "Un fatto grave", definisce Enrico Letta l'attacco a Repubblica. E Antonio Di Pietro, sceglie Twitter, diffusissimo social network, per lanciare nella rete il suo breve messaggio: «Pravda Berlusconi denuncia Repubblica per le 10 domande. Gli pongo allora l'undicesima: "Ma quando, lei, si toglierà di torno?"».
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