Il premier affonda la mediazione di Letta.
Rassegna stampa - l'Unità.it
Le pagine da 1 a 3 del Giornale secretate giovedì fino alla chiusura serale per evitare insider trading. La telefonata Berlusconi-Feltri la stessa sera. Il colloquio in cui Letta, plenipotenziario azzoppato, informava desolatamente il presidente della Cei Bagnasco del siluro in arrivo. Lo scontro tra il premier e lo stesso Letta che lo avvisava sulla falsariga dell’Economist: in Italia i governi che si sono messi contro la Chiesa non sono durati, è una strada senza uscita.
Cosa c’è dietro il colpo di scena che ha mandato a monte la pax Vaticana di Silvio? Perché Feltri ha messo nel mirino il direttore di Avvenire in concomitanza con la cena della Perdonanza anziché aspettare qualche giorno, prendendo così due piccioni con una fava? Anche chi nel PdL sussurra dell’irritazione di Berlusconi per una partita sfuggita di mano, ammette a mezza bocca: «La maionese forse è impazzita, ma la maionese hanno voluto fare...».
Dopo mesi in cui lo hanno fatto «ballare», Berlusconi ha deciso la linea dura: cancellare in alleati, falsi amici e poteri forti, l’idea che sia un’anatra zoppa. La querela (un po’ tardiva) a Repubblica per le 10 domande. La mission feltriana di non fare prigionieri. Il silenzio di fronte al crescendo di esternazioni leghiste sull’immigrazione. L’attivismo di Letta per ottenere un incontro senza un mandato pieno alle spalle, mentre il premier celava a stento il fastidio di sentirsi sulla graticola. Fino alla prova muscolare nei confronti di un Oltretevere molto preoccupato per lo smarcamento di Fini nell’imminente dibattito su testamento biologico e pillola abortiva. Incurante dell’assist che lo stesso Bertone gli aveva appena offerto, dichiarando che quando si intervista un prete non si possono attribuire le parole al Papa.
Del resto la tesi che picchiare è meglio che chiedere scusa, non è condivisa solo dal Senatùr ma anche dal vecchio amico Cossiga, profondo conoscitore di vicende politiche nonché di carte giudiziarie: «Ormai è un casino. Tutti parlano a nome della Chiesa, serve che la segreteria di Stato prenda in mano la situazione - avverte l’ex capo dello Stato - Io non sarei andato alla Perdonanza: Berlusconi è premier in un regime concordatario, il che pone limiti allo Stato verso la Chiesa ma anche alla Chiesa verso lo Stato. Altrimenti, se uno vuole giocare libero si abroga il Concordato». L’antifona è chiara. Feltri, forte dell’alibi di rilanciare il Giornale, brinda alle 50mila copie in più. E prepara le prossime puntate.
Così oggi Vittorio Feltri rilancia. Da Il Giornale.it.
La rabbia dei moralisti smascherati.
I nemici del Giornale si sono scatenati. Non hanno gradito gli articoli che abbiamo pubblicato ieri su Dino Boffo, direttore dell’Avvenire (quotidiano dei vescovi italiani) e capofila dei moralisti impegnati a lanciare anatemi contro Silvio Berlusconi per le sue vicende private. Sono piovute su di noi critiche aspre e in alcuni casi violente. Quel Feltri - grida scandalizzato Boffo - è un killer. Tuttavia non ha smentito una riga di quanto scritto; già, non poteva farlo, perché la notizia che lo riguarda è vera, e purtroppo per lui non è una sciocchezza irrilevante. Egli ha patteggiato nel tribunale di Terni e pagato una sanzione pecuniaria per una storiaccia di molestie alla moglie di un uomo col quale il signor direttore Savonarola aveva una relazione omosessuale. Intendiamoci. La relazione omosessuale era ed è affare suo, ma il reato per il quale ha patteggiato, ossia le molestie, non è mica tanto privato poiché trattato in un’aula di Giustizia.
Detto questo, nessuno, tantomeno al Giornale, si sarebbe occupato di una cosa simile se lui, il Principe dei moralisti, non avesse fatto certe prediche dal pulpito del foglio Cei per condannare le presunte dissolutezze del Cavaliere. Adesso i cittadini sanno che il lapidatore non ha le carte in regola per lapidare alcuno.
Le reazioni sgangherate registrate ieri su questo fatto (e immagino la stampa di oggi quanto strillerà) dimostrano la malafede e il doppiopesismo di tanti politici e giornalisti. Per mesi la Repubblica (e non solo) ha sbattuto in prima, seconda, terza pagina articoli zeppi di insinuazioni, intercettazioni galeotte, interviste a prostitute e amiche di prostitute: una campagna interminabile finalizzata a demolire la reputazione del presidente del Consiglio, enfatizzando le sue performance di amatore instancabile. I giornali sedicenti indipendenti e i politici progressisti hanno applaudito al gossip, talvolta alimentandolo; poi noi scopriamo che uno dei massimi censori, il numero uno di Avvenire, è un tipo che prima di parlare male di altri dovrebbe guardarsi allo specchio, e veniamo ricoperti di insulti.
Craxi diceva: a brigante, brigante e mezzo. Aveva ragione. In seguito alle nostre rivelazioni la cena prevista ieri sera fra il premier e il cardinal Bertone è stata annullata per evitare strumentalizzazioni. La Cei, non senza imbarazzo, ha espresso generica e formale solidarietà a Boffo; non poteva fare diversamente. Forse non era al corrente del vizietto del suo portavoce giornalistico e, quand’anche fosse stata informata, sperava non sarebbero uscite indiscrezioni e ora, colta alla sprovvista, deve riflettere sul da farsi.
Silvio Berlusconi ha diramato un comunicato nel quale si dissocia dal Giornale perché contrario alle polemiche sulla vita intima di chiunque. Ci saremmo stupiti se il premier avesse detto il contrario, e cioè che approvava la nostra iniziativa. Non c’è bisogno di rammentare che il compito di decidere in una redazione spetta al direttore il quale può essere licenziato da un momento all’altro, ma non limitato nei suoi poteri. Se sbaglia, paga; ma è libero di sbagliare. Su questo punto il contratto di lavoro non lascia margini a dubbi. Sono pronto a rispondere di quanto abbiamo pubblicato nella consapevolezza che fornire informazioni e commentarle è nostro dovere. Aggiungo che non sono affatto pentito di aver divulgato la notizia su Boffo e, in una circostanza analoga, il mio atteggiamento non cambierebbe di una virgola.
Abbiamo la certezza che questa faccenda non finirà qui. Replicheremo agli attacchi (scontati) di cui saremo oggetto, e rassicuriamo i lettori: non siamo mammole. Finché i moralisti speculeranno su ciò che succede sotto le lenzuola di altri, noi ficcheremo il naso (turandocelo) sotto le loro.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.