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sabato 29 agosto 2009

Non ci si improvvisa amministratori d'una città

Casalpusterlengo - Sulla moschea “provvisoria” opposizione all’attacco, la giunta intanto pensa a una soluzione rapida.
«Il gioco delle tre carte non è serio».
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Andrea Bagatta.

Non si fermano le discussioni politiche e le polemiche attorno alla decisione dell’amministrazione di chiudere la moschea di via Fugazza e di trasferirla momentaneamente, fino alla fine del Ramadan, in via Adda al civico 19. Il capannone comunale di via Adda in cui i musulmani entreranno quanto prima, per il momento è concessa una proroga per l’uso dello stabile di via Fugazza, si trova proprio in mezzo alle abitazioni, a lato dell’immobile del distretto sanitario dell’Asl, e i residenti hanno fatto capire che non vogliono la moschea sotto casa, nemmeno per tre settimane. «Non è spostando la questione da una parte all’altra della città che si risolve - commenta Federico Moro di Casale Democratica -. Il gioco delle tre carte non è serio, ma d’altronde questa amministrazione dimostra di non sapere amministrare problemi complessi. Il tema dei costi sarà tutto da vedere, e poi c’è il tema del trasferimento, che sta mettendo in fibrillazione la città. Vorrei sapere dove sono Pdl e Udc e che cosa hanno da dire, visto che tutta la partita è in mano alla Lega». Il capannone comunale adesso è completamente spoglio e usato a deposito: dovrà essere pulito e sarà allestito con dei fari e delle luci, alcuni bagni chimici mobili, qualche lavandino. I costi saranno a carico del comune, e appena saranno terminati gli interventi i musulmani potranno spostarsi. Tuttavia, a ieri non era stato fatto ancora nessun intervento. Tra l’altro, è la prima volta che uno spazio pubblico comunale viene concesso, di fatto, per un evento di carattere religioso, il Ramadan, come conferma l’ex vicesindaco Roberto Ferrari. «Altre volte i musulmani ci avevano chiesto il centro sportivo per la festa conclusiva del Ramadan, ma la nostra linea era sempre stata quella di non assegnare spazi pubblici per manifestazioni religiose - spiega Ferrari -. Oggi siamo al paradosso che chi non voleva la moschea si ritrova a dare uno spazio comunale, per giunta creando un precedente: se l’anno prossimo chiederanno ancora il capannone di via Adda, su quale base amministrativa dire di no? La situazione poteva essere risolta senza clamore, alla fine del Ramadan, lasciando che fosse gestita a livello privatistico». Oppure, poteva essere risolta senza interventi coercitivi, come suggerisce Leopoldo Cattaneo del Partito Comunista dei Lavoratori. «Ci sono tanti stabili per cui non è stato fatto il cambio di destinazione d’uso, ma non vengono chiusi - attacca Cattaneo -. La vicenda poteva essere risolta senza la chiusura della moschea. Per giunta, in via Fugazza i disagi erano contenuti e quelli esistenti si potevano risolvere diversamente dalla chiusura. Adesso, solo per fare propaganda, l’amministrazione si ritrova in una situazione da cui non sa più come uscire e dimostra la sua totale incapacità amministrativa». Dall’amministrazione comunale, intanto, non arrivano commenti ufficiali, perché «si preferisce continuare a lavorare per una soluzione veloce della vicenda».

Giunta sotto accusa.
Polemiche sulla moschea spostata in via Adda.
L’opposizione: «La struttura non è a norma».
Il Giorno di oggi, Mario Borra.

Prima l’annuncio di un comunicato stampa «per rassicurare i residenti di via Adda», come ha ribadito ieri il sindaco Flavio Parmesani, poi il silenzio che, per la verità, suona imbarazzante. Nessuna nota ufficiale è arrivata fino a ieri sera. Dopo la firma sulla chiusura del centro di preghiera islamico di via Fugazza, l’amministrazione comunale, mercoledì scorso, aveva già trovato l’alternativa fino al prossimo 21 settembre, ultimo giorno del mese sacro del Ramadan: un magazzino, «incastrato» tra due palazzine, all’interno del quale ancora non ci sono lavabi, acqua, luce, servizi igienici. I residenti si sono subito scatenati. «Non li vogliamo. Temiamo caos, rumore e sporcizia». Fino a ieri pomeriggio, il piccolo capannone era ancora adibito a ricovero di attrezzi comunali e i fedeli islamici hanno continuato a pregare nella struttura di via Fugazza, formalmente non più vocata come luogo di culto in conseguenza dell’effetto immediato dell’ordinanza. Al silenzio della maggioranza, si sono contrapposti gli attacchi della minoranza di centro sinistra. «Ci dicano cosa costerà questa operazione di trasferimento in una zona non idonea e in una struttura non a norma - spiega l’ex assessore Ferdinando Fanchiotti - E quando lo stabile di via Adda verrà aperto, vogliamo sapere se avrà tutti i requisiti a norma. I fedeli islamici potevano rimanere in via Fugazza fino alla fine del Ramadan. Ora si scopre che la stretta sulla sicurezza si è tramutata in una bolla di sapone».
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