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mercoledì 9 settembre 2009

Chi disturba il sonno del premier

Mafia e affari, le nuove inchieste che inquietano Palazzo Grazioli.
Rassegna stampa - l'Unità.it di oggi, Marzio Tristano.

La spia dell’«allarme rosso» si è accesa probabilmente nel cruscotto dell’entourage berlusconiano dopo la lettura dell’articolo pubblicato da Libero il 4 settembre sotto il titolo: «Pentiti ad orologeria, a Milano il solito collaboratore di giustizia che accusa il premier». Racconta alcune indiscrezioni sulle nuove indagini condotte da Ilda Boccassini sui rapporti, intrattenuti nel periodo delle stragi tra alcune società dei fratelli mafiosi Giuseppe e Filippo Graviano, boss stragisti di Brancaccio arrestati a Milano, e società vicine al gruppo Fininvest.
Ma al di là delle indiscrezioni, in questo momento, probabilmente, sono due persone, assai diverse tra loro, a togliere la tranquillità al sonno di Berlusconi: il pentito di mafia Gaspare Spatuzza e il figlio del sindaco mafioso di Palermo Massimo Ciancimino. Dopo un lungo periodo di stasi delle indagini antimafia sulle stragi del ’92-’93, le dichiarazioni dei due testimoni hanno impresso una svolta alle indagini condotte dalle procure di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Milano non solo sugli aspetti ancora oscuri delle stragi, ma anche sulla trattativa mafia-Stato avviata parallelamente a quella stagione definita nelle inchieste «eversiva» e nella quale, è ormai accertato dalle indagini, sono coinvolti personaggi dei servizi segreti in combutta con i boss mafiosi.
La tesi giudiziaria è che le stragi siano servite a cancellare il vecchio sistema politico per spianare la strada agli uomini della Seconda repubblica. Ed in questo contesto si inseriscono le dichiarazioni di Spatuzza, che nel 1992 era l’uomo di fiducia dei Graviano, ritenuti dalle indagini condotte dalla Dia quindici anni fa i mafiosi più attenti alla nascita di Forza Italia, alla quale avrebbero prestato uomini e assistenza nel palermitano; ma Spatuzza è anche il testimone che ribalta la ricostruzione, finora accettata anche dalla Cassazione, sugli esecutori della strage di via D’Amelio, spostando le responsabilità dalla famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù a quella di Brancaccio, guidata dai Graviano, appunto, confessando di avere rubato l’auto utilizzata per la strage in cui si perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Una strage, è un’altra delle tesi giudiziarie, compiuta per accelerare la trattativa tra mafiosi e uomini delle istituzioni della quale ha parlato Massimo Ciancimino, che di quegli incontri tra ufficiali del Ros e suo padre, ritenuto un «ambasciatore» dei corleonesi, fu testimone oculare.
Le informazioni di Massimo Ciancimino su presunti rapporti tra Cosa Nostra ed il gruppo imprenditoriale del presidente del consiglio sarebbero più ampie, ed in parte già consegnate ai magistrati di Catania che lo hanno interrogato a lungo. Se ne riparlerà il 17 settembre prossimo, data della ripresa del processo di appello a Marcello Dell’Utri, condannato a 9 anni per mafia: tra i testimoni citati dal pg Antonino Gatto c’è anche il giovane Ciancimino.

Il piduista e i magistrati che indagano sulle stragi.
Luigi De Magistris, 8 settembre 2009.

Il Presidente del Consiglio, il piduista Berlusconi, ha affermato, con toni minacciosi ed inaccettabili per uno Stato di diritto, che vi sono magistrati di talune Procure della Repubblica che indagano sulle stragi di mafia cospirando e congiurando ai suoi danni. Le Istituzioni - quelle non ancora corrose dal crimine organizzato - e la parte sana della società civile non possono accettare intimidazioni di questo genere.
Attendiamo con speranza - sin dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio - che venga scoperta tutta la verità sugli omicidi Falcone e Borsellino; vogliamo sapere perché la mafia ramificò la strategia della tensione militare piazzando bombe a Roma, Firenze e Milano; aspettiamo di sapere se pezzi deviati delle Istituzioni - che ancora operano nel Paese in continuità con una P2 mai morta ed anzi sempre più forte - trattarono con Cosa Nostra; vogliamo capire se esiste un rapporto tra la fine della strategia militare della mafia e la discesa in politica, da vincenti, di Dell'Utri, Berlusconi e della stessa nascita del partito di Forza Italia; chiediamo a gran voce di individuare coloro i quali hanno sottratto l´agenda rossa di Paolo Borsellino; intendiamo sapere chi ha favorito in questi anni l'istituzionalizzazione della mafia con il consolidamento della sua penetrazione nell'economia e nello Stato.
Ed allora veniamo al punto: perchè Berlusconi minaccia i magistrati che stanno investigando svolgendo indagini difficili e pericolose? Ha in mente, forse, di creare le condizioni per isolare servitori dello Stato e magari per favorire l'intervento di menti istituzionali raffinatissime? Invia messaggi a qualcuno? Non so che cosa accadrà nel futuro - sulla mia pelle ho visto realizzarsi melmosi intrecci istituzionali mai visti e sentiti e forse nemmeno immaginati - ma so per certo che vigileremo in tantissimi affinchè non sia esercitata nessuna interferenza illecita che ostacoli il lavoro dei magistrati e delle forze dell´ordine e impedisca agli italiani di conoscere la verità, fosse pure una verità terribile e inquietante, forse la verità che ci farà capire perchè un ampio manipolo di golpisti con il grembiulino intende sovvertire le Istituzioni Repubblicane.
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