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mercoledì 9 settembre 2009

Sarà dura battere Formigoni

Berlusconi ha scelto Formigoni: "Sarà lui il prossimo governatore lombardo".
Rassegna stampa - l'Unità.it di oggi, Rinaldo Gianola.

Nel suo Ipod nano color antracite Roberto Formigoni alterna il rock duro dei Metallica e dei Foo Fighters con il romanticismo dei Beatles e di Battisti. Questo eclettismo musicale, tuttavia, non coincide con la sua lineare e dura azione politica che negli ultimi trent’anni lo ha portato dal Movimento popolare fino alla presidenza della Regione Lombardia, passando per lo scardinamento della vecchia Dc e l’uso del braccio affaristico di Cl, la Compagnia delle opere. Formigoni è stato ieri investito pubblicamente da Berlusconi come il candidato del centrodestra alle elezioni regionali del 2010, facendo così piazza pulita delle aspirazioni leghiste, comprese quelle di Roberto Castelli, ex compagno di liceo del governatore a Lecco.
Formigoni, piaccia o no, rappresenta un record politico. È diventato presidente della Lombardia nel 1995 sconfiggendo Diego Masi, ha trionfato nel 2000 su Mino Martinazzoli, si è confermato del 2005 battendo Riccardo Sarfatti. Se l’anno prossimo gli elettori gli confermeranno il loro consenso, Formigoni potrà arrivare a governare la Lombardia per quattro mandati di seguito, vent’anni. Avrà fatto meglio di Franz Joseph Strauss, il leader dei cristiano sociale tedeschi, spesso citato come esempio dai governatori del centro destra del Nord, che guidò la Baviera per dieci anni fino alla sua scomparsa nel 1988.
Governare la Lombardia significa esercitare un potere enorme. Questa è la regione con il maggior numero di abitanti (circa 9 milioni) e di elettori, produce il 20% del Pil nazionale, il reddito pro-capite è il più alto d’Italia con 22.500 euro a testa. Qui ci sono più ipermercati, più depositi bancari, più dirigenti d’azienda donne rispetto a qualsiasi altra regione italiana. La sola Milano è di gran lunga la città dove si vendono più libri in Italia. Forse questi pochi dati spiegano perchè Formigoni, nonostante i suoi successi elettorali, ha sempre preferito restare al Pirellone piuttosto che conquistarsi un posto nel governo a Roma.
Come un autentico uomo di potere, che abbina l’immagine del sacrificio personale con le notti passate nel convitto seminariale con la realtà più sbarazzina di barche in Sardegna, auto potenti e amiche inquietanti, Formigoni ha compreso che la sua presidenza conta molto di più che non la poltrona di un importante ministero. Forse è sempre stato lontano da Roma anche perchè ne teme le tentazioni e le trame della politica, mentre lui in Lombardia è protetto e governa felice il suo blocco sociale e di potere. Formigoni è come certi sciur brambilla brianzoli che non hanno paura di andare a Bagdad se ritengono giusta la loro missione, ma si sentirebbero insicuri e fuori luogo in qualche salotto.
Culturalmente, anche politicamente, Formigoni può apparire un uomo distante dal berlusconismo populista e irresponsabile. Ma tra i due c’è un evidente coincidenza di interessi: Berlusconi riconosce che Formigoni è un gran portatore di voti, il governatore può far pesare questo ruolo nella divisione della torta. Quello che conta. Il governatore ha costruito la sua fama miscelando un pò di solidarismo cattolico che non guasta mai con l’immagine del manager efficiente. La sanità, l’istruzione, le opere pubbliche sono i suoi cavalli di battaglia, con le truppe fidate dei ciellini piazzati ovunque. Siamo arrivati al punto che il suo amico antiabortista Cesana è diventato presidente della clinica Mangiagalli. E magari, sopita la guerra che ha spinto alle dimissioni Dino Boffo, vedremo un uomo di Formigoni alla guida dell’Avvenire. Il governatore si vanta che la nuova sede della regione, che batte in altezza il grattacielo Pirelli, procede con puntualità svizzera. È vero. Ma anche lui non fa miracoli: la Malpensa non va, è stato un fallimento politico l’incapacità di Formigoni e compagnia di difendere gli interessi dello scalo milanese dall’invenzione della cordata patriottica per Alitalia di Berlusconi. L’inquinamento avvelena Milano, la cassa integrazione cresce del 400% e l’Expo 2015 è solo una scommessa.
Formigoni, però, ci mette la faccia. Lo faceva già quando si picchiava davanti alla Cattolica, lo fa anche ora. Da anni, invece, questa regione è stata trascurata dal centro sinistra, in tutte le sue declinazioni. Sarà dura battere Formigoni. Ci vuole un peso massimo. E senza paura.
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