La prima lettera è di Luigi Guaitamacchi.
Rassegna stampa.
C’è la volontà di penalizzare gli immigrati.
Egregio direttore, il territorio del Lodigiano ha sempre brillato per i sentimenti dell’aiuto, della carità, della solidarietà. Vorrei riprendere, in maniera tale che i lettori capiscano il perché di questa mia lettera, quanto è stato scritto sul «Cittadino» di questa mattina circa il capannone comunale di Zorlesco tolto a don Barbesta (mercoledì 19 agosto, Ndr): «Entro dicembre l’associazione di don Peppino Barbesta lascerà il capannone casalino nel quale procura gratis ai poveri i mobili e l’arredamento usato. All’interno, anche oggi che pure il centro è ufficialmente chiuso per ferie, si trovano armadi, letti, camerette intere, cucine e mobili di qualunque tipo, alcuni sacchi di vestiario, accessori di cucina, servizi di piatti, pentole e altri oggetti d’uso domestico più comune. I volontari del centro vanno in giro per tutta la Lombardia e per l’Emilia Romagna per smontare, caricare e trasportare i mobili in disuso, quelli destinati a essere buttati per il rinnovo dell’arredamento nelle case delle famiglie normali. Se non ci sono danni e sono ancora in condizioni accettabili, i Lavoratori Credenti li prendono e li portano a Zorlesco. Qui, ogni sabato mattina, quaranta o cinquanta persone, quasi tutte straniere, vengono a vedere i mobili, scelgono quelli adatti alle proprie esigenze e alle proprie case e se li portano via. Arrivano al mattino presto, e qualche residente si lamenta della loro presenza,ma incidenti non ne sono mai capitati. Spesso, i volontari li portano direttamente nelle abitazioni di chi che ne aveva fatto richiesta per tempo».
Ecco, signor direttore, adesso questo centro, che è un vero inno alla solidarietà, dovrà chiudere. Il sindaco dice che tutto è in condizioni fatiscenti. Ma il capannone di don Barbesta nel corso di questi anni si è trasformato in un vero centroservizi per i più poveri, ossia per gli immigrati del nostro territorio. Signor sindaco, a noi questa sua solerzia puzza tanto di volontà di penalizzare gli immigrati.
La seconda lettera è di Maria Negrini.
Signor sindaco, trovi prima un’alternativa.
Signor sindaco di Casalpusterlengo, prima di dare il benservito alle attività di don Peppino Barbesta e di mettere i sigilli a una realtà come il capannone di Zorlesco, occorre che Lei faccia una cosa importante: si dia da fare e cerchi qualcosa di similare. Occorre che l’amministrazione comunale di Casalpusterlengo trovi un’alternativa.
Mi hanno detto che Comunione e Liberazione, in blocco, ha votato per l’attuale coalizione che governa la città di Casalpusterlengo. Perché adesso i ciellini supinamente permettono la chiusura del centro dei Lavoratori Credenti? Non è importante che anch’essi facciano sentire la propria voce a difesa di don Peppino Barbesta e della sua encomiabile attività?
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