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mercoledì 5 agosto 2009

Meno maiali nel Lodigiano

Greta Boni su Il Cittadino di oggi ci informa che rispetto all’anno scorso si contano 25mila suini in meno: le aziende chiudono o si ridimensionano.
Sono momenti di magra per i maiali.
Rassegna stampa.

Periodo di “magra” per i suini lodigiani, rispetto all’anno scorso se ne contano 25mila in meno su tutto il territorio. I capi di bestiame sono passati dai 491mila del 2008 ai 466mila del 2009, proprio per questo motivo diventa sempre più difficile fare riferimento - come si faceva abitualmente - a quel mezzo milione di animali che popolavano gli allevamenti sparsi nel Lodigiano. Il dato emerge dall’ultimo “Rapporto sulla consistenza zootecnica”, realizzato dall’ufficio statistica della Camera di commercio di Lodi su indicazione del servizio di prevenzione veterinaria dell’Asl, con la collaborazione delle diverse associazioni agricole.
La scomparsa dei 25mila suini sembrerebbe essere legata alla chiusura di alcuni allevamenti e al ridimensionamento di diverse aziende. Nel giro di sei mesi, infatti, si è registrata la perdita di un migliaio di scrofe, un numero che desta una certa preoccupazione all’interno del settore, vista l’impostazione storica degli allevamenti lodigiani, più vocati alla fase di produzione che a quella di ingrasso. Oltre alle scrofe, che sfiorano ormai la soglia delle 27mila, anche i verri (i maiali destinati alla riproduzione) hanno subito un forte ridimensionamento: da dicembre a oggi sono passati da 630 a 462 capi, con una riduzione superiore a un quarto della loro consistenza iniziale.A cantar vittoria sono invece i bovini, le vacche da latte sfiorano quota 49mila, 5mila in più rispetto allo scorso anno e 700 in più nel giro di sei mesi. «Probabilmente - spiegano gli esperti tra le pagine dello studio -, stante l’attuale prezzo del latte, la tendenza a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno sarà difficilmente confermata nel prossimo rilevamento, un segnale in questo senso lo si può già vedere nella leggera riduzione degli animali da rimonta che, nell’ultimo semestre, ha interessato soprattutto la categoria delle femmine da 1 a 2 anni, passate da 25.500 a poco più di 24.300 capi». In ogni caso, sono proprio gli “allevamenti da latte” a tenere alta la bandiera del settore, a dispetto delle contrazioni dei prezzi delle materie prime alla stalla, i bovini hanno infatti superato la soglia delle 114mila unità.
I suini non sono gli unici a dover affrontare un pesante calo delle presenze, anche le altre specie denotano cali piuttosoto marcati, l’unica eccezione è rappresentata dai cavalli.
Balza subito all’occhio la perdita di 260 capi (oltre il 35 per cento) nell’arco di un anno del comparto bufalino, l’intera popolazione provinciale si colloca ben al di sotto dei 500 capi, fermandosi a 470. Dalle informazioni fornite dal servizio veterinario sembrerebbe che il brusco ridimensionamento sia stato causato dalla cessata attività di uno degli allevamento storici. Gli ovini, invece, si fermano a 430 esemplari, le pecore da latte sono quelle che se la passano peggio, nell’ultimo semestre sono scese da da 95 a 65, mentre la presenza di agnelli è rimasta la stessa.

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