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venerdì 20 novembre 2009

Un appello alla solidarietà rivolto ai Comuni

Sulla crisi occupazionale una dura critica all’atteggiamento di Cisl e Uil e alla proposta di devolvere un euro al mese. «Perché devono pagare i lavoratori?». Fondo di solidarietà, dalla Cgil lodigiana un appello ai Comuni.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 20 novembre 2009.

Il documento, molto articolato, non reca la firma del segretario generale, perchè - si legge a chiare lettere - costituisce la posizione ufficiale della Cgil del Lodigiano. Il motivo che l’ha fatto scaturire è condensato nelle poche righe dell’incipit: «Il fondo di solidarietà anticrisi, fortemente voluto da Cgil-Cisl-Uil del Lodigiano (finanziato da Provincia, Comune di Lodi, Fondazione Banca Popolare) e che oggi vede esauriti i fondi, ha lo scopo di coprire un preciso segmento del mercato del lavoro, non protetto da nessun ammortizzatore sociale, cioè di quei lavoratori che perdono il posto di lavoro e non hanno nessun tipo di sostegno economico. Questo perché, testardamente, né il governo si decide a fare una riforma universalistica, cioè per tutti, degli ammortizzatori sociali, né la regione Lombardia adotta misure adeguate in attesa della riforma nazionale».
«Sabato 14 novembre - prosegue il documento - abbiamo manifestato a Roma per una piattaforma rivendicativa che aveva proprio come primissimo obiettivo l’estensione degli ammortizzatori sociali a chi oggi non ne ha il diritto, solo come Cgil però, senza Cisl e Uil. A carico del governo, non dei lavoratori!». «Il governo - sostiene la Cgil lodigiana - ha sempre operato infatti a singhiozzo, in base alla drammaticità delle situazioni non con una visione d’insieme e mettendo al primo posto chi sta pagando a caro prezzo la crisi; migliaia di lavoratori, fra l’altro i più deboli, restano così perennemente esclusi. La crisi economica non è un terremoto e neppure un evento inspiegabile, ha cause e responsabilità ben precise, con conseguenze altrettanto precise: i lavoratori sono inequivocabilmente vittime, non certo co-responsabili. Sarebbe utile a tutti forse rileggere l’inserto Lombardia del Sole 24 Ore del 21 ottobre 2009 dove, in piena crisi, compare la mappa dei ricchi che si sono ulteriormente arricchiti, anche nel nostro territorio».
Ed ecco che la Cgil passa a snocciolare numeri e cifre: «Nel Lodigiano la disoccupazione è al 10% (9.500 gli iscritti), la Cassa Integrazione Guadagni ha subito un incremento del 915,70% (la straordinaria del 3894,81%), il precariato è diffuso, a partire dalla scuola, dalla ricerca per arrivare ad altri settori della pubblica amministrazione, a quelli produttivi e al terziario. La solidarietà del mondo del lavoro non è mai mancata in nessuna occasione, terremoti, disgrazie, singole raccolte, senza dimenticare la solidarietà maggiore costituita dal fatto che in Italia le tasse sono pagate al 75% dal lavoro dipendente, oltre ai pensionati e che l’evasione fiscale supera i 200 miliardi di euro (3/4 finanziarie), insomma che la tassazione sul lavoro è aumentata mentre quella su profitti e rendite è diminuita».
Proseguono gli esponenti della Camera del lavoro: «È dal fisco nazionale e locale allora che bisognerebbe ricavare i fondi per aiutare chi subisce i danni della crisi; è troppo semplice e comodo ricorrere sempre alle tasche dei lavoratori. Questo fondo non va confuso assolutamente con l’altrettanto importante fondo voluto dalla diocesi e dal vescovo di Lodi Merisi in particolare, che ha il compito di raccogliere fondi dai “fedeli” e ridistribuire ai più “bisognosi”, disoccupati in testa. Una grande operazione caritatevole ma il ruolo del sindacato deve essere diverso. Noi non dobbiamo entrare in concorrenza con la Chiesa o sostituire le istituzioni; per la Cgil perlomeno il ruolo prioritario è sicuramente quello di rappresentare i lavoratori e di difenderli, chiedendo a tutte le istituzioni/associazioni di svolgere al meglio le proprie funzioni di competenza (in periodo di crisi ancora di più)».
La Cgil si rivolger anzitutto alle municipalità del territorio: «Perché allora non fare un appello pregnante o studiare un meccanismo più coinvolgente per far aderire al fondo i comuni visto che hanno aderito solo in sette, creando fra l’altro parecchie contraddizioni? Ad esempio Lodi ha contribuito per 100.000 euro e ne ha visti ridistribuiti ai propri abitanti 98.000 ma all’opposto Casalpusterlengo, Codogno e Sant’Angelo non hanno contribuito affatto ed invece hanno visto un ritorno rispettivamente di 31.400, 12.600, 8.880 euro. Perché non fare un appello anche alle aziende, alle associazioni datoriali, alle banche, cioè dove ci sono maggiori risorse economiche?».
Ed ecco l’affondo alla Cisl: «La proposta della Cisl di Lodi di chiedere ai lavoratori lodigiani un contributo mensile pari a 90.000 euro, rischia di essere sbagliata e controproducente, perché da un lato troverebbe forse la concordanza delle istituzioni/associazioni che a quel punto si sentirebbero esautorate, anzi sostituite, dall’altro lato si correrebbe il rischio che se il meccanismo non funzionasse a pieno farebbe ricadere la “colpa” sui lavoratori stessi, a quel punto considerati “ingenerosi”. La Cgil di Lodi ha lanciato a Cisl e Uil la necessità di una piattaforma del lodigiano da presentare alle parti sociali a tutela e a difesa dell’occupazione esistente nonché dello sviluppo del territorio, comprensiva della richiesta di rifinanziamento del fondo, perchè questa crediamo sia la strada maestra; siamo ancora in attesa di risposte!». Conclude il documento: «Se i fondatori rinnovano l’impegno, se tutti i comuni aderiscono, se imprese, associazioni, banche ecc. si associano, allora un contributo volontario (non assolutamente coercitivo tipo silenzio-assenso) da parte dei lavoratori, dei pensionati e di tutti i cittadini, potrebbe avere un maggior senso di equità, sia di principio che economico, perchè non sostitutivo ma davvero solidale».

Da Rifondazione un “picchetto” contro i quelli che fanno i furbi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 20 novembre 2009.

Un “picchetto” davanti a tutti i comuni che non hanno ancora aderito al fondo di solidarietà. Rifondazione comunista e Comunisti italiani inizieranno la mobilitazione a Lodi Vecchio, Secugnago e Casalpusterlengo. «Partiremo da Lodi Vecchio - spiega il segretario provinciale di Rifondazione, Andrea Viani -, oggi saremo al mercato e domani in piazza, per sollecitare risposte alle nostre richieste: ovviamente non possiamo intervenire sul altri comuni, se in quelli dove siamo in maggioranza non abbiamo risposte definitive. Domani saremo anche in piazza Matteotti a Secugnago, dove sappiamo che la situazione finanziaria al momento non permette l’adesione, ma in sede di assestamento di bilancio potrebbe essere possibile, sulla base delle entrate di Sorgenia. Domenica e lunedì, invece, saremo al mercato di Casale, certamente il comune è in grado di aderire sulla base di opportune decisioni in sede di assestamento di bilancio».
Alla presentazione dell’iniziativa, nella giornata di ieri, oltre a Viani hanno partecipato il segretario cittadino Enrico Bosani, l’ex assessore provinciale all’ambiente Antonio Bagnaschi e Sergio Imeri dei Comunisti italiani. La collaborazione tra i due partiti è solo un primo passo verso quella che alle prossime elezioni comunali potrebbe trasformarsi in un’alleanza. La discussione è ancora aperta.
Il fondo anticrisi ha messo in campo sul territorio 350mila euro, una somma che ha permesso di aiutare 160 lavoratori. Ora i soldi sono finiti e la maggior parte dei comuni non ha versato la sua quota (che corrisponde a 2 euro per abitante), ma altre 200 persone hanno già chiesto aiuto. E sono rimaste a mani vuote.
«Nei giorni scorsi avevamo inviato una lettera alle amministrazioni per sollecitarle - aggiunge Viani -, i comuni che hanno risposto alle nostre richieste sono Cervignano e Camairago, che hanno aderito, Livraga, che ha sottolineato la situazione di difficoltà economica e Sant’Angelo, che conferma di non partecipare al fondo. Lodi ha aderito, Borghetto lo farà anche per il 2010, Castiglione proporrà l’istituzione di un fondo comunale per il 2010 e così anche Tavazzano».
L’iniziativa nel Lodigiano, inoltre, è stata promossa dal Gap, il Gruppo di acquisto popolare lodigiano, che ormai conta 3200 iscritti: «Il nostro obiettivo - conclude Viani - è quello di raggiungere l’anno prossimo 10mila famiglie».
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