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venerdì 20 novembre 2009

In Italia siamo oltre 60 milioni



Alla fine del 2008 la popolazione residente in Italia è pari a 60.045.068 unità, di cui 29.152.423 maschi e 30.892.645 femmine. Il Nord rimane ancora la ripartizione con il maggior numero di residenti, 27.390.496, con una percentuale del 45,6 per cento. Al Centro i residenti sono 11.798.328 unità, con una percentuale del 19,6 per cento, mentre nel Mezzogiorno sono 20.856.244 unità, con una percentuale del 34,7 per cento. I dati sono contenuti nell'annuario statistico italiano del 2009 dell' Istat. che è stato diffuso questa mattina.
L'incremento registratosi rispetto al 2007 - in cui la popolazione complessiva ammontava a 59.619.290 residenti - è pari a 425.778 unità, e, come per l'anno precedente, è dovuto al contributo del saldo migratorio. Questo, infatti, pur risultando inferiore rispetto al 2007, con 434.245 unità, neutralizza l'effetto negativo del saldo naturale (-8.467 unità).
A livello territoriale è da notare come il quoziente di natalità del Centro, negli scorsi anni al di sotto della media nazionale, nel 2008 superi tale valore (pari al 9,6 per mille), passando dal 9,2 per mille del 2007 al 9,7 del 2008.
Anche le regioni del Nord vedono un incremento del quoziente di natalità, che passa dal 9,6 al 9,7 per mille, mentre il Mezzogiorno rimane stabile al 9,6 per mille.
L'aumento delle nascite non è però sufficiente a contrastare la crescita della mortalità. Il quoziente di mortalità sale sia al Nord (si passa dal 9,9 al 10,2 per mille) che al Centro (dal 10,0 al 10,3 per mille), e quindi, come già successo nel 2007, il saldo naturale è negativo.
Il Mezzogiorno, con un quoziente pari al 9,0 per mille, continua ad essere la ripartizione con la mortalità più bassa, e, come negli anni precedenti, rimane l'unica ripartizione ad avere un saldo naturale positivo.
Italiani sempre più vecchi, 1 su 5 ha più di 65 anni.
Prosegue il processo di invecchiamento della popolazione, al punto che ormai un italiano su cinque è ultrassessantacinquenne. I ''grandi vecchi'' (dagli ottanta anni in su) rappresentano il 5,6% della popolazione italiana.
A fine 2008 l'indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con piu' di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo un valore pari al 143,1%. Nella graduatoria internazionale (dati 2007), la Germania, con un indice pari a 146,4, è il paese maggiormente investito dal fenomeno dell'invecchiamento, seguita dall'Italia. Bulgaria e Grecia sono gli altri paesi dell'Unione europea in cui la popolazione ha una struttura per età particolarmente anziana.
Quasi il 40% degli italiani non sta bene. L'artrosi è la malattia più diffusa.
La presenza di patologie croniche costituisce un importante indicatore per comprendere lo stato di salute della popolazione. Nel 2009 il 38,8% dei residenti in Italia dichiara di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche, ma tale percentuale sale all'86,9% per gli ultrasettantacinquenni.
Le malattie croniche più diffuse sono l'artrosi/artrite (17,8%), l'ipertensione (15,8%), le malattie allergiche (10,2%), l'osteoporosi (7,3%), la bronchite cronica e asma bronchiale (6,2%) e il diabete (4,8%).
Sempre più italiani usano il Web. Boom tra i giovani (86%).
Nel 2009 crescono gli utilizzatori del personal computer e di Internet, che ormai rappresentano rispettivamente il 47,5% (44,9 nel 2008) della popolazione di 3 anni e oltre e il 44,4% (era 40,2%) di quella di 6 anni e più. Se l'aumento riguarda tutte le fasce di età, l'uso del pc coinvolge soprattutto i giovani e tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (86% rispetto all'80% del 2008); con il crescere dell'età diminuisce l'uso e fra i 65 e i 74 anni la percentuale scende al 9,9%, per raggiungere il 2,4% fra gli ultra settantacinquenni. A livello territoriale, permane uno squilibrio sia nell'uso del pc (Nord e Centro rispettivamente 51,5% e 48,8%, Mezzogiorno 41,5%) che in quello di Internet (Nord e Centro rispettivamente 48,3% e 46,8%, Mezzogiorno 38,0%). (Asca)

Nuova influenza.
L'Organizzazione mondiale della Sanità ha reso noto oggi che è stata riscontrata una mutazione in alcuni campioni del virus della nuova influenza prelevati dopo i primi due casi di decessi per H1N1 avvenuti in Norvegia.
Le vittime in Italia per la nuova influenza A/H1N1 sono 68, le vaccinazioni circa 167.680: e' quanto si legge in un comunicato del Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche Sociali, facendo il punto della situazione alle ore 17,00. (Asca)
Aggiornati il numero dei casi e l'incidenza con il nuovo rapporto del sistema di sorveglianza Influnet basato sui medici sentinella. In base ai dati Influnet della 46ª settimana (9-15 novembre) i casi di influenza settimanali stimati sono circa 752mila. Le Regioni dove si registra la più ampia diffusione del virus sono le Marche con un incidenza dell'2,9 per cento seguite da Emilia Romagna (1,8), Lazio (1,7), Abruzzo (1,6) e Campania (1,6). I più colpiti sono bambini e adolescenti, da zero a 14 anni, con un'incidenza pari al 3,6 per cento (2,6 nei più piccoli da zero a 4 anni e 4,2 per cento dai 5 ai 14). Tra i giovani e gli adulti dai 15 ai 64 anni l'incidenza dell'influenza è dello 0,7 per cento mentre tra persone dai 65 anni in su è lo 0,1 per cento. Le Regioni hanno segnalato fino ad oggi al Ministero 489 ricoveri in ospedale per complicanze di cui 241 che richiedono cure di alta specializzazione e assistenza respiratoria: una quota pari allo 0,0105 per cento del totale stimato delle persone che hanno contratto la nuova influenza A. La percentuale delle vittime correlate all'influenza A è lo 0,0029 per cento dei malati, contro lo 0,2 per cento delle vittime correlate alla normale influenza. Va considerato che essendo la percentuale delle vittime calcolata considerando i casi clinici segnalati al sistema di sorveglianza, poiché questi sono molto probabilmente sottostimati, il valore potrebbe essere addirittura inferiore alla stima sopra riportata. (Asca)
È salito ad almeno 6.750 il bilancio delle vittime della nuova influenza in tutto il mondo. A renderlo noto l'Organizzazione Mondiale della Sanità sottolineando che dalla scorsa settimana c'è stato un incremento di 500 morti. Una settimana fa, infatti, la conta delle vittime per il virus A(H1N1) era di 6.250 morti. Il numero più alto di decessi resta quello registrato nel continente americano: 4.806 vittime. In Asia e nella regione del Pacifico finora sono stati riscontrati 1.323 decessi, mentre in Europa almeno 350 persone hanno perso la vita a causa della pandemia. (Asca)
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