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mercoledì 30 settembre 2009

Niente di preciso, però…

Libere considerazioni guardando una parte del PGT.

Stare ben piantati per terra e fare i passi secondo la gamba. L’anonimo che commentando un post, con un inciso, riprende l’ultima frase dell'intervento di Fumich, si chiede, e con lui tanti altri, quale sarà il futuro di Brembio. Giusta curiosità e preoccupazione che nasce dai si dice, corre voce, tizio sostiene, caio ha scritto, sempronio a visto….ecc, ecc, ecc.



Guardando la planimetria del PGT, si nota un’area per l’espansione industriale, che è circa tre volte l’attuale insediamento della logistica. Per affermazione pubblica dei precedenti amministratori e degli attuali, l’area che ci interessa è una parte di tutto l’insediamento. La parte più corposa tocca ad altri comuni; Secugnago per esempio. Tra Brembio e Secugnago passa la ferrovia che unisce il nord al sud e viceversa. Per Ferrovie Italia una buona posizione strategica per arrivo e smistamento merci su rotaia. Secugnago è attraversata dalla via Emilia; statale che unisce a nord Lodi e poi Milano, e a sud Piacenza. Senza considerare altre diramazioni. A Casalpusterlengo lo snodo stradale Pavia - Cremona. Il più il vicino a ingresso dell’ autostrada è a Ospedaletto, tangenzialina Brembiese permettendo, che collega a 360° il mondo, per il trasporto su ruote. Insomma, un bel luogo dove si possono fare tanti e tanti ragionamenti. Quindi la domanda dell'anonimo, da questa piccola analisi, potrebbe già avere più di una risposta. Però le delucidazioni le dovrebbero dare tutti gli amministratori locali che qualche cosa conoscono, e già si sono mossi per trasformare questa parte del lodigiano in logistiche, poli industriali, centrali e discariche . Ora noi, possiamo solo pensare che questi insediamenti sono calati dall’alto e che dovremo accettarli. Naturalmente porteranno i tanti attesi soldini, per calmierare tante coscienze, e far fronte alle necessità comunali. Questo vale anche per gli altri disastrati paesi limitrofi. A discapito di quelle poche piante che ancora rimangono fortemente ancorate al terreno, della nostra vivibilità, della nostra tranquillità, della nostra bella e fertile campagna. Galline, mucche e maiali compresi. Per non parlare di quella poca fauna selvatica e ittica che attualmente corre libera inconsapevole del destino che l’aspetta. Altri aspetti tecnici, dovuti agli insediamenti come rifiuti, depurazioni, traffico, rumore, ecc, ecc, per ora sono solo ipotizzabili. E certamente qualche cosa ci sta sfuggendo. Questa potrebbe essere una delle tante cose che stanno bollendo in pentola. Ne vale la pena?






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