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mercoledì 30 settembre 2009

La filosofia del degrado

Codogno. Rifondazione: «Può crollare l’antica chiesa di San Rocco».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 30 settembre 2009.

«Siamo preoccupati per l’antica chiesa di San Rocco». Si fa portavoce di allarmistiche segnalazioni arrivate da alcuni cittadini il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Pierattilio Tronconi, pronto a riaccendere i riflettori sulle antiche murature dell’oratorio dedicato a San Rocco, posto all’angolo tra via Dante e via Carducci. L’origine dell’edificio si attesta intorno al 1400: sconsacrate agli inizi del 1800 e da anni lasciate in uno stato di completo abbandono, le antiche mura di questa chiesa a due passi dal centro devono essere oggetto di un mirato intervento di recupero. «Di cui però non vediamo ancora l’inizio - sbotta Tronconi -. Abbiamo il timore che l’edificio diventi degradato a tal punto da giustificarne l’abbattimento. Non dimentichiamoci mai, del resto, che proprio l’abbattimento era nelle intenzioni originarie del primo piano di recupero presentato dalla proprietà dell’edificio». Nel 2007, sulle ceneri della antica chiesa di San Rocco era prevista la realizzazione di un nuovo complesso abitativo con locali commerciali a piano terra e tredici appartamenti ai piani superiori. A bloccare il via libera al quel progetto era però stato l’intervento dell’associazione di tutela storico-territoriale Italia Nostra. Risultato: la questione fu portata all’attenzione della Sovrintendenza, il progetto fu modificato, l’ipotesi originaria dell’abbattimento fu sostituita da un meno invasivo piano di risanamento. «Di cui però non si vede ancora la luce», rimarca Tronconi. Elementi rassicuranti arrivano però dalla proprietà. «Nessuno vuole far crollare quest’edificio - tranquillizzano i titolari -. Stiamo risolvendo alcuni problemi burocratici, dopo di che l’intervento di recupero potrà partire».

Abbiamo ripreso questo articolo non solo per l'aspetto curioso che può avere il fatto che a diffendere documenti dell'antica tradizione religiosa sia Rifondazione oggi, erede di quell'anima del Pci più e più volte scomunicata perché ballava nelle balere ed era ritenuta una formidabile mangiapreti (oltre che ovviamente mangia bambini), ma soprattutto perché ci ha colpito una frase, questa: «Abbiamo il timore che l’edificio diventi degradato a tal punto da giustificarne l’abbattimento». Ed il pensiero ci è corso subito ad immobili vincolati o comunque segnalati come beni architettonici lombardi in paese, a Brembio, che si sta lasciando andare al degrado completo, sia fuori il centro urbano nelle cascine che, soprattutto, all'interno del paese in aree centrali. Ci auguriamo che questa non sia la filosofia accarezzata dai proprietari con il silenzio complice di quelle istituzioni che potrebbero intervenire per salvaguardare i nostri beni culturali. Del resto in questi anni abbiamo assistito a qualche scempio ed a una scarsa attenzione ai segni della tradizione contadina che arricchivano, pur nella loro semplicità e "povertà", Brembio. Ma, mentre la devozione rimane nella nostra gente, tant'è che a girare il paese si trovano nuovi recenti segni di quella religiosità che contraddistingueva la civiltà agricola di questi territori, rimane poco, pochissimo o niente di quelli antichi. Ed è questo una grave perdita. Non vorremo che si pensasse di fare altrettanto con i beni architettonici, anche se è azione ben più difficoltosa di staccare un affresco o addirittura abbatterne il muro su cui è dipinto per far posto ad uno nuovo e "moderno" pitturato di ducotone.
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