Rassegna stampa, Avvenire, Filippo Rizzi, 30 settembre 2009.
Un viaggio nel Novecento della poetessa Ada Negri (1870-1945), dalla sua adesione al primo fascismo, alle simpatie socialiste, fino alla conversione al cristianesimo. Pietro Zovatto, docente di storia delle religioni all’università di Trieste e tra i più autorevoli studiosi della religiosità di Umberto Saba, lo propone ne
Il percorso spirituale di Ada Negri (Centro Studi storico religiosi del Friuli Venezia Giulia, pp. 165) e ricostruisce la fortuna editoriale ma anche di critica della poetessa lodigiana con un obiettivo dichiarato: liberare l’umile «maestrina di Motta Visconti» dei pregiudizi estetici ed ideologici che hanno accompagnato i suoi scritti, come la sua tormentata esistenza. Di grande interesse è la parte dedicata alla parabola di vita della Negri dalla sua simpatia per il fascismo fino all’incontro con la religione e il divino, «il sacro», grazie anche alla sapida direzione spirituale del saveriano padre Giulio Barsotti. In Ada Negri l’autore scorge la dignità di una donna attrezzata culturalmente, sempre alla ricerca dell’esistere e di se stessa nonostante le sue tensioni per un cristianesimo venato a volte di derive panteistiche. Affiorano da queste dense pagine anche le stroncature, ad esempio di Benedetto Croce e de La Civiltà Cattolica da parte di padre Pascotto per le sue poesie, ma anche l’ammirazione di Silvio Benco e la successiva riabilitazione del gesuita Domenico Mondrone.
Come nel caso di Fulvio Tomizza, nella Negri emerge il grande rispetto per la religiosità popolare, la devozione mariana e l’attenzione per i morti. In lei – come ben evidenzia Zovatto – c’è un maturo passaggio «dal socialismo a un cristianesimo consapevole ». L’autore si spinge addirittura a individuare una continuità ideale della Negri con Parini, Manzoni e Clemente Rebora. Il volume si sofferma inoltre sulla mancata assegnazione del premio Nobel alla poetessa lodigiana, «risarcita » dal regime con l’italico Premio Mussolini. A fare da cornice a tutto questo affiora il disincantamento della Negri verso il fascismo, causato anche dalle tante giovani vite falcidiate dal secondo conflitto mondiale e dall’accresciuta povertà e dallo scoramento degli italiani per una guerra mai cercata. La seconda parte della pubblicazione dà spazio in un certo senso al lirismo «spirituale» della Negri, «la vergine rossa» presente nelle sue poesie (come ben appare in Vespertina
o in Stella Mattutina), al suo interesse per il cristianesimo e alla passione per i santi mistici da Giovanni della Croce a Teresa d’Avila, a Ignazio di Loyola, alla madre Cabrini fino a Teresa di Lisieux. In lei – come ben sottolinea Zovatto – c’è una «vera metafisica dei santi» imparata alla scuola del grande storico della spiritualità Henri Bremond. Una tensione verso il sacro che, secondo il critico triestino, trova il suo apice ideale nello scritto Il Crocifisso rotto in cui «ella sa pregare con lo stesso ardore dei mistici». Di notevole interesse infine sono in appendice le lettere inedite di Ada Negri a Silvio Benco, Giulio Barsotti e due testi di don Giuseppe De Luca alla poetessa.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.