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mercoledì 23 settembre 2009

Marcia per la Pace e altri messaggi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Marcia mondiale per la pace e la non violenza.

L’ANPI aderisce alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza - che partirà il 2 ottobre prossimo da Wellington (Nuova Zelanda) per concludersi a Punta de Vacas (Argentina) il 2 gennaio 2010, con tappe in Italia - condividendo pienamente la necessità, dichiarata dai promotori dell’iniziativa, di creare una coscienza diffusa a favore della pace e del disarmo e di “risvegliare” il sentimento della nonviolenza. Auspichiamo una grande partecipazione popolare ed una forte riuscita.

Il messaggio di auguri rivolto ad Edgardo Alboni in occasione dei suoi 90 anni a nome di tutti i soci ANPI e degli antifascisti lodigiani.

Caro Edgardo,
qualcuno ha osservato, di recente, che, nell’educazione delle nuove generazioni e nella vita pubblica, non si considera più il valore dell’esempio, di quel modo di comportarsi, coerente coi principi dichiarati, che può servire da orientamento per gli altri.
Bene, noi invece dobbiamo ringraziarti esattamente per questo: perché in quasi trent’anni di guida della nostra associazione sei sempre stato un esempio per tutti noi.
E non soltanto nella gestione quotidiana e normale, ma soprattutto nei momenti critici, quando l’associazione subiva attacchi e quando erano messi in discussione i valori fondativi della democrazia e del vivere civile nel nostro paese.
Non ti sei mai sottratto alle battaglie di civiltà, alla difesa appassionata dei diritti dei lavoratori e delle classi popolari, del patrimonio di storia del movimento operaio, di cui peraltro tu sei uno dei massimi protagonisti nel nostro territorio.
Di questo siamo consapevoli e orgogliosi.
Ma tutto ciò te lo diranno anche altri.
A noi sta a cuore manifestarti la nostra riconoscenza per la speranza di futuro che abbiamo sempre trovato nelle tue parole, nelle prese di posizione, a volte anche necessariamente aspre, ma che sempre indicavano una soluzione, una prospettiva.
Anche in momenti difficili (e ognuno di noi sa bene quanto sia difficile e travagliato questo passaggio nella storia del nostro Paese), non solo non ti sei mai fatto prendere dallo scoramento, dalla rassegnazione, mai hai abdicato ai tuoi impegni di orientamento e direzione, ma hai sempre sostenuto la necessità di avere speranza nel futuro, fiducia nelle nuove generazioni.
Se non è più di moda vedere nella storia un destino e una finalità di progresso, tuttavia tu hai sempre sostenuto che la storia è frutto dell’agire degli uomini, coniugato alle condizioni materiali e che il miglioramento dei modi di esistenza delle masse popolari è il risultato di un’azione costante, indefessa, mai scorata, sempre fiduciosa. Hai agito sapendo che le vicende umane si giocano in una lotta continua tra gruppi sociali diversi (una volta si definivano classi). Pur senza sottovalutarlo, non hai mai ceduto all’avversario le tue ragioni.
Questo è il fondamento di un insegnamento che resterà fertile anche nel futuro.
Nella tua lunga esistenza hai vissuto da protagonista tutte le stagioni della vita politica e sociale del nostro paese, dal declino del fascismo, alla resistenza, ai sessant’anni di repubblica e hai attraversato le vicissitudini del movimento operaio.
Sei stato comunista, e al di là dei giudizi storici e politici su quell’esperienza, ancora da mettere a fuoco, siamo convinti che quella passione e quella dedizione alla causa dei diseredati e degli sfruttati che ti ha animato in quegli anni non ti abbia mai abbandonato, nemmeno oggi. Anzi, sia stata la fonte permanente e decisiva della tua attività politica.
Anche per tutto questo ti siamo riconoscenti.
Non è il caso, tuttavia, di far suonare queste affermazioni come qualcosa che riguarda una storia in qualche maniera già conclusa.
Sabato 22 agosto 2009 ci hai dato il più forte e lungimirante esempio della tua concezione della vita e della politica come dovere sociale.
Il discorso che hai pronunciato in memoria dei martiri del Poligono è insieme un fortissimo monito e un atto di grande coraggio.
Abbiamo il dovere di opporci alla nuova barbarie che sta rischiando di sommergere la nostra società, con la distruzione dei valori di solidarietà e di umanità.
Che tu ce l’abbia ricordato con tanta fermezza, senza esitazioni e considerazioni di opportunismo politico non può che consolidare la nostra stima nei tuoi confronti.
Per questo noi tutti, vecchi e giovani militanti dell’Anpi, ti stringiamo in un forte e affettuoso abbraccio.
Caro Edgardo,
che i tuoi novant’anni ti siano leggeri e felici.
Le Sezioni dell’Anpi del Lodigiano

Emergenza diritti umani in Sierra Leone: una donna su otto rischia di morire durante la gravidanza o il parto. Il nuovo rapporto della campagna "Io pretendo dignità" di Amnesty International.

Alla vigilia del summit dei leader mondiali di New York, in cui si discuterà sull’aumento dei finanziamenti delle cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, la Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha lanciato oggi a Freetown, la capitale della Sierra Leone, una campagna per ridurre la mortalità materna nel paese africano.
Il rapporto presentato oggi [22 settembre, ndr], dal titolo 'Fuori dalla portata: il costo della mortalità materna in Sierra Leone', contiene dati e testimonianze personali che mostrano come le donne adulte e le ragazze spesso non siano in grado di accedere a cure mediche vitali perché sono troppo povere per pagarle. In Sierra Leone una donna su otto rischia di morire durante la gravidanza o il parto, uno dei piu' alti tassi di mortalità materna del mondo.
Migliaia di donne hanno emorragie mortali dopo il parto: la maggior parte di esse muore in casa, altre mentre cercano di raggiungere un ospedale in taxi, in motocicletta o a piedi. In Sierra Leone meno della metà dei parti sono assistiti da personale medico competente e neanche uno su cinque viene eseguito in strutture sanitarie.
'Questi dati raccapriccianti testimoniano che la mortalità materna è
un’emergenza dei diritti umani in Sierra Leone' – ha commentato Irene Khan. 'Migliaia di donne adulte e ragazze muoiono perché viene negato loro il diritto alla vita e alla salute, nonostante il governo abbia promesso di fornire cure mediche gratuite a tutte le donne in gravidanza'.
L’accesso alle cure nei Paesi in via di sviluppo sarà al centro dell’incontro che si terrà domani, mercoledì 23 settembre, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il primo ministro britannico Gordon Brown dovrebbe annunciare una serie di nuove misure finanziarie destinate a migliorare le cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelle relative alla salute infantile e materna. La Sierra Leone dovrebbe essere tra i paesi destinatari dei finanziamenti.
'Questi ulteriori fondi, di cui in Sierra Leone c’è un disperato bisogno, non arriveranno alle donne e alle bambine che si trovano nelle zone più
interne del paese e che rischiano la morte più di tutte. Le loro vite saranno salvate solo se il sistema sanitario sarà guidato in modo adeguato e se il governo sarà chiamato a rispondere del proprio operato' – ha sottolineato Khan.
'I finanziamenti, da soli, non risolveranno il problema. La profonda discriminazione e il basso status sociale delle donne sono alla base della terribile tragedia della mortalità materna. La Sierra Leone è un paese in cui le bambine sono costrette ad accettare matrimoni precoci, vengono escluse dalla scuola e sono esposte alla violenza sessuale. I bisogni delle donne in termini di salute, ricevono scarsa considerazione da parte delle famiglie, dei leader delle comunità locali e del governo' – ha aggiunto Khan.
La visita della Segretaria generale di Amnesty International in Sierra Leone ha dato il via a una serie di azioni sul tema della mortalità materna. Nelle prossime settimane, un caravan percorrerà tutto il paese, per fornire informazioni e discutere sul tema della mortalità materna.
In Sierra Leone, Irene Khan ha avuto colloqui con la first lady Sia Koroma e altri rappresentanti del governo, ha visitato diverse strutture mediche e insediamenti abitativi precari e ha incontrato gruppi di donne per ascoltare la voce di coloro che vivono quotidianamente la realtà della mortalità materna.
Amnesty International ritiene che la povertà sia una questione di diritti umani e ha lanciato, nel maggio di quest’anno, una campagna dal titolo 'Io pretendo dignità', per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. La mortalità materna è un tema-chiave della campagna, che mobiliterà persone di ogni parte del mondo per pretendere che i governi e le aziende ascoltino la voce di coloro che vivono in povertà e rispettino i loro diritti.
Amnesty International Italia
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