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mercoledì 23 settembre 2009

Intimidazione

Ieri, Bucciantini e Solani avevano pubblicato questo articolo su l'Unità.it:
"Stai attenta", sms intimidatorio ad una testimone dell'inchiesta Tarantini.
Rassegna stampa, l'Unità.it, M.Bucciantini M.Solani, 22 settembre 2009.

C’è una traccia misteriosa, che però non sembra portare a Gianpaolo Tarantini. Una traccia elettronica che la procura di Bari sta cercando di seguire a ritroso per dare risposte agli interrogativi che in molti fra gli inquirenti in questi giorni hanno ripetuto. Qualcuno sta davvero cercando di inquinare i pozzi dell’inchiesta sulle ragazze ingaggiate da Gianpi per allietare serate e festini a Bari, in Sardegna e persino nella residenza romana del premier Berlusconi? Qualcuno sta davvero cercando di spaventare le ragazze, molte delle quali sentite negli ultimi giorni fra Roma e Milano, e consigliare loro il silenzio?
Per i magistrati baresi non c’è dubbio che qualcosa o qualcuno si stia muovendo in questo senso. Ne erano convinti da tempo e nei giorni scorsi avrebbero trovato una prima conferma. A fornirla proprio una delle testimoni ascoltate dalla Guardia di Finanza, che ai militari ha mostrato terrorizzata il proprio telefonino e il contenuto di un messaggio di testo ricevuto prima di recarsi in caserma a deporre. Due le parole, uno solo il sinistro messaggio: «Stai attenta». Chi fosse il vero mittente le Fiamme Gialle non sono ancora riuscite a scoprirlo, come non è ancora chiaro se la ragazza che ha avuto il coraggio di raccontare l’intimidazione ricevuta sia l’unica o se piuttosto altre, spaventate, hanno optato per il silenzio. Quel poco che le indagini hanno permesso di appurare è che l’sms è partito da un centralino elettronico di Roma. Anche per questo motivo, all’improvviso, venerdì la procura aveva disposto il fermo di Gianpaolo Tarantini ventilando il rischio di inquinamento probatorio oltre a quello di una fuga all’estero. Un’improvvisa accelerazione basata su ipotesi che il gip Vito Fanizzi non ha sposato pur riconoscendo, nell’ordinanza con cui ieri ha disposto gli arresti domiciliari per l’imprenditore barese, il rischio che qualcuno ancora senza volto si stia dando da fare nell’oscurità per cancellare le tracce e confondere le piste battute sino ad oggi dalla procura. Con effetti concreti, se è vero che nelle ultime deposizioni molte delle ragazze non hanno confermato quanto ammesso da Gianpaolo Tarantini sui festini e le serate hard.
Certo quello dell’sms è un segnale inquietante che apre nuovi e misteriosi scenari in una vicenda che si fa sempre più complicata. Scenari che ad onor del vero erano già stati ipotizzati da Patrizia D’Addario, la escort pagata da Tarantini per fare sesso col presidente del Consiglio Berlusconi, che nei giorni successivi allo scoppio dello scandalo per i festini a Palazzo Grazioli raccontò di un misterioso furto subito in casa propria a metà maggio, soltanto pochi giorni dopo aver confidato ad un amico di essere in possesso delle registrazioni di quella notte col premier. «I ladri hanno portato via tutto – raccontò – le mie agendine, i cd musicali, i vestiti e persino le grucce. Però lasciarono un televisore di grande valore». Che cosa cercavano? Patrizia ne è sicura: «I nastri della mia notte a Palazzo Grazioli».

Oggi i due giornalisti pubblicano questo nuovo articolo.
Francesca, non raccontare quella cena dal premier.
Rassegna stampa - l'Unità.it, M. Bucciantini M. Solani, 23 settembre 2009.

A quel tavolo erano in sei. Silvio Berlusconi, Gianpaolo Tarantini, Francesca Garasi, Carolina Marconi, Geraldine Semeghini e Maria Teresa De Nicolò. Quest’ultima si fermò «per un incontro intimo con il premier », come ha confessato Gianpi il 29 luglio scorso durante un interrogatorio nella caserma della Guardia di Finanza di Bari. In quelle risposte davanti al pm Giuseppe Scelsi compare per la prima volta un nome nuovo nel campionario di ragazze «offerte» dall’imprenditore al premier: «In occasione di un incontro a casa del presidente del Consiglio a Roma il 23 settembre 2008 invitai Francesca Garasi che giunse con tre sue amiche... ». Se al tavolo sono sei la notte fu di baldoria tanto che Berlusconi l’indomani decide di disertare l’assemblea delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro, a New York. «Devo salvare Alitalia», si giustificò. Invece sparì per cinque giorni in un centro benessere in Umbria, che riaprì per l’occasione.
Il personaggio. La Garasi è romana, mora, capelli corti, frequenta la Costa Smeralda, dove ha conosciuto la Semeghini, responsabile del privé del Billionaire. È amica della venezuelana Marconi, già concorrente del Grande Fratello, e i volti del piccolo schermo sono molto graditi a Palazzo Grazioli. Bazzica e conosce dunque i luoghi e i fatti scottanti dell’inchiesta, conosce il «giro» barese di Gianpi, ed è a lei che arriva l’sms perentorio: «Stai attenta». Lo legge sul cellulare martedì 15 settembre, tre giorni prima di dover comparire nella caserma della polizia tributaria di via dell’Olmata a Roma, per raccontare i suoi ricordi della cena e del dopocena nella residenza del premier. Di quella notte si conosce già il pernottamento della De Nicolò ma qualcuno si muove perché non si conoscano altri dettagli e altre presenze che imbarazzerebbero il presidente del Consiglio. Francesca si spaventa ma non asseconda i tentativi di intimidazione. E ai militari svela tutto, ripercorre i tempi di quanto successo e mostra il display del telefonino con quel breve avvertimento. Un segnale allarmante per gli uomini della Guardia di Finanza, che informano immediatamente la procura di Bari. Quel testo è partito da una cabina telefonica del centro di Roma e se sconosciuto è il suo autore, chiarissimo è il messaggio. Chi sa resti zitto, chi sta per parlare ci pensi bene. Ci pensi bene Francesca, ci pensino bene le altre ragazze chiamate in causa da Tarantini che nelle stesse ore stanno testimoniando a Roma e Milano. Ci pensino bene anche tutti gli altri coinvolti in questa vicenda, a qualsiasi titolo, i cui nomi sono da settimane sulle pagine dei giornali. È anche questo «l’inquinamento oggettivo» di cui parlavano il pm Scelsi e il procuratore Antonio Laudati nel decreto di fermo a carico di Gianpi. Provvedimento giustificato anche dalla possibilità di fuga dell’indagato, dalle sue menzogne, dalle contraddizioni: «Se metto piede a Bari mi ammazzano», diceva, e poi veniva in città a fare passerella davanti a fotografi e giornalisti. Il gip Vito Fanizzi non è stato della stessa opinione e ha concesso a Gianpi i domiciliari nella casa romana nei pressi di via Veneto. Una decisione che in procura non riescono a digerire mentre continuano a sfogliare i verbali degli ultimi interrogatori cercando fra i silenzi e i «non ricordo» la ragione per cui gran parte di loro non ha confermato i racconti di Tarantini sulle cene e le nottate nelle case di Berlusconi. Neppure quelle ragazze che d’estate avevano profittato dell’improvvisa ribalta mediatica, concedendosi a giornali e televisioni.
Il modello D’Addario. Ci sono due tempi in questa vicenda: dapprima sembra una storia di gossip, e molte delle aspiranti famose al soldo di Tarantini cercano di sfruttare l’occasione. Sulla scia di Patrizia D’Addario compaiono foto, interviste e dettagliati ricordi. Poi la scena cambia: le inchieste cominciano a delineare un quadro di corruzione, le ragazze scoprono di esser merce di scambio per la scalata sociale ed economica del pigmalione. «Il ricorso alle prostitute e alla cocaina – spiega Tarantini al pm il 29 luglio - si inserisce in un mio progetto teso a realizzare una rete di connivenze nel settore della Pubblica amministrazione. Ho pensato in questi anni che le ragazze e la cocaina fossero una chiave di accesso per il successo nella società». Così vengono indagati pezzi grossi, si connotano reati penali gravissimi. Quel petulante chiacchiericcio deve finire. E finisce. «Stai attenta», legge Francesca. E chissà quante altre. Basta interviste, rotocalchi, vanagloria e confidenze ai magistrati. Evoluzione sospetta, è il pensiero degli inquirenti. Confermata dal messaggio ricevuto dalla Garasi: «Il mittente non l’abbiamo identificato, ma chi l’ha spedito non è un cretino», ha insistito Laudati. «Il meccanismo è complesso, sofisticato». E premeditato.
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