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domenica 23 agosto 2009

Norme e governi immorali

Via da Facebook il gioco leghista anticlandestini.
La vergogna resta e lo squallore pure.

Via da Facebook il gioco Rimbalza il clandestino, che appariva nella pagina della Lega Nord, curata dal figlio del senatur, Renzo Bossi. Proteste e anche una denuncia dell'Arci per istigazione all'odio razziale, hanno indotto gli amministratori del social network a precludere l'accesso al gioco in rete, che si fondava sull'impegno a evitare agli extracomunitari la possibilità di sbarcare sulle coste del nostro paese. Resta accessibile in rete, invece, un secondo gioco leghista: Converti il comunista, che ha lo scopo, secondo i suoi ideatori, di convertire il "triste e logoro comunista in un felice leghista".

Dall'edizione di ieri del quotidiano Liberazione riprendiamo un articolo di Laura Eduati sulla vicenda dei naufraghi eritrei sopravvisuti.
Maroni: nessun sos dal barcone. La magistratura indaga sul favoreggiamento di immigrazione clandestina. Motovedetta maltese avvicinò i profughi. Diede benzina e giubbotti e si allontanò.
Rassegna stampa.

Disidratati e bruciati dal sole, i cinque eritrei a bordo del gommone alla deriva furono avvicinati da una motovedetta maltese che decise di ignorare le implorazioni di soccorso dei migranti, limitandosi a fornire cinque giubbotti di salvataggio e aiutando i profughi a riaccendere il motore spento da giorni. Abbandonandoli al loro destino.
Le forze armate maltesi confermano l'agghiacciante racconto di uno dei profughi soccorsi giovedì mattina al largo di Lampedusa dopo una traversata cominciata ventidue giorni orsono a Tripoli: «È stata una motovedetta a fornirci il carburante e a intimarci di proseguire per Lampedusa. Ci hanno dato anche cinque salvagente. Uno di loro ha acceso il motore, perché non avevamo la forza per farlo, e ci ha indicato la rotta. Poi si sono allontanati senza aiutarci, malgrado le nostre condizioni».
I militari maltesi respingono con forza le accuse di omissione di soccorso perché avrebbero agito, sempre secondo La Valletta, nel rispetto degli obblighi internazionali di Malta. Non è la prima volta che l'isola decide di ignorare i natanti in difficoltà, da anni la destra maltese chiede di soccorrere i migranti semplicemente fornendo l'assistenza necessaria per raggiungere le coste italiane. Ed è proprio quello che è accaduto con i profughi eritrei.
La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo. Il reato ipotizzato è favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per ora a carico di ignoti. I magistrati dovranno appurare la veridicità del racconto fornito dai superstiti - una donna, un uomo, due minorenni - e cioè se davvero nel gommone lungo dodici metri siano salpate 78 persone, e chi li guidava seppure con mano inesperta. Nel frattempo hanno ordinato un pattugliamento per il recupero dei cadaveri dei 73 morti di stenti durante il viaggio e gettati in mare dai superstiti.
I cinque eritrei stanno recuperando le forze. Ustionati, denutriti, a malapena si reggono in piedi. Ma riusciranno a farcela. Quattro sono già stati interrogati dagli inquirenti, il quinto risulta ancora troppo debole.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni continua a manifestare perplessità sulla tragedia, anche dopo avere letto la relazione richiesta al Prefetto di Agrigento che ha appurato come il gommone non abbia mai lanciato l'sos, mentre le forze italiane impegnate nel pattugliamento non avrebbero avvistato i migranti in pericolo prima del fax pervenuto da La Valletta all'alba di giovedì. Se fosse vero che almeno una decina di imbarcazioni hanno sfiorato il gommone senza prestare soccorso adeguato, allora per il prefetto sono stati «lesi i diritti umani».
Se il governo cerca di allontanare le responsabilità della tragedia, l'Avvenire paragona l'indifferenza verso l'ecatombe di migranti nel Mediterraneo al silenzio degli europei al tempo della Shoah. Una condanna durissima, alla quale si aggiunge una nota esplicita della Conferenza episcopale, da sempre contraria alla politica sulla sicurezza del governo Berlusconi: «La strage in mare è un'offesa all'umanità». La Chiesa, in completo accordo con le organizzazioni umanitarie che danno assoluto credito alla versione dei cinque eritrei, chiede che venga ripristinata la legge del mare ovvero la solidarietà nei confronti dei natanti in pericolo.
Sotto accusa non sono soltanto le autorità italiane: i pattugliamenti congiunti coinvolgono Frontex, l'Agenzia europea per la protezione delle frontiere, e Malta. In particolare, nel codice di ingaggio di Frontex non esiste un riferimento vincolante alle operazioni di salvataggio dei barconi. Un particolare sottolineato dalla cronaca di questi giorni: martedì un elicottero tedesco di Frontex aveva avvistato in acque libiche un cadavere, probabilmente di un naufrago eritreo, quattro corpi mercoledì e uno giovedì. Eppure nessuna autorità era intervenuta, nemmeno per ripescare i poveri resti. Secondo le forze militari maltesi, il gommone alla deriva era stato notato da un velivolo Frontex soltanto quando navigava a diciannove miglia da Lampedusa, in quel momento è scattata la notifica alle autorità italiane. Dopo avere richiesto a Maroni una immediata relazione dei fatti in Parlamento, il Partito Democratico ha presentato una interrogazione urgente alla Commissione europea per la verifica dei trattati e dei codici che regolano il pattugliamento del Canale di Sicilia, in modo da assicurare il rispetto del diritto del mare da parte di tutti gli Stati membri con la possibilità di comminare sanzioni. Il riferimento sottaciuto va, naturalmente, a La Valletta.
Per quanto riguarda la Libia, il Pd chiede all'Unione europea di «valutare la sua compatibilità con il diritto comunitario», specialmente sulla mancata garanzia del diritto di asilo. Eppure fu proprio un collega di partito, Giuliano Amato, a firmare il trattato sui respingimenti con la Libia alla fine del 2007, poi rinnovato dall'attuale governo con il Trattato di amicizia siglato a Benghazi il 30 agosto 2008. Anche sotto questa luce vanno lette le dichiarazioni di Dario Franceschini, che punta il dito contro le leggi razziste del governo Berlusconi: «Qui siamo di fronte ad una tragedia annunciata, causata da norme immorali e ingiuste contrarie al diritto internazionale che hanno anche l'effetto pratico di ostacolare il soccorso in mare. Quando 80 esseri umani si trovano dispersi in mare non può contare nulla il loro status giuridico».
La politica dei respingimenti ha dato i suoi frutti. Dal momento dell'entrata in vigore, ovvero dal primo maggio 2009, sono calati drasticamente gli sbarchi rispetto al 2008 quando complessivamente avevano messo piede su Lampedusa oltre trentamila migranti e potenziali richiedenti asilo. Dal primo gennaio a metà maggio sono sbarcate sull'isola 2.548 persone, contro le 14.905 dello stesso periodo del 2008.
Ecco perché la Lega può comunque esultare: «Gli accordi con la Libia funzionano».
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