Rassegna stampa - Antonio Giuliano, Avvenire di ieri.
Forse non è proprio un caso che, dopo essersi creato un’altra identità, il celebre Mattia Pascal di Pirandello ritorni nella sua polverosa biblioteca di paese. Se i libri hanno il potere di farci vivere una quantità di vite diverse, quale migliore contesto di un luogo dove tuffarsi tra accattivanti scaffali di volumi. Negli ultimi anni poi la vicenda di queste istituzioni ricalca molto il romanzo pirandelliano. Date per morte con l’avvento delle nuove tecnologie e le recenti frontiere del libro (per esempio l’e-book), in realtà sembrano godere di una nuova primavera. Come dimostra anche l’ultimo interessante rapporto a cura di Chiara Bernardi edito dal Mulino col titolo Le biblioteche il mercato del libro. Analisi di settore e prospettive di sviluppo.
Oggi nel nostro Paese si stimano oltre 15 mila biblioteche di pubblica lettura che custodiscono quasi 200 milioni di libri e documenti e attirano ogni anno poco meno di 10 milioni di utenti. Sono numeri che sfidano una situazione tutt’altro che definita: i cambiamenti indotti dall’era telematica, gli sviluppi normativi tesi a proteggere il diritto d’autore, l’attuale dibattito sui prestiti a pagamento. Tutte questioni che saranno al centro del prossimo congresso mondiale dell’International federation of library associations (Ifla), la maggiore organizzazione internazionale che raggruppa i bibliotecari. L’evento quest’anno si terrà a Milano da domenica prossima fino al 27 agosto. Un’occasione per fare anche il punto sulla particolare realtà italiana in cui preoccupano innanzitutto i bassi indici di lettura (nel tempo libero ormai 6 connazionali su 10 preferiscono dilettarsi lontano dalle pagine scritte).
E poi la diffusione delle biblioteche, concentrate per lo più nel nord Italia ( qui si trovano il 50% delle istituzioni nazionali), e la loro dimensione: ben il 45% di esse non raggiunge neppure i 5 mila volumi (soprattutto al Sud). Se poi è certificato che possono contribuire allo sviluppo e al mantenimento della propensione alla lettura, non è affatto matematico che a una maggiore diffusione delle biblioteche si accompagni un aumento dei lettori. Ma, come conferma la ricerca, è determinante l’offerta della biblioteca: la facilità dei servizi di prestito, la bravura nel rinnovare periodicamente il patrimonio e renderlo adeguatamente informatizzato. Importante appare in tal senso l’iniziativa della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, che, sull’esempio della Bibliothèque de France, intende allearsi con Google per digitalizzare gli oltre sei milioni di titoli a costi irrisori (appena 160 euro per una media di 200 pagine). Un esempio di vitalità dinanzi a un inquietante 11% di biblioteche italiane censite che non ha alcun utente o non effettua alcun prestito, perché chiuse o non opportunamente valorizzate. Eppure lì dove funzionano, i risultati si vedono.
L’indagine del Mulino relativa alla Lombardia, in cui si trovano circa il 20% delle biblioteche d’Italia, dimostra un’impennata dei prestiti tra il 2000 e il 2006: solo a Milano Est la crescita è del 60% con punte del 70-80% in alcuni comuni. Anche se il dato più confortante a livello nazionale è un altro: nonostante le profonde differenze tra diverse aree geografiche, le biblioteche raccolgono maggior favore tra i lettori bambini e giovani fino a 24 anni. Senza dimenticare i benefici resi all’intero sistema editoriale. Già ora le biblioteche rappresentano il 5% del mercato librario: un cliente determinante per gli editori, sia per la quota di volumi acquistati; sia per la maggiore resistenza dei testi, in quanto a differenza delle librerie, questi istituti non hanno il diritto di restituzione. E soprattutto, come evidenzia il rapporto, il libro preso in prestito non rappresenta una mancata vendita per il settore del libro in quanto soddisfa altri bisogni. Anzi. Se oggi le librerie sono ancora il canale di vendita principale, nonostante l’aumento dei canali alternativi (Internet e grande distribuzione – supermercati, eccetera –), e se queste si concentrano per lo più nelle aree metropolitane, le biblioteche intercettano un pubblico difficilmente raggiunto dai canali tradizionali: sia offrendo il prestito, sia favorendo l’acquisto. Oltre al ruolo attivo nella promozione della lettura, che esse svolgono attraverso eventi ed iniziative. Tutti fattori che, se doverosamente considerati dalle istituzioni pubbliche, scongiurano un de profundis anticipato per questi luoghi di cultura. E promettono lunga vita al "fu" topo di biblioteca.
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